24 Agosto 2020

California, blackout e rinnovabili: religione senza buon senso

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Da una settimana, il più popoloso Stato degli Stati Uniti ha dovuto mettere in atto una serie di blackout programmati togliendo l’elettricità a milioni di utenti per far fronte a un’ondata record di caldo che ha spinto la rete elettrica al limite. All’origine di questa situazione emergenziale, un sistema che si andato affidando sempre più alla generazione intermittente da fonti rinnovabili (soprattutto solare, ma anche eolico) giunte a coprire fino a un terzo del totale senza tuttavia provvedere ad un’adeguata capacità di riserva, ma anzi riducendo negli anni la disponibilità di nucleare e gas naturale.

La California, luogo di avanguardia per molte cose, sta sperimentando anche cosa significa la religione delle rinnovabili in mancanza di buon senso. Per diverse sere qualche centinaio di migliaia di case viene a rotazione staccato dalla rete elettrica per mancanza di sufficiente energia elettrica.

Onde evitare il collasso della rete si preferisce dare vita ai cosiddetti “rolling black out”. I distacchi programmati avvengono di solito dopo le 18 del pomeriggio quando la apporto dell’energia solare declina rapidamente e il rientro a casa porta alla accensione dei condizionatori. Risultato: non c’è sufficiente energia elettrica.

Gli osservatori concordano su alcune cause comuni:

  • Mancanza di riserva termica programmabile probabilmente non sufficientemente remunerata e quindi mancanza di investimenti.
  • Eccesso di fonti intermittenti, sole e vento in particolare.
  • Debolezza generale della rete elettrica che già ha dato pessime prove di se negli anni passati, a cominciare dal famoso blackout del 2011.
  • Pochi cicli combinati pronti ad entrare in funzione e per loro rendimenti ridotti per via delle alte temperature.

Nel 2006, la California aveva una capacità di generazione maggiore di quella attuale

In questo quadro alcuni puntano il dito anche contro la decisione di chiudere gli impianti nucleari a cominciare da quello di Diablo Canyon che ancora provvede a circa il 10% dell’energia elettrica Californiana. Si domandano soprattutto quale sarebbe la situazione se come richiesto da alcuni gruppi l’impianto fosse già stato chiuso.

Adesso la California dovrà mettere mano ad una regolazione diversa che favorisca gli investimenti in capacità di riserva. Questo naturalmente significherà bollette più alte. Cosa poco gradita ai consumatori californiani.


Chicco Testa è presidente di FISE Assoambiente       


Alcuni articoli sui blackout in California:
Green ambition has short-circuited California’s power supply, Financial Times, 23 agosto
Letter: California makes case for flexible power grids, Financial Times, 21 agosto
Poor Planning Left California Short of Electricity in a Heat Wave, The New York Times, 20 agosto
California’s Green Blackouts, Wall Street Journal, 19 agosto
Californians face dark, hot summer as green energy is sapped, Financial Times, 18 agosto

California May Knock Out Power to 5 Million People Tonight, Bloomberg, 18 agosto
Democrats Say California Is Model For Climate Action But Its Blackouts Say Otherwise, Forbes, 17 agosto


Sul tema sicurezza delle reti leggi anche:
Lezioni per i regolatori – Post scriptum, di Giovanni Goldoni, 17 Agosto 2020
Impatto del lockdown sul sistema energetico italiano, di Redazione, 30 Giugno 2020
Lezioni per i regolatori (parte terza): l’impatto del lockdown sul sistema elettrico del Regno Unito, di Giovanni Goldoni, 3 Giugno 2020
Demand response come risposta all’intermittenza delle rinnovabili, di Redazione, 2 Marzo 2020
Integrare i settori gas e power: decarbonizzare senza compromettere la sicurezza del sistema, di redazione, 20 Giugno 2019

Foto: Pixabay

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