L’aumento dell’accisa sul gasolio comporta maggiori costi per tanti consumatori, imprese e lavoratori autonomi. Se Italia è già ai primi posti in Europa per la tassazione ambientale, questa misura risulta davvero essenziale?
In quale paese un prodotto che è tassato due volte il suo costo di produzione sarebbe accusato di godere di un sussidio ambientamento dannoso? Solo in Italia, dove la neo-lingua che ormai inquina ogni concetto razionale consente di invertire l’ordine dei fattori.
Il prodotto in questione è il gasolio, la cui colpa principale è di essere tassato in maniera inferiore (10 cent circa) rispetto alla benzina. La qual cosa gli assegnerebbe un vantaggio improprio. Ma è bene fare un po’ di chiarezza.
Nel confronto con i paesi europei per il peso delle cosiddette ‘tasse ambientali’, l’Italia si colloca al quinto posto, preceduta solo da alcuni piccoli Stati e non certo della grandi potenze industriali. È al terzo posto per peso della tassazione sui combustibili per autotrazione. Al secondo per il peso fiscale sul gasolio, dopo il Regno Unito.
L’Italia è tra i paesi europei con più tasse ambientali, per la pressione fiscale sul gasolio è seconda solo al Regno Unito
Il dibattito su quanto inquini il gasolio e quanto la benzina non finisce mai. Diciamo che le distanze si sono ormai molto ravvicinate grazie all’efficienza dei nuovi motori. E comunque diversi studi assegnano al peso delle accise un valore almeno tre volte superiore al costo delle esternalità ambientali provocate.
Ma se si considera che un’accisa minore premi il gasolio in maniera eccessiva, ci sarebbe un modo molto più semplice per allineare i prezzi finali: diminuire l’accisa sulla benzina – promessa mai mantenuta da vari governi – riducendo contemporaneamente il gettito fiscale totale. Oppure, se si preferisce mantenere invariato il gettito totale, aumentare un poco il gasolio e diminuire la benzina in maniera proporzionale.
Per allineare i prezzi basterebbe diminuire l’accisa sulla benzina, riducendo il gettito fiscale totale, oppure aumentare di poco il gasolio e diminuire proporzionalmente la benzina…
Naturalmente, né l’una né l’altra delle due soluzioni è stata adottata, bensì una terza: l’aumento secco dell’accisa sul gasolio con un gettito ulteriore di 5 miliardi. E con relativo aumento della pressione fiscale. Peraltro la previsione del gettito non prende in considerazione alcuna diminuzione del consumo di gasolio, il che significa che la tassa ambientale, il cui scopo dovrebbe essere quello di diminuire il consumo del bene dannoso, è perfettamente inutile. Trattasi piuttosto di una ‘stangatina‘ pitturata di verde, che va a colpire una bella platea di consumatori e soprattutto di lavoratori autonomi, come quelli che usano il veicolo a gasolio per il trasporto merci. Il tutto in una situazione economica in cui sarebbe assolutamente necessario fare il contrario, anziché imporre una nuova tassa, per di più indiretta e quindi con effetti regressivi.
…anziché imporre una nuova tassa indiretta su consumatori e lavoratori autonomi in questo delicato momento storico
In effetti, tutto l’insieme dei cosiddetti ‘SAD’ (sussidi ambientalmente dannosi), è pieno di contraddizioni e controsensi. Vengono per esempio considerati SAD le condizioni di favore date alle famiglie che consumano energia elettrica con potenza installata non superiore ai 3 kW e consumi ridotti, vale a dire le famiglie più bisognose. Ma quale sarebbe l’alternativa? Aumentare per loro il costo dell’energia elettrica e poi sussidiarli in altro modo?
Ugualmente vien considerato SAD lo sconto sull’energia elettrica dato ai cosiddetti consumatori energivori, cioè alle imprese che usano l’energia elettrica quasi come materia prima. Provvedimento fortemente voluto da diversi Ministri dello Sviluppo Economico per impedire che queste imprese fuggissero a gambe levate dell’Italia per raggiungere lidi più ospitali. Per non parlare di minuzie, contenute nel catalogo redatto dal Ministero dell’Ambiente, quali le agevolazioni sull’IRPEF pagate “dagli apicoltori in zone montane con meno di 20 arnie”. Certo, sarebbe interessante conoscere la genesi di una misura siffatta, ma che la sua modifica possa provocare qualche beneficio per l’ambiente fa onestamente sorridere.
La tassazione ambientale è una cosa seria. Va usata, come nel caso dell’anidride carbonica, per produrre veri vantaggi competitivi, riducendo contemporaneamente l’impatto di prodotti dannosi. Usarla di fatto per aumentare il gettito produrrà solo il risultato di far considerare l’ambiente un ulteriore amico dell’ingordigia dello Stato e un nemico della crescita economica.
Chicco Testa è presidente di FISE Assoambiente
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È la solita manfrina ambientalista dei nostri governicchi quaquaraqua. Se il governo tenesse veramente all’ambiente ed alla riduzione delle emissioni di CO2, varrebbe un intenso programma di centrali nucleari per mettere a disposizione degli italiani molta energia elettrica, sempre disponibile e a basso costo, col quale elettrificare il paese, dai trasporti fino al riscaldamento. Il resto è solo molto fumo negli occhi.