L’omaggio del Presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, per i 40 anni della rivista ENERGIA pubblicato sul numero 3.20
A distanza di quarant’anni dalla fondazione della rivista «Energia», è con particolare piacere che mi accingo a scrivere, ricordando innanzitutto che la Rivista è nata, nel settembre del 1980, anche grazie all’impulso di Filippo Carpi de’ Resmini, illuminato presidente dell’Automobile Club d’Italia dal 1972 e, prima ancora, presidente dell’Automobile Club di Roma. Egli si era reso conto in quegli anni – insieme con gli altri lungimiranti ideatori, prof. Romano Prodi e prof. Alberto Clô – che il nostro Paese necessitava di uno strumento informativo e, al contempo, di approfondimento e di riflessione sui diversi ed interconnessi aspetti che compongono il settore dell’energia.
Un settore centrale per lo sviluppo economico e sociale del Paese, già da allora estremamente influenzato da ciò che accadeva nei mercati internazionali, poi divenuti progressivamente globali: dalle questioni geopolitiche a quelle della sicurezza degli approvvigionamenti, della disponibilità e della competitività delle fonti, degli impatti strategici e congiunturali. L’Italia sembrava potersi giovare di una rivista capace di tenere insieme contemporaneamente, ed articolare tra di loro, ambiti quali scenari mondiali ed europei, mercati di produzione e di consumo, trasporti, infrastrutture, ambiente, tecnologie, politiche di regolamentazione, aspetti giuridici e normativi. Dall’altra parte, l’ACI aveva – e ancor più oggi ha – un obiettivo centrale nelle sue attività di analisi, di studio e di ricerca: in termini generali, quello di fornire un’informazione indipendente e neutrale all’opinione pubblica e alle istituzioni, fondata su dati ed elementi rigorosamente scientifici; più in particolare, quello di approfondire e divulgare le tematiche della mobilità – strettamente interconnesse con quelle dell’energia, dell’ambiente e dell’innovazione – nell’ottica della tutela degli automobilisti, degli utenti della strada e della cittadinanza nel suo complesso.
La Rivista, fin dai suoi primi numeri, si è occupata – accanto ad aspetti solo apparentemente più distanti dai temi della mobilità – di argomenti strettamente inerenti gli interessi istituzionali dell’ACI, caratterizzandosi per serietà, terzietà, originalità e valore scientifico degli interventi, a firma dei maggiori esperti nazionali e internazionali.
Mi riferisco, ad esempio, a numeri quali quello dedicato al risparmio energetico nei trasporti già nel 1980, quello su inquinamento atmosferico e veicolo a motore nel 1985, o a quello su il veicolo elettrico: stato dell’arte e problematiche, che già nel 1992 affrontava, quasi precorrendo i tempi, una questione che è oggi di scottante attualità e su cui l’ACI è da tempo interessata. Ma occorrerebbe ancora ricordare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Europa nel 2001, fino a (come ultimo esempio atto a mostrare, senza arrivare agli anni più recenti, come «Energia» sia sempre stata più che attenta al cambiamento e alle sue prospettive anche solo potenziali) quello su l’impervia via all’idrogeno del 2005, tema che torna oggi all’attenzione dell’opinione pubblica europea ed italiana. Né può essere trascurata l’attenzione agli aspetti tecnologici, quali lo spazio dedicato nel 2008 alla sfida dei biocarburanti, ma anche alle varie energie rinnovabili, o allo shale gas. Ricordo infine la grande quantità di numeri e articoli dedicati a uno dei temi oggi più importanti, quello della sostenibilità ambientale; nel 2017, ad esempio, sono usciti due numeri, uno dedicato alla politica ambientale ed energetica di Trump, e uno al complesso rapporto tra mobilità elettrica e batterie. Oggi non è più neanche immaginabile l’idea di concepire la mobilità come qualcosa di sganciato dalla sua sostenibilità, e la Rivista lo ha mostrato con largo anticipo.
Molti degli esempi che ho scelto – tra altri possibili – non sono casuali. In questi quarant’anni, con l’evolversi della mobilità, l’ACI si è data via via nuovi e sempre più complessi temi di indagine e di intervento, ed ha sviluppato e sviluppa linee di azione articolate, finalizzate a realizzare condizioni di sicurezza e di accessibilità alla circolazione nel nostro Paese. Ma, soprattutto negli ultimi anni, l’esigenza sempre più pressante di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti ci ha spinti a focalizzare l’attenzione sullo scenario energetico e tecnologico della mobilità e sulle sue prospettive, avuto riguardo a molteplici aspetti, alcuni dei quali evidenziano opportunità, ma anche incognite e criticità. Vi è, da un lato, il permanere di fonti energetiche e tecnologiche di propulsione «tradizionali», comunque sempre più performanti sotto il profilo ambientale, e ormai consolidate; dall’altro, si assiste a una rapida evoluzione di tecnologie più innovative e di frontiera i cui tempi effettivi di penetrazione sul mercato sono tuttavia legati a molteplici nodi tuttora da risolvere.
Quale sarà la tecnologia del futuro o la possibile gerarchia delle fonti energetiche destinate ad alimentare la trazione dell’automobile e, più in generale, del sistema dei trasporti, nell’ottica della massimizzazione degli obiettivi ambientali? Il dibattito è aperto. Allo stato attuale, secondo molti osservatori e sulla base degli studi approfonditi che l’ACI stessa sta conducendo, anche avvalendosi della Fondazione Filippo Caracciolo – il centro studi e ricerche della Federazione – sembra ragionevole ipotizzare, in una prospettiva anche di lungo termine, la convivenza di una pluralità di fonti energetiche e di tecnologie di propulsione, resa possibile dall’innovazione sia nell’ambito delle fonti tradizionali, sia in quelle di più recente sviluppo. Si pensa, quindi, a una mobilità in cui il petrolio e il gas, i biocarburanti e il biometano, l’elettrico da fonti rinnovabili, l’idrogeno e altre fonti ancora possano fruttuosamente coesistere. In altre parole, non sembra possibile, allo stato dell’arte, previlegiare in maniera netta una o più delle diverse tecnologie, poiché anche quelle che oggi sono più di frequente citate quali soluzioni ottimali, in realtà presentano alcune controindicazioni di non facile o rapida soluzione.
Rimanendo nello spirito indipendente della rivista «Energia» e proseguendo nel cammino intrapreso, ritengo quanto mai necessario, oggi, approfondire e rappresentare, tanto alla società civile quanto ai decisori, le opportunità e le problematiche della transizione energetica nel settore dei trasporti, un nodo centrale per la costruzione delle strategie globali, che pone nuove sfide al sistema industriale, economico e sociale. Senza un’adeguata acquisizione di consapevolezza, sarà difficile inoltrarsi con passo fermo sulla strada della mobilità del futuro, una strada che «Energia» può così aiutarci a tracciare.
Il mio auspicio è quindi che il lavoro sinora condotto dal Comitato Scientifico e dalla Redazione di «Energia», che il prof. Alberto Clô da sempre dirige con lucidità, rigore e passione, possa proseguire in collaborazione e in sinergia con l’ACI e con la Fondazione Caracciolo, sempre ispirandosi a quei principi di terzietà che ne fanno caratteristica comune e peculiare.La nostra attenzione sarà sempre più indirizzata verso una concezione della mobilità in termini largamente pluri-modali e pluri-settoriali, ovvero orientata a studiare, nella loro ampiezza, i temi legati al trasporto privato e alle nuove forme di mobilità urbana, al trasporto pubblico locale, al trasporto su ferro, alle infrastrutture e all’ambientale, per salvaguardare il diritto di tutti ad una mobilità sicura, accessibile e sostenibile.
Il post ripercorre l’articolo L’ACI e la rivista «Energia»: una collaborazione che si rinnova (pp. 44-45) di Angelo Sticchi Damiani pubblicato su ENERGIA 3.20
Angelo Sticchi Damiani è Presidente dell’Automobile Club d’Italia
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