20 Novembre 2020

Il dito e la luna: conta più il consumatore o il venditore?

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Crescono anche nel 2019 i prezzi dell’energia per famiglie e imprese europee, mentre aumentano i profitti per i venditori: ma la liberalizzazione non doveva portare vantaggi per tutti? Gli aumenti dei prezzi sono molto differenziati da paese a paese, fino a 3 volte per le famiglie e fino a oltre 4 per le imprese. Di convergenza dei prezzi tra i paesi non v’è traccia. In Italia i prezzi sia per famiglie che per imprese sono superiori alla media europea. Per contro, molto meglio è andata ai venditori, i cui profitto sono aumentati come conseguenza di una scarsa pressione concorrenziale e di una politica accondiscendente dei regolatori. Cosa accadrebbe ai consumatori togliendo la tutela?

Nel gran dibattere sui sistemi energetici, sull’adeguatezza del loro market design, sulle politiche di regolazione dei prezzi, vi è il rischio di guardare al dito e non alla luna. Di perdere di vista, in sostanza, il punto centrale: la dinamica dei prezzi pagati dai consumatori e, per converso, i risultati conseguiti dai produttori-venditori.

Il punto, vale rammentare, che costituiva il primo obiettivo della liberalizzazione dei mercati, rispetto a cui valutarne gli esiti: migliorare le condizioni sia dei consumatori che dei produttori.

La liberalizzazione avrebbe dovuto migliorare le condizioni sia dei consumatori che dei produttori

Lamentammo lo scorso anno (Quale concorrenza nel mercato elettrico secondo ARERA?, ENERGIA 3.19) che le cose non andavano affatto in questa direzione. Da allora non sono migliorate. Essenziale per capirlo è l’annuale monitoraggio dei mercati effettuato da ACER/CEER, gli organismi che raggruppano i regolatori energetici europei, con dettagliate informazioni su:

  • lo stato dei mercati all’ingrosso e retail nei 27 paesi dell’Unione (più Norvegia);
  • l’andamento dei prezzi nel 2019 e nel decennio 2009-2019;
  • le misure adottate nei singoli paesi a protezione dei consumatori.

Dall’ultimo recente rapporto Market Monitoring Report  2019 – Energy Retail and Consumer Protection Volume vale evidenziare alcuni aspetti cruciali.

Primo: l’ulteriore crescita nel 2019 nei paesi europei dei prezzi finali dell’elettricità per le famiglie, che ha innalzato al 33% (ampiamente superiore all’indice di inflazione) l’aumento nello scorso decennio, e di poco oltre il 9% per le imprese (Fig. 1).

Un aumento dovuto in larga parte all’aumento delle voci in bolletta diverse da quella dell’energia (sussidi, trasporto, distribuzione, etc.), che pesa meno del 40%, ma anche, come vedremo, all’aumento dei profitti delle imprese.

Aumentano anche nel 2019 i prezzi finali dell’elettricità per famiglie e imprese

Migliore la situazione per il metano con un aumento medio nel decennio per le famiglie del 17,3% (meno dell’inflazione) e un calo del 12,3% per le imprese.

Gli aumenti dei prezzi sono molto differenziati da paese a paese, fino a 3 volte per le famiglie e oltre 4 per le imprese

Secondo: gli aumenti dei prezzi sono molto differenziati da paese a paese in un ventaglio di valori che per le famiglie possono essere fino a 3 volte superiori: dai 29,8 cents €/kWh della Germania (i più alti d’Europa a causa degli elevati sussidi alle rinnovabili) ai 9,8 della Bulgaria. Grande diversità anche nei prezzi alle imprese, compresi nel 2019 tra i 22,2 cents €/kWh in Danimarca e i 4,9 cents €/kWh del Lussemburgo. Simile la diversità nei prezzi del metano. Di convergenza dei prezzi non ve ne è quindi traccia.

L’Italia nell’elettricità si posiziona sia per famiglie che per le imprese al 6° posto, con prezzi in entrambi i casi superiori alla media europea e una crescita nel decennio abbastanza contenuta per le famiglie (+13,4%) ma molto forte per le imprese (+50,4%).

Terzo: se i consumatori non hanno gran che beneficiato dell’andamento dei prezzi, molto meglio è andata per i venditori. Quel che emerge da un altro cruciale dato: il mark-up, incassato dalle imprese, dato dal differenziale tra prezzi all’ingrosso e prezzi nel mercato retail, quale proxy dei loro profitti.

Il differenziale tra prezzi all’ingrosso e retail incassato dalle imprese è aumentato in molti mercati

Ebbene, nella più parte dei mercati elettrici si è avuto un loro sensibile aumento, conseguenza di una scarsa pressione concorrenziale – che la liberalizzazione avrebbe dovuto garantire – e di una politica accondiscendente dei regolatori, configurabile talora come vera e propria loro ‘cattura’. Quel che rafforza gli interrogativi su quel che potrebbe accadere togliendo la protezione dei consumatori oggi offerta dai prezzi tutelati.

Guardando ai maggiori mercati si hanno nel periodo 2008-2019 forti aumenti dei profitti in Germania (da 20 euro/MWh a 40 poi calati nel 2019 a 20) e in Gran Bretagna, un tempo icona della concorrenza oggi simbolo del neo-dirigismo (da 30 a 50 a 40 euro/MWh), mentre in Francia sono stabili nell’ultimo quinquennio (sui 20 euro).

In Italia la tendenza è stata verso un aumento dei profitti delle imprese elettriche solo parzialmente ripiegata lo scorso anno (da circa 10 euro nel 2008, a poco meno di 40 nel 2018 e poco oltre i 20 nel 2019).

Molto più contenuti i profitti nel mercato europeo del metano e relativamente più stabili nel tempo: con massimi in quello inglese, mentre l’Italia ha osservato una loro relativa stabilità intorno ai 10 euro/MWh.

A dimostrazione quindi che il mercato del gas italiano osserva un livello di concorrenzialità superiore a quello del mercato elettrico nonostante vi operassero oltre 700 imprese, soprattutto nel mercato libero. Lungo un trend “come di consueto” in continua crescita secondo ARERA (come da pag. 123 della sua ultima relazione annuale). Essendovi, evidentemente, in questo mercato, come ebbe a dire l’ex-ministro dell’Industria Pierluigi Bersani, “molto grasso da spartire”.

Nel mercato elettrico non è il numero che fa la concorrenza e chi lo domina non la pratica. Dovrebbe essere ARERA a dar seguito all’impegno scritto in grandi lettere sul suo sito: “Scriviamo le regole per tutelare consumatori e utenti”.


Alberto Clò è direttore della rivista ENERGIA


Sul mercato elettrico leggi anche:

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Sulla liberalizzazione del mercato elettrico: risposta a Chicco Testa, di GB Zorzoli, 10 Giugno 2019
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Foto: Pixabay

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