Il 14 ottobre Apple ha lanciato l’iPhone 12. Il rischio di nuovi lockdown, la voglia di comunicare, la prossimità del Natale rendono il periodo particolarmente propizio per un simile prodotto. Soprattutto per i giovani, che sono un’importante fascia di consumatori. Giovani che sono allo stesso tempo il motore di una rinnovata coscienza ambientale che invoca a gran voce il cambiamento. Propensione al consumo (in una società dei consumi) e coscienza ambientale sono due lati conciliabili di una stessa medaglia o un nodo gordiano da recidere?
Si tratti di biscotti, detersivi o telefonini, non vi è compagnia che non pubblicizzi il suo prodotto dichiarandone la piena ‘sostenibilità’, qualunque sia il significato che possa attribuirsi a questo termine, o spingersi fino a dichiarare l’intenzione di conseguire una piena neutralità carbonica al 2050. Data divenuta ormai obbligata, anche per la difficoltà a verificarne il rispetto.
Così è anche per Apple: società fondata nel 1976 dal geniale visionario Steve Jobs, con 2,2 miliardi di smartphone venduti dacché fu messo sul mercato nel 2007, ricavi lo scorso anno per 260 miliardi di dollari ed una capitalizzazione che è arrivata a superare i 2.000.
Il 14 ottobre, nel bel mezzo della più grave recessione mondiale di sempre, Apple ha lanciato l’iPhone 12 (in tre modelli) prezzato a partire da 800 dollari. Non ha mancato ovviamente di dichiarare che è stato concepito in modo rispettoso dell’ambiente, sostenibile nelle modalità di ricarica, nella longevità delle batterie, nella percentuale di riciclaggio delle terre rare presenti (anche se minori per le 14 differenti componenti di plastica presenti, riciclabili per appena 1/3).
I giovani inglesi utilizzano lo smartphone mediamente 390 volte al giorno
La forzata costrizione cui siamo sottoposti, la voglia ancor più grande di comunicare con parenti ed amici, la prossimità del Natale sono buone ragioni di questo lancio. Con gran godimento soprattutto dei giovani (che se lo possono permettere) come quelli inglesi, che nella fascia di età 15-24 anni li utilizzano mediamente circa 390 volte al giorno.
Come si coniuga la propensione al consumo dei giovani con la professata (almeno da alcuni) coscienza ambientale è un interessante ma arduo tema d’indagine. Perché i consumi restano saldamente il motore di sviluppo della nostra società (come capiamo in questi giorni) e perché non è chiaro l’impatto ambientale dei nuovi consumi.
Che lo sviluppo nei tempi moderni porti inerzialmente ad una riduzione dell’intensità energetica di gran lunga superiore a quella storicamente osservata è messo in discussione dalla gran pletora di dispositivi digitali che stanno rivoluzionando il nostro vivere quotidiano.
Non è chiaro il saldo netto energetico/carbonico dei nuovi prodotti
L’uso di computer, tablet, smartphone e altre diavolerie consente di leggere libri o quotidiani, ascoltare musica, guardare film senza acquistarli così risparmiando plastica, carta, pellicole, etc. Ma per produrli – in un numero previsto a fine decennio in venti miliardi di unità – dovranno impiegarsi più metalli, plastiche, batterie, schermi di vetro, terre rare, etc. che abbisognano di energia con un saldo netto energetico/carbonico non facile a calcolarsi.
Le difficoltà a implementare la transizione energetica, con una quota delle fossili eguale a quella di 20 anni fa, hanno portato diversi studiosi a sostenere che se è certamente importante operare sul versante dell’offerta, accrescendo la quota delle tecnologie low-carbon, non lo è da meno farlo sul versante della domanda. Non solo migliorando l’efficienza energetica, il riciclaggio o circolarità dei materiali che dir si voglia, ma ancor più modificando i comportamenti individuali e collettivi.
Nella lotta ai cambiamenti climatici i comportamenti sono importanti tanto quanto le modalità di produzione dell’energia
Comportamenti che si è stimato siano responsabili di circa la metà delle emissioni globali. Un drastico cambiamento degli stili di vita sembra inevitabile. Ma è anche l’aspetto che nei sondaggi è risultato ovunque il più ostico da accettare da parte delle opinioni pubbliche.
Specie se si pensa che per conseguire risultati positivi a modificare i comportamenti dovrebbe essere soprattutto il decile più ricco della popolazione, che a questa metà contribuisce per la metà (quindi 1/4 di tutte le emissioni). Dati riportati in uno studio Oxfam del dicembre 2015, all’epoca di COP 21, e nel quale si sosteneva che l’Accordo di Parigi avrebbe dovuto mettere al centro i più poveri e vulnerabili, responsabili di appena il 10% delle emissioni.
Quanti giovani rinunceranno all’iPhone o a viaggiare in aereo ritenendo di fare il bene del Pianeta?
Uno studio del 2017 di Seth Wynes e Kimberly Nicholas sulla propensione delle diverse fasce di età ad adottare azioni carbon friendly ha individuato nelle classi giovanili quelle più sensibili, indicandole come ‘catalizzatori’ dei cambiamenti che si renderebbero necessari. Una premonizione di quello che si è concretizzato qualche anno dopo nella diffusione del movimento giovanile di protesta Fridays For Future ispirato dagli scioperi di Greta Thunberg.
Leggendo del lancio di iPhone 12 mi è venuto da chiedermi quanti di loro vi rinunceranno ritenendo di fare il bene del Pianeta. Così come quanti rinunceranno a prendere voli aerei low cost e viaggiare in lungo e in largo per il mondo (quando si potrà tornare a farlo).
Parafrasando la famosa frase di John Fitzgerald Kennedy nel suo discorso di insediamento del 20 gennaio 1961 potremmo scrivere: “Non chiedetevi cosa il vostro Paese possa fare per il global warming, chiedetevi piuttosto cosa voi potete fare”.
Alberto Clô è direttore della rivista ENERGIA
Sul tema comportamenti, giovani e mobilitazioni ambientali leggi anche:
Serve equità per attenuare i conflitti sociali nel dopo pandemia, di Redazione, 17 Giugno 2020
Nuovi comportamenti ed energia: più o meno virtuosi?, di Alberto Clò, 18 Maggio 2020
Da COP-25 al COVID-19: l’importanza della dimensione globale dei fenomeni, di Stefano Verde, 4 Marzo 2020
Crisi climatica e nuove mobilitazioni ecologiche, di Redazione, 17 Dicembre 2019
Robin Hood (alla rovescia) e giustizia ambientale, di Redazione, 25 Marzo 2019
Giù le mani dai giovani, di Alberto Clò, 15 Marzo 2019
Foto: PxHere
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