25 Giugno 2020

Transizione energetica europea a rischio

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La crisi ha calato un velo di profonda incertezza sull’economia globale e sui sistemi energetici. L’Europa non fa eccezione: il crollo della domanda di energia ha causato un momentaneo calo delle emissioni di anidride carbonica e dei prezzi dell’elettricità nei mercati all’ingrosso. Sebbene traffici e rotte siano in gran parte già ripristinati, è opportuno riflettere sul futuro del sistema energetico e degli ecosistemi tecnologici ad esso collegati, in termini di resilienza, sicurezza dell’approvvigionamento, competitività industriale e transizione verso un’economia low-carbon, in cui rinnovabili, gas naturale e idrogeno possono fare la differenza. L’analisi di Pèlegrin e Rallo (GEG) su ENERGIA 2.20

Lo shock economico post-emergenza sanitaria ha colpito tutti i settori, quello energetico incluso: il crollo della domanda di energia ha causato un momentaneo calo delle emissioni di CO2 e dei prezzi dell’elettricità nei mercati all’ingrosso, mettendo a rischio gli investimenti per la transizione energetica. “Eppure, sotto diversi aspetti, l’esperienza di questa crisi rivela alcuni principi per guidare la ripresa energetica”. A cominciare da rinnovabili, idrogeno e gas naturale, secondo l’analisi di Clémence Pèlegrin e Renato Francesco Rallo (Groupe d’Etudes Geopolitiques) pubblicata su ENERGIA 2.20.

La crisi rivela alcuni principi per guidare la ripresa energetica, a cominciare da rinnovabili, idrogeno e gas naturale

Infatti, “il settore delle energie rinnovabili (…) ha dimostrato una maggiore capacità di resilienza rispetto alle fonti tradizionali e potrebbe rafforzare il sistema energetico europeo se associato ad alcuni ecosistemi industriali strategici, come l’idrogeno. Dal canto suo, il gas naturale rimane un asset ancora prezioso, sia per la sicurezza energetica europea, sia dal punto di vista delle basse emissioni di carbonio”.

Un rendimento del 5-10% e la riluttanza degli investitori in un contesto recessivo mettono a rischio i nuovi progetti di energie rinnovabili

Durante il lockdown, le rinnovabili hanno sperimentato un duplice fenomeno: “da un lato, un ricorso senza precedenti a solare fotovoltaico ed eolico da parte della rete; dall’altro, una reale minaccia a medio termine per la sostenibilità economica dei progetti(par. 1. L’incerta domanda di energia e il rischio domino sulle rinnovabili). Oltre al rischio di perdita di redditività dei progetti di energie rinnovabili in costruzione (par. 1.1), l’impatto della crisi economica sul settore potrebbe implicare un vero e proprio rallentamento della transizione energetica in Europa (par. 1.2). “I progetti eolici e solari onshore hanno già un tasso interno di rendimento (Internal Rate of Return, IRR) relativamente basso, tra il 5% e il 10%, e la riluttanza degli investitori in un contesto recessivo potrebbe rallentare il ritmo di finanziamento di nuovi progetti o inasprirne le condizioni”.

In una fase così incerta lo sviluppo dell’idrogeno pulito rischia di passare in secondo piano: serve collaborazione tra paesi europei

Guardando ai possibili esiti della transizione energetica europea, l’idrogeno merita un discorso a parte: proprio mentre scoppiava la crisi, la Commissione presentava la sua strategia industriale per una crescita climate neutral, in cui l’idrogeno – se ne parla da molti anni – potrebbe giocare un ruolo fondamentale, anche per “salvare la rete del gas naturale dal rischio di diventare uno stranded asset” (par. 2. Idrogeno: tra promesse e incertezze). Oltre all’uso propriamente industriale, l’idrogeno è un vettore energetico promettente per il bilanciamento della rete elettrica e per la decarbonizzazione dei trasporti, specie pesanti (par. 2.1). La sfida attuale dei paesi europei è superare “l’incertezza economica derivante dalla crisi sanitaria (…) unire gli sforzi finanziari, mettere in comune le competenze per sviluppare l’idrogeno pulito generando economie di scala, promuovere gli usi più rilevanti e federare un ecosistema di attori europei”.

Se prima il rischio di stranded assets per il metano sembrava lontano, gli eventi recenti rischiano di avvicinare la soglia di allerta

Per quanto riguarda il gas naturale, l’incertezza di oggi si aggiunge alla sorte già ambigua che si andava profilando prima della crisi. Presente nel Green Deal europeo solo “in quanto biogas, cioè proveniente da filiere net zero emissions”, il gas naturale resta comunque una tecnologia ponte per la transizione energetica in Europa: solo a febbraio 2020 il Parlamento ha approvato be 32 Progetti di interesse comune (PIC) legati al metano (par. 3. Metanodotti: l’altra spina dorsale della sicurezza energetica europea). Tuttavia, dato il momento storico “se fino a poco fa il rischio di stranded assets per il metano sembrava lontano, gli eventi recenti rischiano di accelerare processi già in atto, e quindi di avvicinare la soglia di allerta”.

Servono creatività e ambizione per raggiungere un equilibrio politico tra incentivi alla ripresa e stimoli per proseguire nella transizione energetica

Tra le questioni a rischio c’è, ovviamente, la sorte del Green Deal europeo (par. 4. Punto interrogativo sul «patto verde» europeo). Per molti, “in un momento in cui diverse proiezioni indicano una recessione europea e un calo del PIL dei paesi membri compreso tra il 4 e l’8% (o anche peggiore), la Commissione dovrebbe proporre un piano di ripresa che dia priorità agli investimenti «verdi»”. Sicuramente “l’esperienza del coronavirus e il suo impatto sui mercati dell’energia offrono l’opportunità per riformare alcuni meccanismi esistenti”, sistema ETS in primis. E un Green Deal post-COVID potrebbe essere “l’occasione per dimostrare creatività e ambizione nel raggiungere un equilibrio politico tra incentivi alla ripresa tout court, e stimoli per proseguire nella transizione del sistema energetico continentale”.

Il post presenta l’articolo Rischi per la transizione energetica europea (pp. 38-45) di Clémence Pèlegrin e Renato F. Rallo pubblicato su ENERGIA 2.20


Renato F. Rallo, ingegnere e PhD in Ambiente e Risorse energetiche, è membro di Groupe d’Études Géopolitiques (GEG)

Clémence Pèlegrin, consulente Energie e infrastrutture PwC, è Direttrice del programma Énergie et Environnement di Groupe d’Études Géopolitiques (GEG)


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Photo: Unsplash


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