Nel 2020 le società energetiche hanno adottato misure inedite per riposizionarsi nella transizione energetica, un cambio di passo verso la decarbonizzazione dell’economia. Compagnie petrolifere europee hanno iniziato a prepararsi a una “nuova normalità” e ora competono per gli asset con le società rinnovabili tradizionali e con i fondi. Si rafforzano operatori globali rinnovabili “pure-play” come Orsted, Enel, Iberdrola e NextEra Energy. Le utility europee procedono veloci verso l’unbundling. Anche le major petrolifere statunitensi potrebbero scendere in campo. Con tutta probabilità, il 2021 si prospetta come un anno di primati per l’M&A nel settore energetico. Dal rapporto Herbert Smith Freehills M&A IN 2021.
Nonostante la pressione sul settore della generazione elettrica sia ormai crescente da decenni, nel 2020 abbiamo assistito ad un cambiamento di paradigma. L’enfasi sulla decarbonizzazione è stata guidata sia dalla crescente evidenza e consapevolezza del legame tra combustione degli idrocarburi e cambiamenti climatici, sia dalla predominanza degli idrocarburi nel nostro sistema energetico globale (pari all’80% della domanda mondiale di energia).
Nel 2020 abbiamo assistito a un cambio di passo. Gli impegni per la riduzione delle emissioni presi a Parigi nel 2015 dalla comunità internazionale hanno trovato spazio negli impegni nazionali presi dai principali paesi produttori di emissioni (tra cui Stati Uniti, Cina, Europa), e sono stati consacrati anche nella visione aziendale delle principali società europee produttrici di idrocarburi (tra cui Bp, Shell, Eni, Total).
La fiducia necessaria per questo cambiamento trae origine dalle notevoli riduzioni di costo delle rinnovabili (in particolare, solare fotovoltaico ed eolico), dai miglioramenti tecnologici rinvigoriti da considerazioni ESG e dalla pressione esercitata dalle istituzioni finanziarie ai fini del disimpegno dagli idrocarburi da parte delle società energetiche.
Compagnie petrolifere europee si preparano a una “nuova normalità”
Queste tendenze sono state accelerate dai cambiamenti nelle nostre abitudini lavorative e di vita provocati dalla pandemia che, in molti casi, sono destinati a perdurare. Le compagnie petrolifere europee hanno iniziato a prepararsi a questa “nuova normalità” appostando massicce svalutazioni di cespiti, riducendo drasticamente gli investimenti in attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi e annunciando programmi di disinvestimento multi-miliardari e, al contempo, focalizzandosi sulle opportunità offerte dall’energy transition (cattura, utilizzo e stoccaggio, CCUS di idrogeno e carbonio, rinnovabili, veicoli elettrici, tecnologie per la riduzione delle emissioni).
Stiamo anche assistendo alla crescente fortuna di operatori globali rinnovabili “pure-play” come Orsted, Enel, Iberdrola e NextEra Energy. Queste società stanno attraendo cifre record in termini di capitali e stanno bruciando le tappe, offrendo agli investitori una scommessa pulita su un futuro a basse emissioni.
Nel 2020 è risultato più difficile chiudere le operazioni M&A nel settore oil&gas, poiché i dealmaker hanno faticato a convergere sulle valutazioni dei cespiti per via della contrazione del prezzo del petrolio causata dal Covid-19 che ha portato all’abbandono o alla sospensione di molte operazioni (ad es. Energean/Neptune nel Mare del Nord del Regno Unito).
La creatività delle strutture contrattuali ha avuto un ruolo cruciale, come nel caso dell’acquisizione di Noble da parte di Chevron con un’operazione share for share da 13 miliardi di dollari e il subentro di Chrysaor nella quotazione londinese di Premier Oil.
Un’ondata di consolidamenti attesa nell’upstream petrolifero e nel settore dei servizi
La scarsità di risorse finanziarie ha bloccato Chesapeake e molti altri produttori statunitensi di shale dai costi elevati, ma un’intensa attività della salvaguardia di liquidità ha salvato molte società al di fuori del Nord America, lasciando le società di servizi petroliferi a subire le conseguenze più pesanti. Si prevede che un’ondata di consolidamenti possa irrompere nel settore dei servizi, e più in generale nel mercato upstream, nel corso dell’anno corrente.
Le società petrolifere di Stato sono state in larga parte assenti nelle procedure d’asta del 2020, ma è probabile che ritornino alla carica nel 2021 quando stabilità ed opportunismo faranno ritorno sul mercato.
Alcune delle maggiori operazioni del settore energetico hanno visto il coinvolgimento di fondi pensione e infrastrutturali nell’acquisto di strutture credit-backed connesse a cespiti mid-stream: ADNOC ha raccolto più di 10 miliardi di dollari in questo modo e Shell sta valutando una struttura simile per i propri cespiti QCLNG in Australia. Buona parte dei capitali liberi a livello globale si trovano in fondi infrastrutturali, fondi private equity e fondi pensione e, al momento, partecipano alla pari delle società oil&gas nelle procedure competitive di acquisizione.
Le major petrolifere ora competono per gli asset con le società rinnovabili tradizionali e con i fondi
Le società energetiche hanno adottato misure inedite per riposizionarsi nella transizione energetica, e abbiamo assistito ad acquisizioni di impianti eolici offshore dal valore di oltre un miliardo di dollari da parte di major nel corso del 2020 (tra cui Bp, Total, Eni).
Le major petrolifere ora competono per gli asset con le società rinnovabili tradizionali e con i fondi, portando a un aumento di prezzi e una riduzione dei margini. Società early-mover come Orsted ed Equinor hanno iniziato a raccogliere i frutti. Le utility europee stanno velocemente procedendo verso unbundling e decarbonizzazione, ponendo un’attenzione ancora maggiore su solare ed eolico e sul miglioramento della customer experience. La partnership strategica di Origin Energy con Octopus nel Regno Unito segna la strada.
Nel 2021, prevediamo ancora le stesse tendenze: le major petrolifere statunitensi (anche Chevron e Exxon) potranno probabilmente scendere in campo avendo recentemente ricalibrato la propria attenzione sul paradigma: costi minimi, emissioni minime. Con tutta probabilità, il 2021 si prospetta come un anno di primati per l’M&A nel settore energetico.
Il post riprende e rielabora il capitolo Navigating the energy transition to net zero — the course is set pubblicato nel rapporto Herbert Smith Freehills M&A IN 2021
Lorenzo Parola, Partner Herbert Smith Freehills
Giulia Musmeci, Associate Herbert Smith Freehills
Sulle previsioni per il 2021 leggi anche:
Le 10 previsioni energetiche Wood Mackenzie per il 2021, di Redazione, 18 Gennaio
Su Finanza sostenibile leggi anche:
+ S e G, -E: la finanza sostenibile ai tempi della pandemia, di Chiara Proietti Silvestri, 4 Gennaio
Evoluzione della finanza: una crescita in linea con la transizione? di Redazione, 7 Gennaio
Foto: Johannes Plenio, Unsplash
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