Costi, sicurezza, scorie: i problemi legati al nucleare sono gli stessi di 40 anni fa? In parte sì, ma ad essere profondamente mutato è il quadro esterno. L’emergenza climatica, soprattutto secondo gli scenari peggiori, ci pone di fronte a una disperata corsa contro il tempo. Se gli strumenti a disposizione per vincere la corsa sono pochi e forse insufficienti, perché ridurli ulteriormente sulla base di preoccupazioni future? Dopotutto, mentre la casa brucia non ha molto senso stipulare un’assicurazione antincendio. La discussione sull’energia nucleare continua ed è impossibile gettare questa tecnologia nel cestino della Storia.
Dice il mio amico Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente, che le ragioni dell’opposizione al nucleare degli anni ‘80 sono ancora tutte in piedi e che nulla è cambiato. Costi, sicurezza, scorie nucleari. Si dimentica però di dire la cosa più importante che ha cambiato completamente lo scenario: l’emergere del problema riscaldamento globale. Una bazzecola. Cosicché gli oppositori del nucleare riescono contemporaneamente a dire che il mondo finirà tra 10 anni e che le scorie nucleari sono un problema. Più o meno come se i passeggeri del Titanic si lamentassero a naufragio in corso della scarsa ventilazione delle cabine.
Se il mondo finirà tra 10 anni come possono le scorie nucleari essere un problema?
Noi che non siamo passeggeri del Titanic, pensiamo che se si usa la testa il mondo può durare ben più di dieci anni e che si può battere il riscaldamento globale. Come l’AIE, riteniamo tuttavia che se non si fa un largo ricorso all’energia nucleare, sarà impossibile raggiungere i target di riduzione della CO2.
Ma ci sono le rinnovabili! Le quali dopo centinaia di miliardi di incentivi (i costi!) restano al 2% della domanda totale di energia. Due per cento che si sono conquistati a scapito dell’unica altra fonte di energia carbon free: per l’appunto il nucleare. Bel risultato. E infatti le emissioni – Covid a parte – hanno raggiunto nel 2019 il loro picco massimo decretando il fallimento più completo di tutte le chiacchiere fatte da Kyoto a Parigi e di lì in avanti.
Per questo, nonostante i due incidenti, le posizioni tedesche, l’indubbio rallentamento – ma non la fine – degli investimenti, la discussione sull’energia nucleare continua ed è impossibile gettare questa tecnologia nel cestino della Storia.
Senza l’energia nucleare è impossibile raggiungere lo scenario di contenimento della temperatura entro il 2040 – International Energy Agency
Di elettricità ci sarà sempre più bisogno: per soddisfare la domanda di più di un miliardo di persone che ne sono prive e per elettrificare una buona parte dei consumi oggi coperti da combustibili fossili.
Secondo alcuni, le rinnovabili dovrebbero quindi contemporaneamente fornire il 100% dell’elettricità necessaria, produrre idrogeno verde, alimentare le auto elettriche e i riscaldamenti domestici, caricare futuribili e gigantesche batterie capaci di fronteggiare picchi di decine di migliaia di Megawatt. Partendo dal 2%.
Certo non sarà l’Europa – a meno di ripensamenti tedeschi – a riconquistare la leadership nucleare ormai persa, anche per i grossolani errori dell’orgoglioso gigantismo francese.
Ma ci sono due fatti nuovi. La Cina promette la neutralità delle emissioni nel 2060. Mancano 40 anni, un’eternità di questi tempi, ma quel che è certo è che il nucleare avrà una parte consistente in questa strategia. Già oggi risultano installati 46.000 MW, altri 10.000 sono in costruzione, 51.000 sono pianificati e altri 100.000 sono allo stato di proposta. Una quantità gigantesca.
La Cina punta sul nucleare per raggiungere la neutralità climatica
E poi ci sono gli Stati Uniti, che da anni in modo bipartisan (una delle poche cose su cui Democratici e Repubblicani sono d’accordo) ripensano positivamente al ruolo dell’energia nucleare nel mix energetico del paese. Biden lo ha previsto nel suo programma energetico. Nuove tecnologie con potenze più piccole e sicurezza intrinseca sembrerebbero molto vicine.
Qualcuno fa i conti in giro per il mondo e non vuole correre il rischio di trovarsi nella situazione californiana di quest’estate dove la mancanza di potenza di base ha portato a numerosi e ricorrenti blackout e ha spinto il prezzo di un singolo kilowattora fino a 2.000 dollari (sic!).
Le ragioni geopolitiche che Alberto Clò ha ricordato qualche giorno fa su questo blog potrebbero dare l’ultima spinta. Sono troppi i settori in cui gli Stati Uniti corrono il rischio di cedere la leadership alla Cina (e alla Russia), essendo già sono in ritardo su batterie, auto elettriche, tecnologie rinnovabili.
La discussione non è affatto chiusa. Anzi.
Chicco Testa è presidente di FISE Assoambiente
Sul tema nucleare leggi anche:
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Foto: Pexels
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