3 Luglio 2020

Un mercato dissolto

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Tra vuoto di domanda, crollo dei prezzi e futuro incerto, il mercato globale del petrolio così come lo conoscevamo si è letteralmente dissolto. Se del quadro che va dipanandosi non è dato sapere l’approdo, vale allora riannodare il nastro a prima che esplodesse la pandemia. Determinante per il dopo sarà il fattore tempo. Come e quando ripartirà la domanda e l’impatto che nel mentre si avrà avuto sull’offerta: industria petrolifera, giacimenti esistenti e sviluppi programmati, architettura geopolitica mondiale. Il tutto nel totale silenzio e passività degli Stati consumatori che pure da queste dinamiche sono e saranno affetti. L’analisi di Alberto Clò sull’ultimo numero di ENERGIA.

Il mercato petrolifero sta vivendo un periodo di assoluta incertezza, che, per quanto ne abbia caratterizzato la più parte della sua storia, si presenta oggi in una versione inedita. Pubblichiamo l’introduzione dell’analisi che ne fa il direttore di ENERGIA, Alberto Clô, nell’ultimo numero della Rivista.

“Come nel remake di un film, abbiamo visto scorrere nel volgere di pochi mesi i momenti cruciali vissuti in oltre un secolo di storia dell’industria petrolifera. Dalla «guerra dei prezzi» che scoppiò in India nel 1926-1927 tra Shell e Standard of New Jersey per propagarsi nel resto del mondo al tentativo di porvi rimedio con l’accordo di cartello del 1928 concluso nel castello di Achnacarry tra Shell, Esso, Bp; passando per la richiesta nel 1986 del vice-Presidente americano George H.W. Bush al re saudita Fahd di ridurre la produzione per rialzare i prezzi e salvare la sua industria petrolifera; alla crisi economico-finanziaria che nel 1997-1998 dall’Asia si propagò in tutto il mondo investendo il petrolio con prezzi sotto i dieci dollari al barile.

Le similarità con le passate esperienze del mercato petrolifero sono solo apparenti

Similarità solo apparenti, per una grande differenza tra ieri e oggi: perché quel che conoscevamo come mercato globale del petrolio si è letteralmente dissolto. Né si ha idea di quando e come risorgerà. Si è dissolto per la scomparsa della domanda, in una misura mai accaduta, con l’offerta incapace di adeguarvisi in anticipo e perché i prezzi trattati nelle borse finanziarie hanno perso d’ogni significato, con quelli sul fisico ampiamente inferiori e differenziati tra regioni, paesi, giacimenti vieppiù inferiori ai costi marginali o addirittura negativi.

Le cose sono andate cambiando d’ora in ora col diffondersi della pandemia, le misure restrittive di risposta adottate dai governi (lockdown), il loro impatto sulla domanda di petrolio. A dominare è stata una totale incertezza su quel che sarebbe potuto accadere il giorno dopo. Le voci, le sensazioni, le congetture sono valse più dei fatti. Così che una telefonata a Putin di Trump e un suo successivo tweet hanno fatto schizzare i prezzi di oltre un quinto mentre l’annuncio di un «Accordo Storico», che tale non è, di controllo dell’offerta tra Russia ed Arabia Saudita, col sostegno esterno degli Stati Uniti, li ha fatti flettere.

La grande mongolfiera del petrolio è parsa sgonfiarsi planando lentamente a terra, soffocando le altre fonti come un castello di carta

La grande mongolfiera del petrolio è parsa sgonfiarsi planando lentamente a terra, soffocando le altre fonti come un castello di carta. Il gas metano, i cui prezzi stavano già conoscendo una flessione sotto il peso di una grande sovrabbondanza, sono andati convergendo in tutti gli hub verso minimi mai registrati e inferiori ai loro costi pieni, con prezzi anche qui talora negativi. Il carbone patisce il crollo della domanda elettrica rimanendo comunque la prima fonte che la soddisfa. Le nuove rinnovabili elettriche, che soffrono della minor domanda e dei minori prezzi, vedono cancellati i progetti avviati o programmati per la mancanza dei pezzi importati dalla Cina. Risollevarsi, per chi ne uscirà vivo, sarà improbo.

Se questo è il quadro che va dipanandosi e di cui non è dato sapere l’approdo, quali valutazioni possono comunque trarsi per il futuro? Vale allora riannodare il nastro a prima che esplodesse lo tsunami del coronavirus: a quel che ci si attendeva accadesse nell’anno 2020. Anno su cui erano stati traguardati gli scenari, le previsioni, le politiche, ad iniziare da quella europea della triade 20-20-20. Sarebbe stato importante verificare la capacità degli scenari di cogliere il futuro e delle politiche pubbliche di correggere le dinamiche inerziali favorendo il raggiungimento degli obiettivi desiderati.

Che ne è del 2020 e degli obiettivi che si dovevano raggiungere?

Un bilancio importante nel momento in cui l’Unione Europea aveva prospettato alla fine dello scorso anno una strategia di lungo termine, al 2050, The European Green Deal, in grado di conseguire a quella data, unica al mondo, una piena neutralità carbonica (1). Quel che avrebbe richiesto di rifondare dalle radici il modello di sviluppo delle economie, i processi di produzione, le tipologie dei prodotti, le modalità di trasporto, i comportamenti e gli stili di vita delle popolazioni. Lo tsunami ha investito anche questi sogni o illusioni che fossero.

Verso dove va il mondo del petrolio è l’interrogativo che ci poniamo ripercorrendo le drammatiche vicende degli ultimi mesi e cercando di trarne una qualche idea su come le cose potrebbero cambiare in futuro”.   

L’analisi prosegue articolandosi lungo sei paragrafi:
1. Riavvolgendo il nastro
2. Il vuoto della domanda
3. La dissoluzione del mercato petrolifero
4. Una guerra «lose-lose»
5. Un accordo nient’affatto «storico»
6. Quale futuro?


Il post presenta l’articolo La dissoluzione del mercato petrolifero (pp. 16-25) di Alberto Clô e pubblicato su ENERGIA 2.20.

Alberto Clô è direttore della rivista ENERGIA.

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Foto: Unsplash

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