9 Giugno 2020

Risposta a Giovanni Goldoni: i TEE sono un vero successo di innovazione ed efficacia

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Il 19 maggio su questo blog Giovanni Goldoni affronta il tema dei titoli di efficienza energetica (Quer pasticciaccio brutto (dei certificati bianchi) con quella che, secondo Claudio Palmieri (Energy Manager Gruppo Hera), è una critica “ingiusta”, che mette in evidenza “alcuni aspetti negativi (tra l’altro veri), senza contestualizzarli nell’ambito di una policy che è stata, in realtà, un vero successo di innovazione ed efficacia” rendendo il nostro Paese “protagonista in Europa nelle policy sull’efficienza energetica per un intero decennio”. Seguirà la controreplica di Giovanni Goldoni.

Cominciare un articolo sulla più importante applicazione della teoria economica dei permessi negoziabili – applicata all’efficienza energetica – mai realizzata nel contesto internazionale con il titolo “Il pasticcio brutto dei TEE”, risulta quantomeno curioso, e comunque crediamo ingiusto nei confronti del nostro Paese il quale, proprio grazie a questo innovativo sistema di incentivazione, è stato protagonista in Europa nelle policy sull’efficienza energetica per un intero decennio.

Parliamo di 26 mil. TEP conseguiti e misurati ottenuti con un’unica policy: primato riconosciuto pubblicamente in vari sedi europee da molti autorevoli opinionisti. Si può certo criticare tutto, ma a nostro avviso è ingiusto, e non utile, mettere in evidenza alcuni aspetti negativi (tra l’altro veri), senza contestualizzarli nell’ambito di una policy che è stata, in realtà, un vero successo di innovazione ed efficacia in Europa.

26 i milioni di TEP conseguiti grazie ai certificati bianchi

Nell’articolo si fa riferimento anche ad efficienza energetica “solo sulla carta”, quando è noto che il sistema dei TEE italiano è l’unico meccanismo che prevede misure a consuntivo rigorose; ricordiamo a questo proposito come sia la stessa UE, in un recente documento, a sollevare l’allarme su un misero 15% di efficienza energetica dichiarata dagli Stati che risponde ad adeguati parametri di riscontro, con misurazioni oggettive, sollevando implicitamente dubbi su un’80% di efficienza energetica stimata, per la quale risulta impossibile sapere in che misura sia reale.

Inoltre sorprende anche il passaggio dell’articolo che cita come “…si sia diffusa una fiducia gratuita sul sistema di generare nuovi risparmi”. Beh, anche questa affermazione ci sembra ingenerosa, quando la fiducia che gli imprenditori avevano cominciato a riporre sul sistema non era certo gratuita o piovuta dal cielo, ma frutto di impegno e sudore da parte della governance di allora (MISE/Autorità/ENEA) e delle ESCO; pensiamo che queste ultime, da assenti nel nostro Paese, nel giro di pochi anni siano state in grado di  strutturarsi in società organizzate capaci di programmare operazioni di marketing su vasta scala come non era mai successo prima.

Il Regolatore è stato in grado di mantenere il sistema in equilibrio con “soli tre interventi regolatori importanti”, mentre la crisi cominciata col passaggio di governance dall’Autorità al GSE

Pochi sottolineano che il meccanismo dei TEE ha funzionato bene per oltre un decennio, durante il quale il Regolatore è stato in grado di mantenere il sistema in equilibrio con “soli tre interventi regolatori importanti”. Non possiamo fare finta di non vedere come la crisi del sistema sia cominciata con il passaggio della governance dall’Autorità per l’Energia al GSE; fatto che non è avvenuto in modo indolore, e che ha portato quasi ad un conflitto istituzionale.

Ebbene, da quel momento in avanti il meccanismo è entrato in crisi, principalmente per il cambio di approccio della governance di controllo sui progetti, rispetto alle linee di indirizzo precedentemente condivise e assimilate da tutti gli operatori. Basta notare come il crollo della liquidità, sulla borsa regolamentata dei TEE, sia avvenuto in coincidenza all’incremento dei rigetti dei progetti presentati: passati da un 5% del decennio precedente, ad oltre il 50% nel giro di 2 anni.

La nuova governance del sistema ha, infatti, deciso di non ritenere più ammissibili interi cluster tecnologici precedentemente accettati; ed è stata una scelta consapevole: giusta o sbagliata non spetta a noi dirlo, ma non possiamo chiudere gli occhi di fronte a quella che è la vera ragione della criticità emersa negli ultimi anni, altrimenti non saremo mai in grado di proporre soluzioni correttive efficaci. La recente governance del GSE ha intrapreso diverse iniziative per cercare di mitigare gli effetti gravi sulla liquidità dovuti alle scelte adottate a partire dal 2014, e qualche segnale positivo comincia ad intravedersi.

Concordiamo invece con l’ultimo passaggio dell’articolo, dove si fa riferimento alla necessità di introdurre sistemi di bilanciamento in grado di mettere in equilibrio il sistema. Questa riteniamo sia proprio la strada giusta, e rappresenti una proposta serie e concreta per difendere il meccanismo e rilanciarne le peculiarità più importanti.

Semplificazione delle fasi istruttorie, allargamento della base di progetti ammissibili, introduzione di sistemi di bilanciamento le vie da intraprendere

L’innovazione e l’aggiustamento vanno ricercati nella direzione della semplificazione delle fasi istruttorie – mantenendo il massimo della severità sulle frodi – nell’allargamento della base di progetti ammissibili, e nell’introduzione di sistemi di bilanciamento, in mano al regolatore, già utilizzati nel contesto internazionale per questi mercati artificiali basati sui permessi negoziabili, come ad esempio il “Market Stability Reserve” del sistema ETS. Questi sistemi di bilanciamento permettono al meccanismo di esprimere gli effetti benefici del mercato all’interno di una forchetta ampia al di fuori della quale i costi per il sistema potrebbero, come è successo per i TEE, uscire da parametri ritenuti accettabili per il bene comune.

Su questo concetto di importanza fondamentale richiamiamo un articolo molto documentato del Prof. Massimo Tavoni del Politecnico di Milano che ci aiuta a contestualizzare il meccanismo italiano dei TEE nell’ambito delle policy internazionali, e ad apprezzarne con maggior consapevolezza i pregi; un’analisi a più largo raggio sul meccanismo contribuisce a dare maggior valore anche ai giusti focus sui difetti che ogni sistema complesso si porta inevitabilmente dietro.


Claudio Palmieri è Energy Manager Gruppo Hera.


La controreplica di Giovanni Goldoni


Sul tema certificati bianchi leggi anche:
Quer pasticciaccio brutto (dei certificati bianchi), di Giovanni Goldoni, 19 Maggio 2020
Efficienza energetica: una valutazione delle misure individuate nel PNIEC, di Stefano Venier, 6 Marzo 2019
Ascesa e declino dei Certificati Bianchi, di Redazione, 14 Dicembre 2018
Quali misure per ridurre nel breve la COin Italia, di Hannelore Rocchio, 26 Ottobre 2018

Foto: Unsplash

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