La crisi in corso rischia di provocare un cambio prolungato dei nostri comportamenti. Con buona probabilità molti utenti del trasporto pubblico tenderanno a recuperare, almeno temporaneamente, l’auto privata, magari vetusta e quindi più pericolosa ed inquinante. Per garantire a tutti l’accesso a una mobilità più sicura e a minor impatto ambientale è importante favorire il percorso di rinnovo del parco auto, ma assicurando pari opportunità a tutti i cittadini, indipendentemente dal reddito. Dall’analisi di Giuseppina Fusco (presidente Fondazione Caracciolo) su ENERGIA 2.20
Da ENERGIA 2.20 proponiamo un estratto dell’articolo Alcune riflessioni sulle prospettive della mobilità di Giuseppina Fusco presidente della Fondazione Filippo Caracciolo (centro studi dell’Automobile Club d’Italia). Il pdf integrale dell’articolo è scaricabile in modalità gratuita in fondo al testo.
“(…) la ripresa delle attività, unita alla paura di essere contagiati, indurrà molti utenti a privilegiare l’automobile nei propri spostamenti quotidiani. Se, da un lato, le misure di promozione del lavoro da casa potranno contenere il numero totale degli spostamenti e il trasporto pubblico riorganizzato potrà assorbire una quota, minoritaria, degli stessi, dall’altro, vi è il rischio che nel prossimo futuro le strade delle nostre città siano affollate di auto vetuste, con un inevitabile impatto sull’ambiente e sulla sicurezza.
L’età mediana del nostro parco circolante è di circa 11 anni e 4 mesi, con una percentuale di autovetture da Euro 0 a Euro 3 pari al 35% del totale, mentre solo 1 veicolo su 10 è Euro 6
Se, infatti, è vero che, fino ad oggi, le autovetture più vecchie sono anche quelle che si muovono meno (fanno meno km), domani molte di queste auto potrebbero riprendere a circolare con una frequenza sempre maggiore. Come è noto, l’età mediana del nostro parco circolante è di circa 11 anni e 4 mesi, con una percentuale di autovetture da Euro 0 a Euro 3 pari al 35% del totale.
Un problema che l’ACI solleva da tempo, poiché consapevole che se un veicolo di recente immatricolazione ha quasi il 50% di possibilità in meno di essere coinvolto in un incidente stradale, una campagna di sostituzione delle auto più vecchie contribuirebbe in modo importante alla riduzione delle morti sulle strade.
Il rinnovo del parco auto contribuirebbe in modo importante alla riduzione delle morti sulle strade, ma bisogna tener conto delle enormi differenze di spesa tra le diverse aree del nostro Paese
Una soluzione che deve però tener conto delle enormi differenze di spesa tra le diverse aree del nostro Paese, basti pensare che nelle regioni con PIL pro capite più basso (ad es. Campania, Molise, Sicilia, Basilicata), solo un veicolo su 10 è di classe Euro 6 (Fig. 1). Sarà importante garantire a tutti l’accesso a una mobilità più sicura e a minor impatto ambientale, assicurando pari opportunità a tutti i cittadini di poter sostituire la propria auto con veicoli più moderni, indipendentemente dal reddito.
I progressi ottenuti grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo dei costruttori di automobili e della filiera energetica hanno reso i nuovi motori altamente efficienti sotto il profilo dei consumi e delle emissioni. Le particelle rilevate allo scarico da un moderno motore Euro 6d sono trascurabili, anche nel caso in cui l’emissione media tenga conto delle fasi di ripulitura del filtro. Un aumento dei veicoli in circolazione, in particolare di quelli pre-Euro 5 ed Euro 6, potrebbe far registrare un rilevante incremento delle emissioni nocive in atmosfera.
A fronte dei dimostrati vantaggi, la piena diffusione dei positivi effetti derivanti dalle tecnologie moderne non potrà considerarsi raggiunta e valutabile almeno fino a quando un veicolo su cinque sarà ancora di classe pre-Euro 3 e i veicoli di classe Euro 6 in alcune regioni non supereranno il 10% del totale.
Dati in qualche modo confermati dall’analisi dell’andamento storico del livello degli inquinanti in atmosfera dell’ARPA. Se guardiamo, ad esempio, all’evoluzione delle concentrazioni di NO2 in Lombardia nel periodo 1991-2018, si evidenzia una riduzione mediana significativa dell’inquinante che, in particolare a partire da 2008, resta al di sotto dei livelli limite (Fig. 3).
Se analizziamo in parallelo questi dati con il trend di sostituzione del parco autovetture in Lombardia dal 2002 al 2018 (Fig. 4), rileviamo un aumento costante del parco circolante (+7% nel 2010 rispetto al 2002 e +6% nel 2018 sul 2010) ed elevati tassi di sostituzione delle auto Euro 0 ed Euro 2 soprattutto nel periodo 2002-2010, con un dimezzamento delle percentuali Euro 0 sul totale del parco corrispondente tra gli anni indice considerati. Dal 2010, la riduzione sul totale del parco non risulta più rilevante, attestandosi su valori di circa il 7%, meno del dato nazionale (dove le Euro 0 rappresentano il 9% del parco autovetture totale). Un dato che potrebbe essere considerato cronico e dovuto al non effettivo utilizzo di vetture che non sono state però rottamate.
I livelli di sostituzione delle autovetture meno inquinanti (Euro 4 e 5 verso le Euro 6) negli anni 2010-2018 sembrano confermare, con un parco comunque in crescita, l’importante contributo alla riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera dato dall’evoluzione dei motori, contributo che si manifesta senza un sostanziale mutamento delle percentuali dei veicoli termici verso sistemi di alimentazione alternativi (Fig. 5); in particolare, nel 2018, le autovetture a benzina parco, segno che le scelte del consumatore che ha acquistato negli ultimi dieci anni restano invariate, senza impatto rilevante sull’ambiente.
Occorre sottolineare come le rilevazioni ARPA, effettuate nelle settimane dal 2 al 29 marzo, in una fase quindi di totale blocco della circolazione stradale, abbiano riscontrato valori elevati, paragonabili, se non superiori a quelli di fasi di circolazione libera (pre Covid-19) delle polveri sottili (PM10 e PM2,5). Dati che permettono di determinare in modo chiaro l’importanza del contributo degli altri settori e della situazione meteorologica più o meno favorevole all’accumulo.
È inevitabile che, in un periodo di crisi economica, il processo naturale di sostituzione del parco, già lento prima dell’avvento della crisi, possa registrare una ulteriore brusca frenata. Uno scenario di questo tipo rischierebbe di ritardare ulteriormente l’improcrastinabile esigenza di eliminare dalle strade i veicoli più vecchi. Il peso emissivo dei modelli da Euro 0 a Euro 2 (pari a circa il 20% del mercato) è superiore a quello rilasciato dal restante 80% dei veicoli con classe di Euro da 3 a 6.
La sostituzione dei veicoli più vecchi con “usati” più recenti o veicoli di ultima generazione può contribuire a riattivare non solo le fabbriche, ma anche l’importante filiera della componentistica
Un qualsiasi piano di incentivi, finalizzato alla sostituzione di questi modelli, dovrà tener conto delle condizioni economiche di una fascia di popolazione che difficilmente potrà accedere a modelli ibridi o elettrici (oggi oggetto di finanziamento). Al contrario, un processo di eliminazione dei veicoli più vecchi con modelli dell’usato più recente o con veicoli di ultima generazione, che tenga conto anche dei significativi progressi ottenuti dalle vetture Diesel e benzina Euro 6, può contribuire a riattivare non solo le fabbriche di autovetture, ma anche l’importante filiera nazionale della componentistica, con misure a sostegno di aziende che, pur potendo contare su fatturati più modesti rispetto ai produttori automobilistici, sono altamente specializzate e vendono i loro prodotti ai grandi costruttori europei, a testimonianza di un’economia fortemente interconnessa”.
Leggi l’articolo completo qui:
Alcune riflessioni sulle prospettive della mobilità (pp. 32-36) di Giuseppina Fusco pubblicato su ENERGIA 2.20
Giuseppina Fusco è Presidente della Fondazione Caracciolo, Centro Studi dell’Automobile Club d’Italia
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