13 Ottobre 2020

Il Parlamento UE vota un’ambiziosa legge sul clima

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La settimana scorsa, il Parlamento europeo ha votato il proprio rapporto sulla European Climate Law. Oltre a supportare un ambizioso obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 60% entro il 2030, gli eurodeputati hanno sostenuto diverse disposizioni che migliorano non solo il livello ma anche la qualità degli obiettivi climatici europei. Questo voto alza le aspettative per i negoziati tra i governi degli Stati membri che dovrebbero concludersi entro la fine di quest’anno.

Gli obiettivi climatici. La principale battaglia politica in questi negoziati è stata sicuramente quella di stabilire la posizione del Parlamento europeo sulle ambizioni per l’obiettivo climatico al 2030. A inizio settembre, la commissione ENVI aveva già supportato, seppur con una strettissima maggioranza, la proposta di aumentare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dall’attuale 40% al 60% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Successivamente, la Commissione europea ha rilasciato il suo impact assessement proponendo di limitare l’innalzamento dell’obiettivo ad “almeno il 55% di emissioni nette”. Una proposta fortemente criticata dalle ONG soprattutto a causa dell’idea di includere nel conteggio per il raggiungimento dell’obiettivo i carbon sink (“attività, processi, o meccanismi di rimozione (e sequestro) di biossido di carbonio (CO2) dall’atmosfera” secondo la definizione dell’UNFCCC) che limiterebbero il target al 50-53%.

Il Parlamento europeo ha confermato la proposta di aumentare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 60% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990

Il risultato è stata una maggior frammentazione del dibattito europeo, con una serie di emendamenti sull’obiettivo al 2030 che variava dal 70% al 55%. Alla fine, anche grazie alla dichiarazione Cina di voler diventare carbon-neutral entro il 2060, il Parlamento europeo ha confermato la proposta di aumentare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 60% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Per quanto riguarda l’obiettivo al 2050 invece, gli eurodeputati hanno proposto di estendere l’obiettivo europeo della neutralità climatica a tutti gli Stati membri e di richiedere all’Unione di raggiungere emissioni negative dopo il 2050. Per tenere il passo con l’impegno a lungo termine, il Parlamento ha inoltre proposto alla Commissione di esplorare le opzioni per la definizione di un obiettivo intermedio al 2040.

Il Parlamento europeo ha confermato l’istituzione di un organo consultivo indipendente

Gli elementi di governance. La posizione del Parlamento europeo ha inoltre confermato l’inclusione di uno degli elementi centrali delle climate laws già esistenti in alcuni Stati membri: un organo consultivo indipendente. Gli eurodeputati chiedono di istituire un Consiglio europeo sui cambiamenti climatici (ECCC), incaricato di valutare la coerenza tra le politiche e il progresso verso gli obiettivi, identificando azioni e opportunità, fornendo indicazioni scientifiche sugli obiettivi climatici ed esponendo le conseguenze dell’inazione.

Questo approccio basato sulla scienza comporterà la definizione di politiche e misure coerenti ed efficienti per le sfide future. Come riportato da un’analisi recente del Grantham Reserach Institute, questo meccanismo contribuirà a migliorare l’affidabilità e la trasparenza di tutte le decisioni politiche.

Infine, in linea con l’urgenza di utilizzare al meglio le risorse pubbliche soprattutto in vista della ripresa post-Covid, gli eurodeputati hanno richiesto di allineare i flussi di finanza pubblica e privata con l’obiettivo di neutralità climatica e di eliminare gradualmente le sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili entro la fine del 2025.

La palla passa ai ministri dell’ambiente

I prossimi sviluppi. La palla passa ora ai ministri dell’ambiente, che potrebbero concordare la propria posizione comune sulla European Climate Law già durante il prossimo Consiglio europeo dell’ambiente del 23 ottobre. Tuttavia, è più probabile l’accordo sulla Climate Law slitti a dicembre poichè i ministri devono aspettare le linee guida sull’obiettivo al 2030 dai capi di Stato e di governo.

A seguito del risultato del voto in Parlamento, aumentano infine le aspettative per l’attuale semestre di Presidenza tedesca del Consiglio dell’Unione Europea per definire una posizione che sfrutti il potenziale della European Climate Law al di là della mera definizione del target al 2030. Gli elementi di governance, ora inclusi nella posizione del Parlamento, meritano di essere discussi anche dai ministri per cogliere appieno l’opportunità della Climate Law di definire un quadro normativo che permetta il raggiungimento efficiente e giusto degli obiettivi climatici.


Elisa Giannelli è ricercatrice su politiche climatiche a Bruxelles presso il think tank E3G


Su European Climate Law leggi anche:
Odissea di investimenti e la fitta tela del Green Deal, di Redazione, 26 Giugno 2020

Foto: Flickr

1 Commento
Rinaldo 

Ma davvero si continua a credere che l’uomo possa modificare il Clima del pianeta?

Ma è davvero così difficile approfondire e studiare la “storia del clima”, anche solo limitandosi a 2-3.000 anni fa?

Nonostante la Cina continui ad enunciare e condizionare sempre più il futuro, c’è chi si illude e straparla di pseudo-ambientalismo, incurante dei veri danni che questa fuorviante teoria ha comportato e continuerà a comportare per i Paesi dalla Ue.

Eppure basterebbe anche solo esaminare il corso delle produzioni agricole, anche solo guardando alle statistiche produttive dei 4 principali cereali per l’alimentazione umana: grano, riso, mais, soia, nonchè i positivi risultati del “greening” ambientale che da oltre 30 anni si sta verificando nell’Emisfero Nord del pianeta, per rendersi conto che la CO2 è elemento fondamentale per la vita e che livelli che sono dello 0,0004 assoluto in atmosfera non possono certo condizionare la ns. esistenza. Anzi !


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