11 Giugno 2020

Recensione – Keynes e l’oceano che si arrabbia

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La recensione del nuovo libro di Luciano Canova “Quando l’oceano si arrabbia. Keynes per chi non l’ha mai letto”. Un libro “fresco, godibile, divertente” che non si pone come intento di approfondire il pensiero di Keynes e dei suoi scritti, ma di proporre “un accesso al pensiero alto e profondo di un uomo di genio” con “l’indubbio merito di illuminare in modo intelligente e garbato la vicenda umana e storica di questo gigante del pensiero”.

Se si ferma una qualsiasi persona per strada e le si chiede se abbia mai sentito parlare di Albert Einstein la risposta sarà certamente sì. A prescindere dal fatto che la persona abbia grande o nulla dimestichezza con i libri e con la cultura. Se si ripete lo stesso esperimento con John Maynard Keynes nella stragrande maggioranza dei casi la risposta sarà… Keynes chi? Dunque, ben venga un libro sul grande britannico perché egli sta all’economia come Einstein sta alla fisica. E non è da escludere che l’impatto sul nostro vissuto quotidiano sia più ampio di quello di Einstein.

Se poi il libro è fresco, godibile, divertente e divertito, l’obiettivo di rendere John Maynard meno estraneo all’uomo della strada sarà conseguito. Ci riferiamo al recente libro di Luciano Canova “Quando l’oceano si arrabbia. Keynes per chi non l’ha mai letto”, edito da Egea. Nella copertina del libro campeggia, stilizzata, una famosa foto di Keynes seduto in poltrona mentre legge un libro, con un elemento di novità: appoggiato sulla poltrona che il casco nero di Darth Vader, il terribile personaggio di Guerre Stellari.  Questo perché per un economista Keynes è ciò che è Guerre Stellari per il resto del mondo, ovvero un elemento costitutivo della nostra cultura.

Keynes sta all’economia come Einstein sta alla fisica

Qui viene la prima domanda? Si può raccontare tale elemento fondativo del nostro vivere in un libro snello, lungo poco più di cento pagine? Sì e no, tutto dipende dalla tonalità della pittura. È chiaro che se si sceglie l’affresco o la rigorosa tela ad olio, la sfida è persa in partenza. Se invece si opta per un fresco acquerello, c’è possibilità di successo. Ed è questo che Canova fa nel suo volume, descrivere Keynes, la sua vita, il suo tempo, le sue relazioni, le sue teorie, le sue battaglie scientifiche e sociali in veloci pennellate che riescono a ritrarre il tutto in modo godibile e leggero, nel senso alto del termine. Eppure, al termine del libro il ritratto c’è e il lettore – sia quello che conosce Maynard, sia quello che non ha la più pallida idea di chi egli sia – se lo porta a casa.

Vediamo com’è fatto questo quadro. Al centro c’è indubbiamente John Maynard, forse più l’uomo che l’economista. Non è seduto in poltrona, tutt’altro. È persona caratterizzata da grande dinamismo, costantemente in azione, magno, originale, intelligentissimo, esteta, amante dell’arte e della scienza, sicurissimo di sé, libero, ego ipertrofico di dimensioni adeguatamente correlate al surplus di acume. Nato nell’età degli imperi ma vissuto nel secolo breve, fonde in sé mondi diversi: le due guerre e ciò che da esse nascerà, la cultura scientifica e quella umanistica, l’uomo e la donna.

L’autostima dell’uomo era tale da travolgere qualsiasi barriera sociale, anche i blocchi granitici del perbenismo dell’epoca

Sì, anche di questo parla il libro: della bisessualità di John Maynard e della sua sicurezza nell’esibirla. L’autostima dell’uomo era tale da travolgere qualsiasi barriera sociale, anche i blocchi granitici di un’epoca nella quale la diga del perbenismo non era ancora collassata, per quanto la misoginia dei circoli cambridgiani favorisse indubbiamente la pratica dell’omosessualità. Ha una pletora di relazioni omossessuali, spesso con giovani del suo circolo – perché da subito Maynard è stato come un re con corte a seguito – per poi sposare la ballerina russa Lidija Lopuchova e iscrivere la sua vita in una relazione di “carne e sangue”.

Più di tutto, dal libro, emerge la genialità di Keynes, al punto che un intellettuale super del calibro di Bertrand Russell – uno, per intendersi, che in gioventù ha fondato la matematica moderna e in età matura ha vinto il premio Nobel per la letteratura – si sentiva stupido di fronte a John Maynard.

Bertrand Russell, Virginia Woolf, Alfred Marshall, Friedrich Von Hayek, Lloyd George sono solo alcune delle personalità che compaiono nella tela di Keynes

Dunque, al centro della tela c’è Keynes, sullo sfondo Cambridge – la sua città natale –  e i personaggi del suo tempo: Virginia Woolf e il famoso circolo di Bloomsbury, gruppo di intellettuali amanti della cultura e del bello; Alfred Marshall, il suo maestro, dal quale Keynes eredita la concretezza dell’analisi ma dal quale progressivamente si allontana; il suo oppositore, il liberista Friedrich Von Hayek; il Cancelliere dello Scacchiere Lloyd George.

Più di tutto, lo sfondo del quadro è rappresentato dalla Storia, con la S maiuscola, perché la vita di Keynes si intreccia con quella del Novecento in modo mirabile. Come predestinato esordisce sul palcoscenico del mondo in occasione delle negoziazioni post Grande Guerra. John Maynard ha poco più di trent’anni e si ritrova nel team dei consulenti di Lloyd George: membro della delegazione inglese a Versailles. È il suo debutto nei tavoli che contano, quelli in cui si fa la Storia del mondo.

Se ne allontanerà con piglio brusco, quasi sbattendo la porta, perché in disaccordo con i contenuti del Trattato: troppo pesanti le riparazioni di guerra imposte alla Germania. Keynes scriverà un libro – “Le conseguenze economiche della pace” – che diventerà un best-seller ma, soprattutto, passerà alla Storia come una delle previsioni più terribili ed esatte mai fatte da uno scienziato sociale: “Se scegliamo deliberatamente l’impoverimento dell’Europa centrale, oso dirlo, la rivincita non tarderà. Nulla potrà impedire a lungo la guerra civile finale, davanti alla quale gli orrori dell’ultima guerra tedesca svaniranno all’interno di un nulla che distruggerà, chiunque possa essere il vincitore, la civilizzazione e il progresso della nostra generazione”.

Non bisogna umiliare gli sconfitti bensì favorire lo sviluppo economico, la lezione de “Le conseguenze economiche della pace” appresa purtroppo solo dopo un nuovo conflitto mondiale

Così fu: la Seconda guerra mondiale stravolse l’Europa più della prima ma, al suo termine, la lezione di Keynes era stata appresa. Non bisogna umiliare gli sconfitti bensì favorire lo sviluppo economico perché è da esso che scaturisce la pace. Il secondo dopo guerra sarà fondato sulla ripresa economica, sugli investimenti e sul piano Marshall: il benessere dei vincitori dipende da quello degli sconfitti: non può darsi il primo senza il secondo.

Ecco un’eredità di Keynes. Ma non l’unica, perché tra le due guerre c’era stata la Grande Depressione e qui, Keynes produrrà il libro della sua vita, quella “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” che lo collocherà tra i grandi del pensiero economico non solo a ragione della tesi innovativa che esso propone – poiché in periodi di crisi e lasciati a se stessi i sistemi non tendono all’equilibrio, occorre l’intervento statale a tirarli fuori dalle sabbie mobili della disoccupazione – ma soprattutto per l’impatto che esso ha avuto sulla politica economica dagli anni ’30 fino ai nostri giorni: quasi un secolo all’insegna di Keynes.

Il libro è strano: come ha scritto il premio Nobel Paul Samuelson – che Canova cita –  il volume di Keynes è scritto male e non è bene organizzato, è “arrogante, sgarbato, polemico (…) quando alla fine lo si riesce a comprendere fino in fondo, la sua analisi appare ovvia e insieme nuova. Insomma, è un’opera di genio”.

Canova lo racconta in una manciata di pagine nelle quali la consueta lievità della voce riesce a trasmettere al lettore, in forma semplice ma comunque con rigore, i pilastri essenziali del pensiero di Keynes: in mezzo alla tempesta dell’oceano occorre fare qualcosa, innanzitutto iniettare “fiducia nel sistema attraverso la leva della spesa pubblica in investimenti, con un governo che finanzi opere pubbliche e la creazione di lavori ottenendo, con un effetto moltiplicatore, benefici in termini di generazione di reddito e riattivazione della domanda aggregata”.

Keynes che armeggia una scopa e von Hayek un badile

Nella descrizione c’è spazio anche per il ruolo del tasso d’interesse e la preferenza della liquidità e, poco più in là, per un confronto tra Keynesianesimo e pensiero liberista.

Canova illustra la dialettica Keynes-Hayek attraverso uno sprazzo di narrativa ironica e surreale che – amplificando alcuni elementi di realtà – pone i due giganti dentro una notte scura del 1942, a Cambridge, nel mezzo di un turno di guardia finalizzato alla protezione del campus contro i bombardamenti a tappeto dell’aviazione tedesca. La dialettica tra intervento dello Stato e laisser faire, con Keynes che armeggia una scopa e von Hayek un badile – presto scambiati di mano perché il diritto d’autore sullo scavare buche appartiene, come noto, a Keynes – è comica e delicata nello stesso tempo, e il lettore potrà trovare in essa una parentesi narrativa piacevole.

“Il mio intento è di servirmi del cavallo di Troia Keynes e della sua storia bellissima per parlare dell’economia e degli economisti” – Luciano Canova

Ovviamente, chi cercasse nel volume un approfondimento del pensiero di Keynes e dei suoi scritti non lo troverebbe perché ciò – e l’autore lo esplicita bene in partenza del suo libro – non è il fine del lavoro. Piuttosto, scrive Canova, “il mio intento è di servirmi del cavallo di Troia Keynes e della sua storia bellissima per parlare dell’economia e degli economisti”.

E certamente il libro offre una riflessione sul mestiere dell’economista e lo fa anche in modo critico, biasimando gli odierni economisti à la Twitter che senza “riconoscibili trascorsi accademici né una produzione scientifica degna di questo nome (lanciano) le loro proposte e i loro strali esercitando un’influenza vigliacca su una platea di seguaci che ne assecondano rabbia e linguaggio spesso volgare”.

In tal senso il libro è anche un insegnamento per il pubblico dei più giovani che vengono messi in guardia dalle sirene degli pseudo-economisti e che potranno trovare in questo libretto snello un accesso al pensiero alto e profondo di un uomo di genio. Si può non condividerne il messaggio, ma è certo che la mente di John Maynard Keynes abbia dato forma, come poche altre, alla società moderna.

Di pochi esseri umani si può dire che traccino un solco, un discrimine tra un prima e un dopo di loro: Keynes è uno di questi. Il libro ha l’indubbio merito di illuminare in modo intelligente e garbato la vicenda umana e storica di questo gigante del pensiero.


Luciano Canova
Quando l’oceano si arrabbia. Keynes per chi non l’ha mai letto
Egea Editore
2020
pp. 128



Luciano Canova è economista, esperto di economia comportamentale, docente presso la Scuola Enrico Mattei


Enzo Di Giulio è membro del Comitato Scientifico di «Energia»


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Foto: Unsplash

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