18 Marzo 2021

Come contrastare la povertà energetica in Italia?

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

Su ENERGIA 1.21, torniamo a parlare di povertà energetica, un fenomeno che in Italia interessa 2,3 milioni di famiglie e che oggi è acuito dalle conseguenze economiche della pandemia. L’avvio di una transizione energetica sostenibile richiede una rinnovata attenzione ai costi che essa impone, specie sulle persone meno abbienti. Affinché la transizione rappresenti un’opportunità di progresso per tutti, le politiche energetiche dovranno stare attente a non generare nuove forme di povertà e disuguaglianze

In questo periodo storico in cui “tutti evocano la transizione, pur sapendo che sarà necessariamente costosa”, chi si occupa di povertà energetica sa che la domanda da farsi è: “come verranno distribuiti questi costi”?

Analizzare questo fenomeno, insieme agli strumenti di policy in grado di arginarlo, è il tema chiave dell’articolo a firma di Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci pubblicato su ENERGIA 1.21. Traendo spunto dal Secondo Rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, di cui gli autori sono coordinatori, vengono approfonditi i possibili effetti redistributivi di una carbon tax e gli strumenti previsti dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) in riferimento al contesto italiano.

La chiave di lettura dell’intera questione si basa sul paradigma della just transition che evidenzia l’urgenza di promuovere una transizione energetica in grado di includere le persone più vulnerabili con misure adatte allo scopo.  

Secondo il paradigma della just transition, la transizione dovrebbe includere misure volte a schermare le persone più vulnerabili

Il PNIEC individua gli strumenti di cui l’Italia dovrebbe dotarsi per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni al 2030. Coerentemente con tali impegni, la transizione energetica potrebbe esercitare una pressione al rialzo sui prezzi dell’energia, specie quelli dell’energia elettrica.

In questo contesto, la crisi derivante dalla pandemia di Covid-19 rende ancor più critica l’attuazione delle politiche di transizione, con effetti più accentuati sulle fasce vulnerabili della popolazione. Risulta necessaria una loro tempestiva rivisitazione, tenendo conto delle nuove condizioni quali forte incertezza del reddito per larga parte della popolazione, una maggiore permanenza nell’abitazione e il conseguente incremento delle spese per le utenze, un minore accesso a percorsi di cura in strutture pubbliche e, in generale, un aumento del disagio psicologico.

Questo nuovo e complesso scenario in cui attuare una transizione energetica sostenibile ribadisce la necessità di porre una particolare attenzione alla povertà energetica (PE), definita come “la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici oppure come la condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a quanto socialmente accettabile”.

Misurare la povertà energetica (par. 1) è un esercizio difficile – l’Italia non ha ancora una misura ufficiale – ma necessario per comprendere la portata del problema.

In base all’indicatore Low Income High Costs (LIHC) adottato dal governo italiano per fotografare il fenomeno nel paese, la povertà energetica coinvolge un numero crescente di famiglie italiane, concentrate soprattutto nel Sud: quasi 2,3 milioni, pari all’8,8% del totale, alla fine del 2018.

Ancor prima della pandemia la povertà energetica era già un fenomeno in crescita interessando quasi 2,3 milioni di persone, gran parte nel Mezzogiorno

L’analisi continua approfondendo alcuni aspetti quali l’eterogenea distribuzione della PE sul territorio, il ruolo del raffrescamento, il tema della mobilità privata, gli effetti su alcuni specifici segmenti della popolazione (anziani e immigrati).

Si passa poi al focus sulle politiche per combattere la povertà energetica (par. 2), con approfondimenti sugli effetti redistributivi di una eventuale carbon tax e sulle implicazioni del PNIEC sulla povertà energetica. In particolare, si presentano i risultati preliminari di una simulazione dell’introduzione di una carbon tax nel nostro Paese (75 dollari per tonCO2eq).

L’introduzione di una carbon tax potrebbe assegnare in tutti i settori il giusto segnale di prezzo alle emissioni di gas serra mentre oggi l’unico sistema di carbon pricing in Italia, il cap-and-trade, assoggetta solo siti industriali e centrali elettriche

Complessivamente, la carbon tax genererebbe, a parità di altri fattori, un aumento della spesa energetica di quasi il 9%, aumento che inciderebbe maggiormente sulla spesa per riscaldamento delle famiglie più povere e su quella per energia elettrica per quelle più abbienti.

Come fare a limitare tali effetti?

Esistono diverse strategie che possono essere messe in atto per migliorare il consenso sociale verso la carbon tax, alcune delle quali sono spiegate nella tabella sottostante.  

L’Italia ha recentemente inviato alla Commissione europea la versione finale del PNIEC, un documento che dovrebbe guidare le scelte energetiche e ambientali del nostro Paese nel medio termine.

Il PNIEC ammette “la necessità di una migliore comprensione del fenomeno della PE attraverso la realizzazione di studi ad hoc e la costituzione di un Osservatorio nazionale a essa dedicata”.  Un’analisi critica dei contenuti del Piano riportata con maggiore dettaglio su ENERGIA 1.21 evidenzia la necessità di completare la riforma tariffaria e dei bonus esistenti, oltre che il coordinamento con altre politiche quali detrazioni per efficienza energetica (Ecobonus) e riforma dei mercati finali energetici.

Il contrasto alla povertà energetica e la tutela dei consumatori sono ancora affidati per quanto riguarda l’energia elettrica e il gas a un meccanismo di price regulation che appare sempre più obsoleto

Secondo l’Energy Poverty Observatory dell’UE, l’Italia risulta tra i paesi più attenti al problema con un punteggio pari a 14 su 26. Tuttavia, “tale risultato apparentemente lusinghiero dipende anche da iniziative annunciate nel PNIEC ma, finora, prive di ricadute pratiche”.

Serve un cambio di rotta – pensando anche alle opportunità dei fondi europei Next Generation – che tenga conto delle esigenze dei poveri energetici, specie nel complesso contesto odierno in cui la pandemia ha ridotto ancor più la capacità di spesa delle famiglie.


Il post presenta l’articolo Povertà Energetica e «Just Transition» (pp. 46-51) di Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci,  pubblicato su ENERGIA 1.21


Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci sono coordinatori dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE)


Acquista il numero

Foto: Unsplash

 


0 Commenti

Nessun commento presente.


Login