L’avvento del Covid accelera o frena la transizione energetica? Gli effetti della pandemia potrebbero avere implicazioni cruciali per la decarbonizzazione del sistema produttivo, accelerando la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio oppure, al contrario, interrompendola del tutto. Per evitare che la ripresa si fondi su interventi che vincolino ulteriormente i nostri sistemi energetici ai combustibili fossili, Ivan Faiella e Filippo Natoli (Bankitalia) ritengono necessaria un’azione rapida e coordinata a livello internazionale per stabilire un prezzo del carbonio, così che aumenti progressivamente e coerentemente con l’obiettivo della neutralità climatica. Un’anticipazione dal nuovo numero del trimestrale ENERGIA.
“Quali sono gli effetti di breve termine del Covid-19 sul consumo di energia e sulle emissioni di carbonio? Quali saranno le implicazioni per la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio? Quali sono le possibili risposte politiche per evitare che cresca il ricorso ai combustibili fossili e rafforzare, per contro, l’impegno verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi?” Questi gli interrogativi che si pongono Ivan Faiella e Filippo Natoli (Banca d’Italia) su ENERGIA 3.20.
“Nonostante una lenta ripresa nel corso dell’estate, la contrazione del consumo di energia sarà la più grande mai registrata e ciò ridurrà sostanzialmente le emissioni di gas serra in tutto il mondo. Nel medio termine, le implicazioni della pandemia influenzeranno la domanda di energia e potrebbero avere profonde conseguenze per la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che già prima della crisi faticava a mettersi in moto”.
L’incertezza macroeconomica e i cambiamenti nelle abitudini di famiglie e imprese potrebbero ostacolare il processo di graduale emancipazione dai combustibili fossili
Gli effetti a lungo termine dello shock pandemico potrebbero infatti sia accelerare che arrestare la transizione:
“Da un lato, potrebbe aumentare il ricorso alle fonti rinnovabili, risultate meno sensibili di altre fonti energetiche allo shock conseguente alla pandemia, mentre la preferenza degli investitori per gli investimenti sostenibili rimarrebbe forte, come dimostrato dagli afflussi in attività sostenibili durante il crollo dei mercati finanziari in marzo (Ferriani e Natoli 2020)”.
“Dall’altro, l’incertezza macroeconomica e i cambiamenti nelle abitudini di famiglie e imprese potrebbero mantenere bassi i prezzi del petrolio e ridurre gli investimenti verdi, ostacolando il processo di graduale emancipazione dai combustibili fossili”.
Un tonfo della domanda di energia e delle emissioni di gas serra, mai così profondo come nel 2020
“Il basso livello dei prezzi dei combustibili fossili è un’opportunità straordinaria per introdurre un sistema globale di tariffazione del carbonio: riteniamo che imposte sul carbonio ben progettate e la graduale eliminazione dei sussidi sui combustibili fossili possano consentire l’allineamento della ripresa economica post-Covid con gli obiettivi climatici”.
Nel primo paragrafo viene analizzato l’effetto delle misure di contenimento sulla domanda di energia e sulle emissioni. “Il declino senza precedenti della domanda di energia implica che nel 2020 verrà sperimentata la più grande riduzione annuale delle emissioni globali di gas serra mai registrata”.
Ne fanno seguito le disamini dei possibili sviluppi: il lato positivo (par.2 – probabile rimbalzo del petrolio e crescita degli investimenti sostenibili) e quello oscuro (par.3 – prospettive economiche e perdita di slancio). Se da una parte infatti “Una serie di fattori, tra cui gli effetti della pandemia sugli equilibri dei mercati del petrolio, potrebbe accelerare l’adozione di tecnologie per la decarbonizzazione dell’economia”, dall’altra tre fattori rischiano di ostacolare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio che comunque non si fermerà: l’incertezza delle prospettive economiche di medio termine; l’ancora lontana trasformazione «verde» del settore energetico; i cambiamenti nelle abitudini di imprese e famiglie che potrebbero essere indotti dalla pandemia.
Un’opportunità straordinaria per introdurre un sistema globale di tariffazione del carbonio
Verso dove penderà il futuro non è tuttavia una questione da riporre totalmente nelle mani del caso. Gli Autori ritengono che molto possa essere fatto dalla comunità internazionale (par.4 – Appiattire la curva climatica richiede un’azione internazionale). “Durante l’emergenza, la cooperazione a livello internazionale ha consentito di prendere rapidamente decisioni importanti per contrastare la congiuntura negativa. Questo tipo di sinergie dovrebbero essere mantenute anche con un obiettivo a più lungo termine, come l’appiattimento della curva climatica”.
A partire dalla fissazione di un prezzo del carbonio. “Per evitare che gli stimoli legati alla pandemia finanzino le tecnologie che vincolano i nostri sistemi energetici all’uso dei combustibili fossili, è necessaria un’azione rapida e coordinata per stabilire un prezzo del carbonio, che deve progressivamente aumentare nel tempo, coerentemente con le ambizioni climatiche della comunità internazionale”.
Prezzare le emissioni è la è infatti “la chiave per attrarre risorse private: quando, finita l’attuale crisi, riprenderanno gli investimenti, i prezzi relativi dell’energia dovranno essere tali da fornire un segnale che indichi una chiara preferenza per le attività sostenibili”. Ma altrettanto importante in questa delicata fase è la gradualità, in quanto “L’aumento delle tasse durante una profonda recessione è ovviamente rischioso”.
Il post presenta l’articolo Il Covid-19 ha infettato la transizione verde? di Ivan Faiella e Filippo Natoli, in pubblicazione su ENERGIA 3.20.
Ivan Faiella e Filippo Natoli sono ricercatori di Banca d’Italia
Foto: Unsplash
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