6 Agosto 2020

Crowdfunding e comunità energetiche: la chiave di volta nel permitting

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Il consenso delle comunità locali verso la costruzione di nuovi impianti rinnovabili è uno dei maggiori vincoli alla realizzazione degli obiettivi del PNIEC. È necessario cambiare approccio al permitting, coinvolgendo i cittadini con proposte che rendano l’investimento concretamente conveniente, come il crowdfunding e le comunità energetiche. Un estratto dell’articolo di GB Zorzoli pubblicato su ENERGIA 2.20

Le lentezze degli iter autorizzativi rappresentano il maggiore ostacolo alla realizzazione degli obiettivi del PNIEC. Tra questi c’è la forte opposizione delle comunità locali verso la costruzione di nuovi impianti di generazione elettrica a fonte rinnovabile. Per GB Zorzoli una possibile soluzione arriva dal crowdfunding e dalle comunità energetiche, come spiegato nell’articolo pubblicato su ENERGIA 2.20 di cui proponiamo un estratto dal paragrafo “Facilitare il permitting con strumenti indiretti: il crowdfunding e le comunità energetiche”.

1. Il crowdfunding

“Edison ha coinvolto anticipatamente i residenti nelle province di Pavia, Vercelli e Novara nel progetto e nella realizzazione della centrale mini-idro di Palestro, i quali hanno potuto contribuirvi finanziariamente con un importo compreso tra 100 e 5.000 euro. Ogni prestatore beneficerà di un tasso di interesse fisso annuo lordo sulla somma sottoscritta pari al 7% se residente in queste province e al 5% annuo lordo per i residenti in altre province in possesso di un contratto luce, gas o servizi di Edison Energia; 4% annuo lordo per tutti gli altri (Edison 2018a). Il progetto, autorizzato nel 2016, ha visto l’apertura dei lavori di costruzione a febbraio 2018, cioè in un tempo record, trattandosi di un impianto con un impatto territoriale, seppur limitato, evidente (Fig. 1).

Edison ha promosso con successo un altro crowdfunding a Barge, comune in provincia di Cuneo con poco meno di 8.000 abitanti, per cofinanziare un impianto di teleriscaldamento, alimentato da tre caldaie a biomassa «a filiera corta» (prodotta entro un raggio di 50 chilometri). L’obiettivo era 100.000 euro e la quota per partecipare compresa tra 100 e 4.000 euro. Se abitanti a Barge, i finanziatori beneficeranno di un tasso annuo lordo del 7%, che per gli altri scende al 5% quando sono clienti di Edison, in caso contrario al 3% (Edison 2018b). In entrambi i casi l’offerta è stata interamente sottoscritta in poco tempo.

Solar Konzept Italia, del gruppo italo-tedesco Solar Konzept, ha lanciato un progetto di equity crowdfunding, grazie al quale i cittadini potranno co-finanziare (fino al 7% degli investimenti complessivi) suoi progetti per la realizzazione di impianti fotovoltaici. L’iniziativa, prima in Italia per questo tipo di impianti, inizierà dalla Puglia, dove Solar Konzept ha avviato il processo autorizzativo per sei unità di dimensioni diverse, da 15 a 96 MW, per un totale di circa 320 MW («Staffetta Quotidiana» 2020).

2.     Gli strumenti collettivi

Anche la promozione del consumo collettivo facilita il permitting di un impianto di dimensioni significative, da realizzare ex novo o da potenziare, se localmente sono disponibili organizzazioni aventi personalità giuridica che ne garantiscano la stabilità e l’affidabilità, interessate all’acquisto, con un contratto a lungo termine, dell’energia che l’impianto produrrà.

Ai gruppi di acquisto e alle cooperative, già attivi sul territorio italiano (Legambiente 2019), con l’applicazione delle nuove Direttive europee diventeranno possibili forme di autoconsumo collettivo – dai condomini ai centri commerciali, fino alle comunità energetiche – che, oltre a favorire la realizzazione in proprio di nuovi impianti per la produzione rinnovabile, consentono loro di ricorrere a integrazioni con acquisti di energia da terzi, garantiti nel prezzo e nella durata da accordi di acquisto a lungo termine (Power Purchase Agreement, PPA). Una volta stipulato il PPA, che presenta un ridotto rischio di default dell’acquirente, essendo collettivo e non individuale, anche la bancabilità del progetto sarebbe facilitata (Goldoni 2019, Zorzoli G.B. 2018a).

Tra queste organizzazioni, il ruolo principale spetterà probabilmente alle comunità energetiche, da anni diffuse all’estero, soprattutto in Germania, dove nel 2019 ne erano attive 1.750 (Caramizaru e Uihlein 2020), ora normate nelle nuove Direttive europee sulle fonti rinnovabili (Commissione europea 2018) e sul mercato elettrico (Commissione europea 2019), che l’Italia dovrà recepire entro il 2021.

Secondo la Direttiva sulle rinnovabili, la comunità di energia rinnovabile è il soggetto giuridico:

  • basato sulla partecipazione aperta e volontaria, autonomo ed effettivamente controllato da azionisti o membri che sono situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che appartengono e sono sviluppati dal soggetto giuridico in questione;
  • i cui azionisti sono persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI) o autorità locali;
  • il cui obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari (Commissione europea 2018 p. 103).

Secondo la Direttiva sul mercato elettrico, la comunità energetica dei cittadini è soggetto giuridico che:

  • è fondato sulla partecipazione volontaria e aperta ed è effettivamente controllato da membri o soci che sono persone fisiche, autorità locali o piccole imprese;
  • ha lo scopo principale di offrire ai membri o soci o al territorio in cui opera benefici ambientali, economici o sociali, anziché generare profitti finanziari;
  • può partecipare alla generazione, anche da fonti rinnovabili, alla distribuzione, alla fornitura, al consumo, all’aggregazione, allo stoccaggio dell’energia, ai servizi di efficienza energetica, o a servizi di ricarica per veicoli elettrici o fornire altri servizi energetici ai suoi membri o soci (Commissione europea 2019 p. 140) (…).

Poiché entrambe hanno in comune la loro finalità, offrire ai propri soci o al territorio in cui operano benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità, anziché generare profitti finanziari, nell’attuazione in Italia delle Direttive converrebbe definire un unico tipo di comunità, che sfrutti al meglio le potenzialità di ciascuna ai fini della transizione energetica (Zorzoli G.B. 2020).

Comunità di energia rinnovabile o comunità energetica? Nel recepimento delle direttive l’Italia dovrebbe definire un unico tipo di comunità che offra i vantaggi di entrambe

Se questo non avverrà, soprattutto nella fase iniziale, la comunità energetica dei cittadini dovrebbe offrire migliori prospettive di sviluppo. Infatti, contrariamente a quella di energia rinnovabile, non è obbligata ad avere un proprio impianto di generazione. Non deve quindi farsi carico dei costi di investimento e delle difficoltà tecniche e gestionali degli impianti di generazione. Ciò vale a fortiori per le microreti. Almeno in una fase iniziale, difficilmente una comunità energetica si doterà di una rete di distribuzione propria, come sarebbe consentito dalla Direttiva sulle rinnovabili, mentre secondo quella sul mercato elettrico gli Stati membri possono stabilire se le comunità hanno il diritto di possedere, istituire, acquistare o locare reti di distribuzione e di gestirle autonomamente.

Al di là dell’impegno economico, per entrambe le tipologie di comunità energetica è dunque consigliabile veicolare l’erogazione di energia sulla rete del distributore locale. Per i primi progetti pilota di comunità di energia rinnovabile, normati dalla Legge «Milleproroghe» (Parlamento italiano 2020), è addirittura scritto che «i soggetti partecipanti condividono l’energia prodotta utilizzando la rete di distribuzione esistente», anche se i soggetti partecipanti, potendo produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore a 200 kW, si configurano più come un autoconsumo esteso (Commissione europea 2018 art. 21) che come una comunità energetica.

I distretti industriali rappresentano quasi un quarto del sistema produttivo italiano in termini di addetti e di unità locali e potrebbero essere facilmente coinvolti nelle comunità energetiche

Nel diventare parte attiva nel varo delle comunità energetiche, oltre ad avere esperienze pregresse di messa in comune di alcuni servizi (fra cui, appunto, i gruppi di acquisto dell’energia), i distretti industriali, che costituiscono circa un quarto del sistema produttivo italiano, in termini di addetti e di unità locali, con prestazioni superiori alla media, offrono ulteriori vantaggi:

  • rispetto ad altri gruppi di acquisto parlano lo stesso linguaggio dei produttori elettrici, il che facilita la stipula di accordi;
  • possono mettere in comune risorse e competenze per autoprodurre almeno in parte l’energia di cui abbisognano;
  • la compresenza di molte unità produttive riduce il rischio di default dell’acquirente;
  • il legame col territorio in cui operano li rende capaci di attivare la partecipazione alla comunità energetica dei cittadini, degli enti locali, di altre attività economiche.

La diffusione delle comunità energetiche sarà altresì facilitata da chi, intendendo realizzare un impianto a fonti rinnovabili di taglia consistente, promuoverà nelle aree circostanti una comunità energetica dei cittadini, inserendo nel pacchetto promozionale la proposta di fornire:

  • con il profilo appropriato, a prezzi competitivi e per un intervallo temporale sufficientemente lungo, il volume di energia che la comunità dovrebbe comunque garantirsi;
  • eventualmente anche altri servizi energetici (efficientamento degli edifici, colonnine di ricarica e wall box, etc.).

Se la proposta includesse anche un’opzione di crowdfunding, l’iter autorizzativo sarebbe ulteriormente facilitato. In particolare, gli impianti eolici nuovi o da ripotenziare, essendo prevalentemente ubicati in aree non piane, possono facilmente trovarsi in zone storicamente sedi di comunità montane. Anche se oggi queste istituzioni sono spesso in via di liquidazione, per anni hanno svolto alcune funzioni proprie dei comuni associati, mediante l’adozione di piani pluriennali di opere e di interventi, individuando gli strumenti idonei a perseguire gli obiettivi dello sviluppo socioeconomico locale (Parlamento italiano 2000).

Maggiori vantaggi dalla combinazione di crowdfunding e comunità energetiche, ma a beneficio anche di chi non è economicamente in grado di partecipare

Questa consuetudine a progetti comuni, gestiti da un organo rappresentativo e da uno esecutivo, composti da sindaci, assessori o consiglieri dei comuni partecipanti, potrebbe (non sempre però) trovare terreno fertile per la costituzione di una comunità energetica dei cittadini, le cui convenienze economiche, unite a quelle politiche degli amministratori, faciliterebbero l’iter autorizzativo. Tuttavia, poiché l’esperienza pregressa in altri paesi europei ha messo in evidenza che i cittadini promotori delle comunità sono prevalentemente caratterizzati da redditi medio-alti, l’esclusione di chi non è economicamente in grado di parteciparvi può creare ostilità sociali all’iniziativa (Caramizaru e Uihlein 2020) che, se non vi si pone rimedio, rischiano di creare ostacoli all’iter autorizzativo.

 È possibile farlo, consentendo alle categorie disagiate di accedere all’erogazione di elettricità alle medesime condizioni economiche di chi è membro della comunità energetica”.


Il post è tratto dall’articolo Rendere le rinnovabili socialmente convenienti (pp. 50-56) di GB Zorzoli, pubblicato su ENERGIA 2.20

GB Zorzoli è membro dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia e del Comitato Scientifico della rivista ENERGIA

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Foto: Unsplash


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