Tra i numerosi cambi di paradigma che la probabile diffusione endemica del virus ci imporrà, sembra delinearsi con chiarezza l’esodo degli abitanti delle megacities occidentali e la crisi di questo modello, basato su un’insostenibile densità e concentrazione delle persone. Inevitabili i riflessi sulla mobilità, sia nel breve che nel lungo periodo. Il caso di Parigi mostra un crollo dell’utilizzo del trasporto pubblico, una robusta crescita delle auto elettriche. La tanto osteggiata automobile a combustione interna mantiene ancora buone prospettive al di fuori dei grandi agglomerati urbani, ma non sul fronte Diesel.
Si definiscono “megacities” gli agglomerati urbani con più di 10 milioni di abitanti. La prima fu New York negli anni ’50, quasi subito sorpassata da Tokyo. Oggi se ne contano 33, di cui 19 in Asia. Le megacities concentrano attività economica, ricchezza e opportunità, ma anche grandi diseguaglianze sociali, sovraffollamento e inquinamento. Le proiezioni pre-Covid prevedevano un ulteriore sviluppo all’orizzonte 2030: 39 megacities, il 9% della popolazione mondiale, il 15% del relativo PIL.
Parigi e la sua regione (Île de France) conta 12,2 milioni di abitanti e concentra il 31% del PIL francese (710 miliardi di €, il più alto tra le regioni economiche europee, equivalente al PIL dell’Olanda).
In particolare Parigi è conosciuta per avere i movimenti di traffico pendolare tra i più importanti d’Europa. Ogni giorno 9,5 milioni di persone utilizzano la rete dei trasporti pubblici, mentre il traffico automobilistico crea giganteschi ingorghi con centinaia di km di code (record di 628 km totali – ottobre 2019).
Ogni giorno 9,5 milioni di persone a Parigi utilizzano la rete dei trasporti pubblici
La crisi Covid-19 ha stravolto questa realtà: durante il lockdown (19 marzo – 11 maggio 2020) il numero di utilizzatori giornalieri era sceso a 500 mila (5% del livello pre-Covid), ma la vera sorpresa è che a un mese dalla fine del lockdown gli utilizzatori sono non più del 30% del numero normale, nonostante la rete operi quasi a piena capacità.
Forse è ancora presto per tirare conclusioni definitive, ma sembrerebbe che la caratteristica principale delle megacities, la densità umana, sia incompatibile con il nuovo stile di vita imposto dalla necessità di controllare i contagi virali. Non soltanto gli abitanti di Parigi non vogliono più prendere i mezzi pubblici plebiscitando camminate, bici e monopattini (almeno fin tanto che il bel tempo lo permette), ma molti hanno disertato la Capitale per raggiungere altre regioni francesi meno dense, più piacevoli e con minore circolazione del virus SARS-CoV-2. I dati dell’istituto di statistica (INSEE) confermano che 450.000 residenti a Parigi città (su un totale di 2,2 milioni) si sono trasferiti in altre regioni durante il lockdown. Non tutti sono ritornati, e molti hanno preso la decisione di utilizzare le nuove opportunità offerte dallo smart-working (supportato da un’ottima rete di fibra ottica) e dai treni ad alta velocità per stabilirsi altrove nel medio termine.
450.000 residenti a Parigi città (su un totale di 2,2 milioni) si sono trasferiti in altre regioni durante il lockdown
Semaforo rosso per lo sviluppo ulteriore delle megacities (o almeno quelle dei paesi avanzati)? Difficile dirlo, ma limitandosi all’analisi della mobilità, è evidente che il modello delle metropolitane dell’inizio novecento, piccole, strette e con una fortissima promiscuità, sembra essere condannato, almeno per l’utilizzo che se ne faceva finora. La mobilità individuale è di nuovo in auge, sia quella tradizionale (auto/moto/scooters) ma sopratutto quella più ecologica: bici, monopattini, (elettrici e non) veicoli elettrici a due e quattro ruote.
Un recente studio ha sondato le intenzioni dei francesi sulla mobilità post lockdown: il 31% ha intezione di ridurre l’uso dei trasporti pubblici, privilegiando la mobilità individuale. Il 15% pensa utilizzare di più l’automobile ed il 13% la bicicletta.
Tutto ciò è globalmente confermato dalla IEA nel suo rapporto di giugno “Covid-19 Crisis and Clean Energy Progress”, dove si sottolinea la drammatica situazione delle aziende pubbliche di trasporto europee che prevedono minori ricavi per circa 40 miliardi di € nel 2020. Il rapporto conferma la forte propensione delle popolazioni delle grandi città alla micro mobilità attiva (spostamenti a piedi e in bicicletta) che molte città europee hanno promosso nella fase post-lockdown, allocando spazi dedicati.
Le aziende pubbliche di trasporto europee prevedono minori ricavi per circa 40 miliardi di € nel 2020 a causa della pandemia
Benchè il mercato delle auto sia crollato durante la crisi Covid, e sia previsto globalmente in calo del 17% nel 2020, la IEA conferma una forte ripresa post-lockdown della domanda per le auto in generale, e sottolinea soprattutto come le auto elettriche abbiano resistito meglio alla crisi e potrebbero essere la buona sorpresa del 2020, con un aumento complessivo del 6%, in parte dovuto all’incremento degli incentivi nei vari stati (ad es. 7000 €/EV in Francia).
Difficile predire quale sarà l’effetto sui consumi energetici legati al trasporto, ma probabilmente la tendenza alla diminuzione del traffico automobilistico all’interno delle grandi agglomerazioni proseguirà o addirittura accelererà ulteriormente, con una forte sostituzione dei veicoli termici con quelli elettrici o ibridi. Al declino del trasporto pubblico urbano di massa (sopratutto metropolitane) dovrebbe fare da contrappeso l’ulteriore sviluppo del traffico ferroviario ad alta velocità, che rende possibile un pendolarismo provincia-megacity e i nuovo modelli di lavoro “smart” a distanza con presenze fisiche “on demand” nelle sedi delle società.
E la tanto osteggiata automobile? Al di fuori dei grandi agglomerati urbani sembra avere ancora buone prospettive, essendo per definizione un mezzo che applica il distanziamento sociale imposto dal Covid ed anche indiscutibilmente il più pratico per gli spostamenti extra urbani di corto/medio raggio. Oltre alla prevedibile ascesa delle auto elettriche non bisogna trascurare le auto ibride, sempre più efficienti, flessibili e adatte a tali percorsi.
Non si vedono spiragli invece per il carburante diesel per automobili, il cui rapido declino è irreversibile, e ciò implica un’evoluzione difficile e costosa del sistema di raffinazione e distribuzione dei carburanti, ancora oggi incentrata sul diesel, che per esempio in Francia rappresenta il 78% del totale.
Tra i numerosi cambi di paradigma che la diffusione endemica del virus ci imporrà sembra quindi delinearsi l’esodo degli abitanti delle megacities occidentali e la crisi di questo modello, basato su un’insostenibile densità e concentrazione delle persone. Quale modello ne prenderà il posto resta invece questione aperta.
Orlando Ferrario è dirigente a Parigi e specialista in strategia aziendale con esperienza nel settore Oil&Gas
Su Coronavirus e mobilità leggi anche:
COVID 19 e mobilità: quali prospettive?, di Redazione, 22 giugno 2020
Nuovi comportamenti ed energia: più o meno virtuosi?, di Alberto Clò, 18 maggio 2020
Foto: Pexels
Condivido analisi e previsioni. Raccomanderei però a proposito della diffusione dell’auto elettrica una più esplicita distinzione tra incidenza dei nuovi acquisti di auto ed entità percentuale del parco circolante .
Il circolante rimarrà a lungo con prevalenza diesel.
Fabio Pistella