23 Aprile 2020

Combustibili sostenibili per la sicurezza energetica e le filiere domestiche

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Cala la domanda, cala l’offerta. La raffinazione, come tutta l’industria petrolifera, precipita e si rischia la perdita di 50 milioni di posti di lavoro. Alla luce di questi poco incoraggianti dati, i combustibili sostenibili, come domestic fuels rinnovabili o da “carbonio riciclato” possono rivelarsi una risorsa importante su cui puntare per ridurre la nostra dipendenza energetica dall’estero, incrementare la sicurezza nel settore trasporti, sviluppare filiere produttive domestiche.

La domanda di petrolio in Aprile è prevista calare di 20 milioni di barili al giorno. Vi è già carenza di capacità di stoccaggio a causa del crollo della domanda: oltre 80 grandi navi (tankers) sono al largo, in attesa di sbarcare il loro carico di greggio. L’OPEC Plus ha deciso il taglio collettivo di 10 mil.bbl/g, il 10% della fornitura mondiale, riduzione mai vista prima. L’IEA prevede però un eccesso di oltre 15 milioni di barili al giorno.

La raffinazione è in difficoltà anche in Italia, ancor più delle crisi 2008-2009, che portarono a 23 Mt persi e 5 raffinerie chiuse o trasformate in depositi. Già si osserva il dimezzamento dei volumi petroliferi in marzo, tra il 90% di riduzione di jet fuel, e oltre il 50-60% di benzina e gasolio, con evidenti implicazioni economiche e sociali.

50 milioni i posti di lavoro che si perderanno per il collasso della domanda di petrolio

Il collasso della domanda globale potrà portare alla perdita di 50 milioni di posti di lavoro nel settore. I prezzi del petrolio sono crollati col WTI che il 20 aprile ha toccato valori negativi per la prima volta nella storia. Se nel breve termine bassi prezzi possono risultare attraenti, nel lungo le conseguenze negative potrebbero essere molto rilevanti, con significativi costi per l’economia europea e degli Stati membri legati al crollo della domanda e agli impatti socioeconomici.

Al 2020 la dipendenza energetica italiana era prevista pari al 75,2% (PNIEC): su 113.816 ktep importati, 11.590 ktep sono combustibili solidi (~10%), 46.016 ktep greggio e prodotti petroliferi (40%) e 51.088 ktep gas naturale (45%). Greggio e gas naturale rappresentano dunque l’85% del totale.

Come lo shale gas è elemento di forza per la sicurezza energetica degli USA, i combustibili sostenibili lo possono essere per altri Paesi, come ad esempio l’India, l’Europa e l’Italia. Aumentando la quota di domestic fuels rinnovabili o da “carbonio riciclato” si determina una maggiore sicurezza energetica, ed una prospettiva di sviluppo economico e sociale del sistema energetico, oltre che ambientale.

I combustibili sostenibili possono essere per noi, quello che lo shale gas è per gli Stati Uniti

La sicurezza energetica nei trasporti, pur se sempre presente nelle direttive Europee (ad es REDII), non è però mai divenuta tema centrale, nonostante l’elevata dipendenza energetica dell’area EU. Nel Green Deal il tema del security of supply è presente per raw materials e food, non per l’energia. Dovrebbe invece essere centrale per l’intero settore Bioeconomia ed Economia Circolare, e non solo per quello Energetico.

L’Italia dispone di una primaria base di aziende nel settore Meccanica ed Energia. Anima Confindustria Meccanica rappresenta 30 comparti industriali (energia, logistica, alimentare, industria, edilizia, sicurezza e ambiente) per un fatturato di 48,7 mld. € e 221mila addetti. Analogamente, il potenziale delle sole biomasse residuali in Italia è stato più volte stimato in ~9-15 Mt/anno (agricolture) e 3,5 Mt/anno (foreste), a cui si sommano oltre 6 Mt/anno tra potature, sanse e vinacce, mentre il potenziale offerto dal biometano è superiore a 10 Mld.Nm3/anno.

L’Italia potrebbe immediatamente sviluppare intere filiere produttive

Il Paese dispone quindi di tutto quanto necessario per lo sviluppo interno ed immediato di intere filiere produttive, attuando quindi una riconversione green e domestica. È necessario quindi aumentare l’ambizione, e collocare parte delle risorse derivanti dal rilancio dell’economia italiana post-Covid19 per alzare la quota di biofuel sostenibili domestici promuovendo le filiere green.

Ad esempio, dispiegando il potenziale (immediatamente disponibile) del bioetanolo (anche tramite mandati separati gasolio-benzina), oltre che del biometano. Tutto ciò valorizzando i benefici generati dall’aumentata sicurezza energetica, cioè da una ridotta quota di import e dell’iniezione di risorse nelle aziende nazionali, sia agroforestali che industriali, in un grande programma nazionale di rilancio e modernizzazione.

Il bilanciamento del sistema energetico può essere fornito da fonti rinnovabili programmabili, quali le bioenergie, in una ottica di biorefining (per approfondire si veda qui e qui).

La crisi costringerà i Paesi a rendersi meno vulnerabili attraverso filiere più corte e una maggiore enfasi sull’autosufficienza alimentare ed energetica – Joseph Stiglitz

La IEA ha recentemente osservato come “Governments can use the current situation to step up their climate ambitions and launch sustainable stimulus packages focused on clean energy technologies.

Concludiamo osservando come l’importanza della sicurezza degli approvvigionamenti proprio nei settori dell’alimentare e dell’energia sia stata recentemente rimarcata dal Premio Nobel Joseph Stiglitz nel prevedere come la crisi del Coronavirus forzerà i Paesi a cercare di divenire meno vulnerabili, sviluppando catene più corte per gli approvvigionamenti e mettendo per l’appunto maggior enfasi all’autosufficienza per food ed energia. Tutto ciò richiederà maggiore cooperazione globale.


David Chiaramonti, Politecnico di Torino e Consorzio di ricerca RE-CORD

Foto:Pixabay

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