La terza edizione dell’Indagine sul Clima promossa dalla BEI si basa sulla domanda “Qual è il miglior modo per combattere i cambiamenti climatici?”. Scoprendo come hanno risposto i cittadini intervistati dei diversi paesi europei, scopriamo qualcosa in più su dove ricade la fiducia delle persone nella lotta ai cambiamenti climatici. E potrebbe sorprenderci, e forse far riflettere, che è maggiore la fiducia in noi stessi che nella regolazione pubblica, specie in Italia.
“Qual è il miglior modo per combattere i cambiamenti climatici?” La domanda posta dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) nella terza edizione dell’Indagine sul Clima è la classica domanda che potrebbe essere definita tricky, scomoda. Non tanto per il quesito, che di fatto ricalca quello che è stato posto a 150 cittadini francesi nella prima assemblea civica sul clima di carattere nazionale, ma piuttosto per il ventaglio di risposte suggerite, riassumibili in: Tecnologia, Comportamenti individuali, Regolazione pubblica, Investimenti.
Di fatto, trascendendo la scienza statistica, quello che è stato chiesto a oltre 30.000 cittadini dell’UE-27, Cina e Stati Uniti è se credono di più nella scienza, nei governi, nelle imprese o in loro stessi. Ebbene, i cittadini europei non sembrerebbero avere dubbi, riconoscendo nei propri comportamenti quotidiani un’arma più efficace (o comunque al pari) degli investimenti pubblico-privati, dei piani e delle strategie governative, dello sviluppo delle nuove tecnologie.
Per i cittadini europei intervistati, l’arma più efficace contro i cambiamenti climatici risiede nei propri comportamenti
I risultati dell’indagine ribaltano il paradigma dell’approccio top-down che finora ha caratterizzato la lotta ai cambiamenti climatici e pone il tema mai veramente discusso della transizione lato domanda, fatto non solo di informazione ma anche di consapevolezza e coinvolgimento (Su questo tema, leggi anche Cambiamenti climatici e comportamenti individuali di Alberto Clò, pubblicato su ENERGIA 1.21).
Sul fronte americano e cinese la percezione sembra essere diversa, con la tecnologia che si attesta di poco sopra il ‘radical changes in behaviour’. Che questo sia un bene o un male non sta a noi deciderlo, quel che è certo è che la politica e l’economia siedono di gran lunga negli ultimi gradini del podio, e che gli analisti hanno apprezzato questa presa di coscienza civica prettamente europea, considerata un segno di maturità nel percorso che porta alla decarbonizzazione.
What’s the best way to tackle the climate crisis?

Fonte: 2020-2021 EIB Climate Survey
“Un messaggio incoraggiante”, lo ha definito il vicepresidente della BEI Ambroise Fayelle, che vede nell’esito del questionario un ritorno al People Power, che va supportato, finanziato e sostenuto. Un potere che, tuttavia, non viene confermato in maniera omogenea dai diversi popoli europei che hanno partecipato al sondaggio. I paesi scandinavi, ad esempio, sembrano più fiduciosi nei confronti nella tecnologia (40% in Svezia, 38% in Finlandia e 36% in Danimarca), pur riconoscendo nei comportamenti individuali un valido strumento.
E l’Italia?
Gli italiani, all’opposto, credono di più nei cambiamenti radicali di comportamento (41%) che nell’innovazione tecnologica (25%), attestano una passione per gli investimenti pubblici e privati maggiore che in altri paesi (22%) mentre relegano a un misero 12% la regolamentazione dello Stato. Inoltre, l’83% degli intervistati nella penisola rincara affermando che l’azione per il clima deve tener conto dei divari di reddito e delle disuguaglianze sociali, e oltre un terzo di essi desidera incrementare il telelavoro per ridurre gli spostamenti casa-lavoro e per combattere il fenomeno dei cambiamenti climatici.
Il 41% degli italiani intervistati crede al potere di cambiamenti radicali di comportamento come arma nella lotta ai cambiamenti climatici piuttosto che alla regolamentazione dello Stato, relegata ad un misero 12%
Quando si chiede agli intervistati italiani perché l’Italia dovrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili (ad esempio dal petrolio, gas naturale, carbone), il 45% afferma che il motivo principale è che le riserve mondiali sono in via di esaurimento oppure che ciò li renderebbe più indipendenti dalle risorse di altri paesi. Per il 29%, invece, la ragione principale va vista nella necessità di ridurre l’inquinamento, soprattutto nelle città. Il 23% afferma che il vantaggio principale derivante da un minor uso di combustibili fossili sta nel contributo che ciò può dare alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici.
Sul fronte dei trasporti, gli italiani ritengono che le modifiche nel settore dei trasporti debbano essere prioritarie nella lotta ai cambiamenti climatici (43%), e attribuiscono a questo settore maggiore rilevanza rispetto ad altri cittadini europei (38%). Quasi la metà si dichiara favorevole al maggior potenziamento dei trasporti pubblici (47%) e il 49% vede di buon grado le auto elettriche sovvenzionate.
Meno trasporto privato e più trasporto pubblico, ecco le misure che gli italiani ritengono essere tra le priorità per la lotta ai cambiamenti climatici
Per quanto riguarda i trasporti in ambito urbano, occorrerebbe puntare in primis su interventi quali l’imposizione di forti tasse sui veicoli altamente inquinanti (34%) e il divieto alla loro circolazione nei centri città (37%). Infine, per contribuire alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, gli italiani sono disposti a ridurre gli spostamenti quotidiani casa-lavoro, e per il 38% degli intervistati occorre spingere in via prioritaria a un ampliamento delle opportunità di telelavoro.
Mattia Santori è ricercatore presso Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche
Sul tema della transizione energetica leggi anche:
Il tecno-ottimismo è il profumo della transizione ecologica?, di Michele Manfroni, 2 Marzo 2021
Transizione energetica: il baratro tra essere e dover essere, di Enzo Di Giulio, 1° Febbraio 2021
Navigare attraverso la transizione energetica verso l’obiettivo 0 emissioni, di Lorenzo Parola e Giulia Musmeci, 25 Gennaio 2021
Su comportamenti e clima leggi:
Giovani: iPhone o non-iPhone, cosa siete disposti a fare per il clima?, di Alberto Clò, 29 Ottobre 2020
Nuovi comportamenti ed energia: più o meno virtuosi?, di Alberto Clò, 18 Maggio 2020
Foto: Unsplash
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