26 Giugno 2020

Odissea di investimenti e la fitta tela del Green Deal

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Il ciclo istituzionale 2019-2024 – con un nuovo Parlamento e una nuova Commissione – si è da poco avviato e già è alle prese con un banco di prova difficile e inatteso, mentre il coronavirus ancora imperversa. Gli investimenti come un “Ulisse in mare aperto” è l’immagine adottata da Valeria Palmisano Chiarelli nella sua prima «Lettera da Bruxelles», rubrica con cui accompagna i lettori di ENERGIA a tenere il passo dell’agenda europea

“L’agenda politica Von der Leyen è ormai nota (1), plasmata attorno al Green Deal europeo (2), così come è nota la tabella di marcia fissata per il 2020 (3) e già in fase di aggiornamento per tener conto delle priorità post-emergenza”.  Nell’attesa di poter quantificare i danni si è alle prese con uno dei momenti più delicati per la storia dell’Unione. “La posta in gioco si alza, e non è più una semplice delivery sul programma, perché dalle prossime iniziative potrebbe dipendere anche e soprattutto la capacità di garantire una coesione in Europa tutt’altro che scontata, fra appelli alla solidarietà, iniziative unilaterali e misure dettate dall’urgenza”.

Con il Recovery Action Plan, nuove sfide si aggiungono a quelle vecchie e la coesione europea è tutt’altro che scontata

Dopo tutto si naviga lungo una rotta già tracciata. “(L)e istanze per la transizione energetica erano già prioritarie nel dibattito che ha accompagnato i primi passi del nuovo esecutivo europeo. Oggi sono al centro delle riflessioni sul rilancio dell’economia post-emergenza COVID-19, nella consapevolezza che il modello di sviluppo post-pandemia non possa ignorare la questione climatica e debba poter contare su un sistema energetico in grado di ridare vita all’intero tessuto economico e produttivo senza tradire il sempre valido trilemma sicurezza, competitività, sostenibilità”.

Ma sfide nuove si affiancano alle sfide vecchie. “A cominciare proprio dal complesso negoziato che dovrà portare alla definizione delle priorità strategiche sulle quali puntare con i programmi già definiti e in fase di definizione a sostegno degli investimenti, di ampiezza e ambizione senza precedenti in settant’anni di storia dell’Unione Europea, a cominciare dal prossimo EU Recovery Action Plan (4).” Cruciale a tal fine sarà il raggiungimento del “complesso accordo fra i governi sul bilancio europeo a lungo termine (Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027) (che) permetterà di stabilire l’ordine di grandezza delle risorse che l’Unione potrà mobilitare anche per energia e clima”.

I Piani Nazionali Integrati per l’Energia e i Clima alla prova del nuovo contesto economico post-pandemico

Non si può non fare i conti con il “vero lascito dell’Energy Union di Juncker: il nuovo modello europeo di governance per le strategie energetiche (5), che ha di fatto consegnato ai National Energy and Climate Plans (NECPs, in Italia il PNIEC) l’arduo compito di definire in maniera corale il contributo dei governi all’agenda 2030”. Da allineare temporalmente alla “la proposta di Regolamento recante la Climate Law (6) che fissa il quadro per il conseguimento dell’obiettivo comune e vincolante della neutralità climatica al 2050” onde evitare “una transizione sì corale ma cacofonica, e possibilmente foriera di tensioni”. “Non sorprenderebbe ad esempio se la Germania, che aveva annunciato nella sua bozza di Piano Nazionale un phase-out del carbone non prima del 2038 (mentre Italia e Grecia lo prevedono entro il 2025), dovesse cavalcare l’onda della Climate Law per rilanciare i propri impegni al 2050 e guadagnare tempo”.

Quanto ai Piani Nazionali, una prima difficoltà va ricercata negli scenari di riferimento, che dovranno essere riconsiderati alla luce della realtà post pandemica. Circostanza che “richiederebbe un ancoraggio più solido delle politiche energetiche alle valutazioni del contesto economico” e per la quale si rende auspicabile “un avvicinamento dei NECPs alla logica del Semestre Europeo, che nella più ampia articolazione dei country reports presentati il 26 febbraio (7) già affianca alle valutazioni macroeconomiche un esame dei progressi da parte dei governi nell’implementazione dei Sustainable Development Goals, legati a doppio filo a tematiche energetiche”.

Un ancoraggio che offrirebbe molteplici vantaggi e spunti, dalla possibilità di “approcciare il tema del ripensamento del mix energetico con una maggiore consapevolezza degli aspetti economici rilevanti” all’utilizzo degli strumenti disponibili per accompagnare gli aspetti economici e sociali della transizione energetica come il Just Transition Fund.

Il programma della Commissione: ricco e ambizioso già prima dell’emergenza, ma non privo di difficoltà

“Temi di governance a parte, sono molte le iniziative nel programma della Commissione (…) votate a riorientare i capitali, ma anche i prodotti e i servizi finanziari, verso nuove filiere e soluzioni (…) sull’onda di una dinamica tecnologica già visibile nel contesto pre-coronavirus. “Oltre alle iniziative sulla Finanza Sostenibile, sono tre gli “ambiti di iniziativa che nella meccanica della policy europea si candidano a fornire delle leve efficaci”: la prossima revisione delle Linee Guida sugli Aiuti di Stato per l’Energia e l’Ambiente; la revisione della fiscalità energetica; la normativa di settore, che per l’energia vedrà un tassello importante da aggiungere all’esercizio avviato col Clean Energy Package attraverso l’iniziativa Smart Sector Integration.

Non bisogna poi dimenticare “le opzioni strategiche verso il «vicinato energetico» dell’Unione Europea che rimandano al tema della sicurezza degli approvvigionamenti (…) con la prospettiva di un equilibrio necessario fra interessi strategici a nord e a sud dell’Europa”. La recente strategia dell’Unione Europea per l’Africa (12) sembra essere incoraggiante in questo senso nella misura in cui soprattutto per l’Italia la regione mediterranea rappresenta, con lo sguardo alle altre sponde del mare, “una controparte geografica ed energetica con importanti profili sinergici”.

Una tela di iniziative e opzioni strategiche per l’Unione, in cui è necessario equilibrare interessi tra Nord e a Sud dell’Europa

“E dal mare forse bisogna partire, per tornare alle acque in tempesta nelle quali navighiamo e cercare di costruire un’immagine che renda il senso di questa Europa, alle prese con un programma ricco e ambizioso ma non privo di difficoltà. Una Penelope forse, alle prese con una tela di iniziative, mentre gli investimenti sembrano essere nel mezzo di una vera e propria Odissea. Passate le Colonne d’Ercole si è in mare aperto, e si pensa al giorno in cui si potrà tornare a casa”.


Il post presenta l’articolo L’agenda del Green Deal europeo (pp. 82-85) di Valeria Palmisano Chiarelli pubblicato su ENERGIA 2.20

Valeria Palmisano Chiarelli è esperta di Affari Istituzionali europei


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Foto: John William Waterhouse, Penelope and the Suitors, 1912


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