16 Novembre 2020

France Relance e transizione ecologica

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Quale posto occupa la transizione ecologica nel piano francese di rilancio dell’economia? La transizione energetica appare come un tema trasversale del piano da 100 miliardi di euro. Per il governo francese l’ecologia è una leva importante per aumentare la competitività nazionale e la capacità di innovazione. I quattro punti salienti del capitolo “Ecologia” sono: idrogeno verde, nucleare, aeronautica e automotive, ristrutturazione termica (prima voce di spesa del capitolo). Dopo l’approfondimento sul Recovery Package tedesco, proponiamo un’analisi del piano France Relance. L’Italia, che deve ancora definire il proprio piano, dovrebbe coglierne aspetti sia di metodo che di merito: armonia e chiarezza dei capitoli di spesa, logica chiara e fruibilità per il pubblico, attenzione alla coesione.

Presentato il 3 settembre dal governo francese, il piano France Relance è un’integrazione sul lungo termine del primo piano di emergenza economica messo in atto a marzo. Un documento di quasi 300 pagine, che affronta tutti i settori dell’economia, per una cifra complessiva di 100 miliardi di euro.

Questo piano arriva nella seconda metà del mandato del presidente Macron, a più di due anni dalla sua proclamazione dello slogan Make the Planet Great again, e a pochi mesi dall’istituzione della Convention Citoyenne pour le Climat – l’assemblea di 150 cittadini estratti a sorte, che ha fatto proposte concrete per la transizione ecologica della Francia.

100 miliardi gli euro previsti dal piano di rilancio economico della Francia

Il piano viene lanciato in un momento in cui le conseguenze socio-economiche del coronavirus sono ancora difficili da quantificare e, nonostante alcuni annunci positivi sul fronte vaccini, sembrano peggiorare con il proseguire della pandemia. Dietro a questo piano, e alla sua ambizione di ricostruire un’economia “resiliente” e “sostenibile” entro il 2030, quale posto occupa la transizione ecologica?

Ecologia: un obiettivo globale e un tema trasversale

Nelle sue tre componenti – “Ecologia”, “Competitività” e “Coesione” – la transizione energetica appare come un tema trasversale nelle misure annunciate dal governo. L’obiettivo del governo di creare “la prima economia a zero emissioni d’Europa” è illustrato da misure rivolte ai settori dell’industria, dei trasporti e delle costruzioni. Settori la cui riduzione dell’impronta di carbonio è insufficiente rispetto alla traiettoria auspicata per gli obiettivi al 2050.

Su un totale di 100 miliardi di euro, il piano France Relance ne dedica 34 a misure relative alla competitività dell’economia – oltre ai 30 miliardi di misure specificamente orientate alla transizione energetica, e che includono forti dimensioni innovative, come la decarbonizzazione dell’industria o lo sviluppo di tecnologie verdi. Per il governo, l’ecologia è quindi una leva importante per aumentare la competitività nazionale e la capacità di innovazione.

Per il governo francese l’ecologia è una leva importante per aumentare la competitività nazionale e la capacità di innovazione

France Relance prevede, ad esempio, che il Programme d’Investissements d’Avenir (PIA), un piano di finanziamento lanciato nel 2010, mobiliterà 3,4 miliardi di euro nella sua quarta componente per progetti innovativi a sostegno della transizione ecologica, ad esempio nei settori del riciclaggio, della mobilità elettrica e delle attrezzature agricole sostenibili.

Inoltre, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza industriale e tecnologica della Francia evidenziata dalla crisi sanitaria, il piano prevede il finanziamento di misure in alcuni settori strategici per consentire la rilocalizzazione di alcune tecnologie elettroniche, industriali e, naturalmente, mediche. Ad esempio, la banca pubblica di investimento Bpifrance può concedere prestiti verdi per progetti di decarbonizzazione o rilocalizzazione dell’industria. A titolo di esempio, sono già stati finanziati centri per il recupero dei rifiuti di plastica o l’installazione di nuovi processi più efficienti nell’industria alimentare.

La transizione ecologica è presente anche nel capitolo della Coesione, che comprende 36 miliardi di euro rivolti al territorio e più in generale alla società, al fine di limitare l’aumento delle disuguaglianze socio-economiche, a livello geografico e generazionale. Tra le leve utilizzate c’è il sostegno all’occupazione, in particolare per i giovani, attraverso il sostegno alla formazione e ai posti di lavoro “del futuro” (ad es., più spazio per la formazione dei dipendenti in materia di competenze relative alla transizione ecologica).

Il capitolo Coesione prevede 36 miliardi di euro per limitare l’aumento delle disuguaglianze socio-economiche

Il sostegno alle “dinamiche territoriali”, che mira a favorire la nascita di progetti e la creazione di attività nei territori, riguarda anche progetti di transizione energetica su scala locale, come la realizzazione di stazioni di ricarica elettrica o incentivi al turismo sostenibile.

Indipendentemente dal capitolo “Ecologia”, che completa “Coesione” e “Competitività”, le misure per accelerare la transizione ecologica sono quindi onnipresenti nel Piano di rilancio della Francia, e dimostrano una volontà molto forte da parte dello Stato di sostenere l’attività economica orientata a tutti i livelli verso la decarbonizzazione della società.

La sezione “Ecologia”: una visione molto ampia delle sfide della transizione energetica ed ecologica

All’interno della componente “Ecologica” sono numerose le iniziative: l’ammodernamento degli impianti di depurazione delle acque reflue nei territori d’oltremare, il sostegno all’economia circolare e al recupero dei rifiuti, nonché la trasformazione del settore agricolo, il rinnovamento delle infrastrutture di trasporto, in particolare ferroviarie, e il rinverdimento dei porti. Descriviamo qui i quattro punti salienti dell’approccio del governo all’ambiente:

4 punti salienti della sezione “Ecologia”: idrogeno verde, nucleare, aeronautica e automotive, ristrutturazione termica

1. Idrogeno verde: il settore dell’idrogeno verde, richiesto dalla Commissione europea e dall’Alleanza europea per l’idrogeno pulito, è parte integrante del piano France Relance, e si prevede creerà tra i 50.000 e i 100.000 posti di lavoro in Francia entro il 2030. Fino a 7,2 miliardi di euro possono essere investiti da qui al 2030 nell’ambito degli investimenti PIA4.

2. Industria nucleare: il settore nucleare è oggetto di una misura a sé stante, pari a 200 milioni di euro, volta a promuovere l’innovazione, ad accelerare le operazioni di disattivazione degli impianti e ad aumentare la competitività delle imprese del settore, che rappresenta 220.000 posti di lavoro diretti e indiretti in Francia. Tra i progetti previsti dal piano vi sono un piccolo progetto di reattore modulare francese e la creazione di un “centro di eccellenza” per la saldatura – una competenza estremamente rara e cruciale per l’industria, in un momento in cui le difficoltà del progetto EPR (reattore nucleare a pressione) a Flamanville e le sue 316.000 saldature ritardano la consegna dell’impianto e ne fanno lievitare i costi. Queste misure sono particolarmente significative, anche se relativamente modeste rispetto al budget complessivo del piano, in un momento in cui il governo sta studiando scenari per il finanziamento di sei nuovi reattori nucleari EPR entro il 2044, per un importo stimato di 47 miliardi di euro.

Il governo sta studiando scenari per finanziare 6 nuovi reattori nucleari EPR entro il 2044

3. Aeronautica e automotive: France Relance prevede un piano di sostegno di 2,6 miliardi di euro per i settori dell’aeronautica e dell’automotive, gravemente colpiti dalla crisi sanitaria; il loro sforzo verso la sostenibilità rappresenta un’opportunità di crescita ma anche un pesante impegno finanziario da assumere in un periodo di fragilità settoriale. Queste misure sono volte a preservare il know-how critico, ad accelerare la modernizzazione delle aziende e dei processi e a sostenere l’innovazione nel settore aeronautico e dei veicoli puliti. Tuttavia, l’inserimento di questo provvedimento nella componente “Ecologia” del piano di rilancio è stata oggetto di discussione, data la difficoltà del Ministero dell’Economia di stabilire criteri di sostenibilità chiari e attuare eco-condizionalità reali per le imprese del settore.

4. Ristrutturazione termica: l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio rappresenta la prima voce di spesa nell’ambito del capitolo “Ecologia”, con un investimento complessivo di 6,7 miliardi di euro. Gli edifici sono attualmente responsabili del 40% delle emissioni di gas serra in Francia e come tali rappresentano la principale leva per la decarbonizzazione dell’economia. La Stratégie Nationale Bas-Carbone (SNBC), pubblicata nel 2015, mirava a raggiungere la decarbonizzazione virtuale del settore entro il 2050. La sfida è quindi quella di attuare rapidamente politiche efficaci, in linea con il Patto Verde Europeo e con la “ondata di rinnovamento” auspicata dalla Commissione. I 6,7 miliardi dovrebbero essere suddivisi tra edifici pubblici (4 miliardi), abitazioni private (2 miliardi, in particolare aumentando i budget dei sussidi alle famiglie), alloggi sociali e PMI.

Efficientamento energetico del patrimonio edilizio rappresenta la prima voce di spesa nell’ambito del capitolo “Ecologia”

Va sottolineato che gli obiettivi fissati dalla legge di transizione energetica e di crescita verde per il 2015, che prevede la ristrutturazione di 500.000 unità abitative all’anno, metà delle quali occupate da persone a basso reddito, non sono ancora stati raggiunti. A questo proposito, anche il Green Deal Europeo chiede agli stati di raddoppiare (portandolo dall’attuale 1%, in media, al 2%) il tasso di rinnovamento del parco immobiliare europeo. Queste misure devono essere accompagnate da una comunicazione pubblica semplice ed efficace, e da un sostegno adeguato e mirato: la difficoltà principale in Francia rimane una moltitudine di misure difficilmente comprensibili per i gruppi che dovrebbero beneficiarne. L’obiettivo da raggiungere è tanto di efficienza energetica quanto di lotta alle disuguaglianze socio-economiche e di prevenzione della povertà energetica, in un momento in cui tante famiglie sono esposte a grandi rischi economici.

Quali critiche e quali esempi?

Questi sono gli assi su cui si dirama France Relance. Sull’impostazione economica del piano, non sono mancate le critiche in terra francese, soprattutto dal lato progressista. La principale accusa mossa al piano è quella di nascondere, dietro un marketing rinnovato, la solita ricetta di stampo neoliberale: troppi aiuti verso l’offerta, specie tramite il taglio delle tasse alle imprese, e poco sostegno alla domanda. L’economista Piketty avrebbe voluto vedere maggiori investimenti sui dipendenti pubblici, ed è indubbio che il ruolo dello Stato (a partire dalla centralità di questi piani di investimento per il rilancio delle economie) sia uscito rafforzato nell’immaginario collettivo. D’altronde, i liberisti a loro volta temono che l’indebitamento pubblico previsto dal piano sia una “bomba a orologeria”. Dall’ottica di Bruxelles invece il piano può servire come modello per ispirare gli altri paesi dell’Unione.

Indicazione per l’Italia: armonia e chiarezza dei vari capitoli di spesa, logica chiara e fruibilità per il pubblico, attenzione alla coesione. Sul piano del merito, oltre a tanti esempi puntuali, l’intero dossier “Coesione”

Al di qua delle Alpi, la presentazione definitiva del piano italiano sembra ancora lenta ad arrivare. Su temi di energia e ambiente, le proposte in cantiere sono simili a quelle francesi. Per stimolare l’ambizione del governo, cento firmatari di associazioni e aziende hanno chiesto tre punti: incrementare la quota di finanziamenti del Recovery Fund dedicati al clima, disegnare criteri climatici stringenti per indirizzare gli investimenti, stilare una lista di attività espressamente nocive per il clima che non possano accedere ai finanziamenti.

Più in generale, rispetto al piano francese, almeno due aspetti sembrano particolarmente utili da recepire: sul piano del metodo, l’armonia e la chiarezza dei vari capitoli di spesa, la logica chiara e la fruibilità dei contenuti da parte del pubblico. Sul piano del merito, oltre a tanti esempi puntuali, l’intero dossier “Coesione” sembra calzare perfettamente per l’Italia, soprattutto dal punto di vista territoriale. La frattura Nord-Sud continua ad aggravarsi nell’inerzia generale, proprio quando la filiera energetica, tra le solite (e solide) rinnovabili e il nuovo entusiasmo per l’idrogeno, potrebbero offrire una nuova opportunità di rilancio del mezzogiorno.


Clémence Pèlegrin, consulente Energie e infrastrutture PwC, è Direttrice del programma Énergie et Environnement di Groupe d’Études Géopolitiques (GEG)

Renato F. Rallo, ingegnere e PhD in Ambiente e Risorse energetiche, è membro di Groupe d’Études Géopolitiques (GEG)


Sul tema rilancio e Green Deal leggi anche:
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