15 Marzo 2021

Il futuro del petrolio nel ‘Mondo Virato’

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

La pandemia rappresenta un punto di rottu­ra con il passato per l’industria petrolifera. Secondo Edward Morse e Francesco Martoccia (Citigroup), le compagnie petrolifere internazionali dovranno puntare a riequilibrare il loro modello di business, i governi ripensare le loro politiche energetiche. Nel breve periodo, il mercato petrolifero dovrebbe ritrovare l’equilibrio. Esage­rati appaiono gli scenari che proiettano un eccessivo, quanto pericoloso, divario tra domanda e offerta di petrolio. Quel che è atteso restare costante con la transizione energetica è il ruolo della geopolitica. Un’anteprima da ENERGIA 1.21

Dopo un anno critico per tutti i settori, abbiamo chiesto ad Edward Morse e Francesco Martoccia (Citigroup) di riepilogare gli effetti della pandemia sull’industria petrolifera, anticipando alcune previsioni sulle future dinamiche di mercato. Ripercorriamo i principali punti dell’articolo pubblicato su ENERGIA 1.21.

“In quello che Lucio Caracciolo ha definito, con un abile calembour, il «Mondo Virato» ci sarà bisogno di ripensare il modello economico e sociale, e ciò avrà delle ripercussioni profonde sull’intera filiera produttiva.

Un ripensamento delle politiche energetiche sarà centrale al nuovo paradigma che i governi, primi fra tutti l’Unione Europea e gli Stati Uniti, si prefiggono di adottare (…). Le compagnie petrolifere internazionali, di fatto, dovranno puntare a riequilibrare il loro modello di business, circoscrivendo il ruolo del greggio e dei prodotti della raffinazione, e protendendo sempre più verso le fonti rinnovabili e la neutralità carbonica”.

I progetti di investimento delle majors europee in energia rinnovabile e CCUS sono ammontati a 4,2 mld. doll., contro 1 miliardo in combustibili fossili

“Di fatto, per l’industria petrolifera, la pandemia rappresenta un punto di rottura con il passato. Questa ha scardinato i fondamentali di domanda e offerta al punto da provocare un’accumulazione straordinaria degli stoccaggi di greggio e prodotti raffinati (…).

I disturbi del trauma sono ancora evidenti: le scorte mondiali di greggio si aggirano intorno ai 4.430 mil. bep, oltre 300 mil. bep al di sopra della chiusura del 2019. Solo uno sforzo congiunto fra i principali produttori di petrolio, accompagnato da un graduale miglioramento della domanda petrolifera mondiale, dovrebbe permettere al mercato di ripristinare l’equilibrio originario (…)” (par. 1).

Il deficit di mercato dovrebbe attestarsi oltre i 4 mil. bep/g nel primo trimestre 2021 (oltre 2 mil. bep/g nell’anno)

Per il 2021, l’OPEC+ è l’osservato speciale lato offerta. La Cina quello della domanda. “È nelle intenzioni del governo di Pechino di incrementare strutturalmente l’ammontare degli stoccaggi petroliferi per ragioni strategiche. (…) Le autorità hanno stabilito un obiettivo di 180 giorni di copertura delle importazioni nette (…)”.

Il prezzo del Brent potrebbe restare fra i 60 e i 65 doll., anche se la speculazione finanziaria potrebbe spingere sopra i 70 doll./bbl

“Guardando al complesso dei prodotti della raffinazione (par. 2), il quadro risulta più incerto. Le scorte mondiali di prodotti raffinati si attestano intorno ai 2.786 mil. bep, ossia circa 400 mil. bep al di sopra dei livelli precedenti lo scoppio della pandemia. Diversamente dal mercato del greggio, quello dei prodotti raffinati non può contare su di un’organizzazione intergovernativa come l’OPEC+ che si faccia promotrice di un taglio dell’offerta per riequilibrarla alla domanda. Ogni aggiustamento dei fondamentali è a carico dell’economicità del settore della raffinazione (…)”.

Nel futuro post-pandemia, il downstream dovrà confrontarsi con margini di profitto strutturalmente più bassi

“La pandemia potrebbe aver provocato una rottura strutturale nel rapporto tra la crescita del PIL mondiale e la crescita della domanda mondiale di petrolio (…). Per fare un paragone, sarebbe come se l’intera crescita annuale della domanda cinese di petrolio del 2019 fosse stata azzerata. (…) Alcuni dei cambiamenti comportamentali indotti dalla pandemia si protrarranno oltre la campagna di vaccinazione mondiale di quest’anno (par. 3).

Gli allarmismi circa la possibilità di un eccessivo divario futuro tra domanda e offerta mondiale di petrolio (sono) infondati (…). Le nostre analisi hanno costantemente respinto questa tesi che esagera i tassi di declino naturale delle riserve petrolifere mondiali, sottovaluta il sensibile aumento dell’efficienza della spesa in conto capitale, e fraintende il ciclo economico più breve della produzione petrolifera non convenzionale, inclusi sia lo shale oil che la perforazione in mare aperto”.

Lo smart working potrebbe mettere a rischio circa 2,3 mil. bep/g della domanda mondiale di benzina

“L’industria petrolifera dovrà però far i conti con altre forze esogene, che potrebbero determinare un graduale aumento del costo del capitale. Dopo lo scoppio della pandemia, lo zeitgeist (spirito del tempo) imperante nei corridoi dei palazzi del potere è diventato «Build back better!», ricostruire meglio, stipulando un nuovo contratto sociale fra i cittadini e lo Stato che guardi non solo alla crescita e il benessere economico, ma anche a un minore impatto ambientale per arginare i cambiamenti climatici. Un ripensamento delle politiche energetiche sarà dunque centrale al nuovo paradigma che i governi si prefiggono di adottare, determinando un’accelerazione verso la transizione energetica (par. 4)”.

Quel che è atteso restare costante con la transizione energetica è il ruolo della geopolitica

A influenzare il mercato saranno inoltre le scelte degli attori internazionali – Unione Europea gli Stati Uniti di Joe Biden in testa – e le relazioni tra importanti paesi produttori come Arabia Saudita e Russia. Nell’articolo pubblicato su ENERGIA 1.21 gli autori confermano il ruolo della geopolitica nell’evoluzione delle strategie energetiche, commentando le possibilità dei principali paesi coinvolti.

Il «Mondo Virato» non vedrà il crepuscolo degli idrocarburi

In conclusione, “(…) nel breve periodo lo scenario di mercato per il petrolio rimane rialzista, mentre nel medio periodo è verosimile che le nuove applicazioni tecnologiche continueranno a esercitare una forza deflativa sui costi di estrazione. Al contempo gli standard energetici mondiali continueranno a migliorare, evitando che si manifesti così quel «Black Twilight», ossia il crepuscolo degli idrocarburi nel Mondo Virato”.


Il post presenta l’articolo Le prospettive del mercato del petrolio nel «Mondo Virato» (pp. 18-23) di Edward L. Morse e Francesco Martoccia (Citigroup) pubblicato su ENERGIA 1.21


Edward Morse è Global Head Commodity Research di Citigroup

Francesco Martoccia è Energy Strategist presso Citigroup


Acquista il numero

Foto: unsplash


0 Commenti

Nessun commento presente.


Login