Un libro, due opinioni. Alberto Clò e Enzo Di Giulio commentano il volume di Bill Gates sul Clima
Fioccano quotidianamente nella rete dispacci della sciagura climatica: ghiacci che si sciolgono, eventi estremi che si moltiplicano, corrente del golfo che rallenta. Poi, esce un libro che ha come titolo “Clima. Come evitare un disastro”, e l’autore è un uomo che ha fatto la storia della civiltà moderna, Bill Gates.
Uno che ha portato un PC in ogni casa e poi, ancora in età fiorente, ha chiuso alle sue spalle la porta del business ricco e si è messo a fare il filantropo, finanziando campagne di vaccinazione miliardarie ai quattro angoli del mondo. Uno che si definisce tecnologo. Uno che viene dal business ma che, diversamente dagli uomini di business, è sempre stato lettore vorace di libri e uomo di cultura e conoscenza (vedere la serie Netflix “Dentro la mente di Bill Gates” per farsi un’idea più accurata).
Insomma, da una parte il disastro venturo e dall’altra un uomo fuori dall’ordinario che dice che il disastro si può evitare e che nel suo libro è spiegato come, passo per passo. È chiaro che di fronte a un titolo del genere le aspettative del lettore salgano. E infatti io, come altri lettori con i quali mi è accaduto di confrontarmi, ho atteso questo libro con impazienza somma, con l’ingenuità di uno scolaretto che avrebbe trovato lì dentro il filo di Arianna del labirinto climatico.
Sì, certo, in un angolo della mente di tutti noi lettori sta sempre quella voce cinica e guastafeste che dice che le formule magiche non esistono, ma lo stesso abbiamo voluto sperare e affidarci, per una volta, a sorella ingenuità.
Il risultato è stato che al termine del volume – bello e didattico, istruttivo e notevole, sia detto – il lettore si ritrova ancora nel bel mezzo del labirinto con un abbozzo di filo di Arianna tra le mani che non lo porta affatto fuori dal dedalo climatico, ma che, semmai, gli dà una consapevolezza nuova circa l’intricata complessità di quel labirinto.
Uscire dall’intricato labirinto climatico è quanto mai complicato: lo sapevamo già prima di leggere il libro di Gates, ma ora lo sappiamo meglio
Il volume è denso e ricco di informazioni su clima, energia, tecnologia, business, politiche pubbliche. Leggendolo s’impara molto, anche se si hanno già conoscenze su questi temi. Chi non le possedesse – e forse questo è il merito principale del libro – troverebbe in queste 400 pagine un quadro d’insieme accurato e stimolante. Riassumerlo non è affatto facile, perché i sentieri percorsi dall’autore seguono direttrici diverse, ma qualcosa si può dire. Provo a farlo in dieci punti, usando le parole dell’autore:
- “Sembra qualcosa di molto difficile, perché lo sarà. Il mondo non ha mai dovuto affrontare una simile sfida. Ogni paese sarà costretto a cambiare le proprie abitudini”.
- “Finii per convincermi di tre cose: 1. Per evitare una catastrofe climatica, dobbiamo azzerare le emissioni. 2. Dobbiamo impiegare gli strumenti di cui disponiamo già, come l’energia solare ed eolica, in modo più rapido e accorto. 3. E dobbiamo sviluppare e rendere disponibili tecnologie rivoluzionarie in grado di fare il resto”.
- “Quasi tutte le soluzioni a zero emissioni sono più costose dei loro corrispettivi basati sui combustibili fossili. Ciò dipende in parte dal fatto che i prezzi dei combustibili fossili non riflettono i danni ambientali che provocano e così sembrano più convenienti dell’alternativa. Tali costi aggiuntivi sono ciò che chiamo Green Premium”.
- “Possiamo ridurre i Green Premium rendendo i beni a zero emissioni meno costosi (il che richiede innovazioni tecniche), rendendo i beni che emettono CO2 più costosi (il che richiede innovazioni politiche), o facendo entrambe le cose”.
- “Ecco, in una sola frase, l’argomentazione a favore dell’energia atomica: è l’unica fonte di energia a zero emissioni in grado di fornire affidabilmente corrente giorno e notte, in qualunque stagione, praticamente ovunque sul pianeta, che abbia dimostrato di funzionare su vasta scala. Nessun’altra fonte di energia pulita si avvicina a quello che il nucleare offre già oggi. (…) L’energia nucleare (…) uccide molte meno persone di qualunque combustibile fossile”.
- “Ogni governo nazionale deve fare tre cose. In primo luogo, stabilire l’obiettivo di azzerare le emissioni, nel 2050 per i paesi ricchi, e non appena possibile dopo questa data per le nazioni a medio reddito. In secondo luogo, elaborare piani specifici per raggiungere tali obiettivi (…) E in terzo luogo, qualunque paese sia in condizione di finanziare la ricerca dovrà accertarsi di essere sulla strada giusta per rendere l’energia pulita così conveniente, con la riduzione dei Green Premium, da consentire alle nazioni a medio reddito di azzerare le proprie emissioni.”
- “Operare delle riduzioni (di emissioni) entro il 2030 nel modo sbagliato potrebbe addirittura impedirci di azzerarle in futuro. Perché? Perché le cose che faremmo per ottenere piccole riduzioni entro il 2030 sono radicalmente diverse da quelle che faremmo per arrivare a zero emissioni entro il 2050”.
- “Ho diviso i diversi elementi del mio piano in due categorie (…): una prevede l’espansione dell’offerta di innovazioni, il numero di nuove idee che vengono testate, e l’altra l’accelerazione della domanda di innovazioni”.
- “Quintuplicare la ricerca e lo sviluppo nel campo dell’energia pulita e del clima nel corso del prossimo decennio. Gli investimenti pubblici diretti alla ricerca e allo sviluppo rappresentano una delle strategie più importanti che possiamo attuare per contrastare il cambiamento climatico, ma i governi non stanno facendo abbastanza al riguardo. (…) È necessario che i governi si impegnino a sovvenzionare progetti su scala enorme (nell’ordine di centinaia di milioni o miliardi di dollari) (…) E devono impegnarsi a finanziarli sul lungo periodo, in modo che i ricercatori siano sicuri di poter contare su un sostegno costante negli anni a venire.”
- “Dare un prezzo all’anidride carbonica. Che si tratti di una carbon tax o di un sistema di permessi di emissione negoziabili in base a cui le aziende possono comprare e vendere il diritto a emettere CO2, dare un prezzo alle emissioni è una delle cose più importanti che possiamo fare per eliminare i Green Premium.”
In sintesi, le emissioni vanno portate a zero, e dunque ha più senso investire in fonti a zero emissioni – rinnovabili e nucleare – che puntare sull’efficienza
Certo, usare l’energia che produciamo in modo più proficuo è utile, ma il nodo principale della questione climatica sono gli attuali 51 miliardi di tonnellate che devono essere azzerati. E c’è un solo modo per farlo: non emetterne altri in atmosfera usando tutte le frecce presenti nella faretra della decarbonizzazione, nucleare incluso. Non solo: poiché abbiamo emesso troppo nel passato, a un certo punto dovremmo anche cominciare a catturare una parte delle emissioni storiche.
Da buon tecnologo, Gates dedica un certo spazio nel suo libro alla cattura diretta della CO2 dall’aria (Direct Air Capture). Oggi il costo di abbattimento è eccessivo – non inferiore ai 200 $/ton CO2 – ma non si può escludere che in futuro si riesca ad abbassarlo considerevolmente, come è accaduto per le rinnovabili: dal 2009 il prezzo dell’energia elettrica verde è diminuito del 90%. E tuttavia, nonostante l’eccezionale caduta del prezzo dell’elettricità green, esiste ancora una distanza rispetto alle fonti fossili. Gates la denomina Green Premium, ed è opportuno ribadire che essa esiste, negando la vulgata moderna secondo la quale le fonti rinnovabili sono già oggi più convenienti di quelle fossili.
È un punto centrale del volume: ci sono ancora ostacoli, principalmente di natura economica, alla diffusione del solare e dell’eolico. E anche laddove il Green Premium è nullo, o addirittura negativo, la penetrazione delle rinnovabili è questione complessa. “L’elettricità non è come un forno a microonde, nel cui mercato si impone il prodotto con le caratteristiche migliori. Un elettrone “sporco” farà funzionare le vostre luci esattamente come uno pulito”. In parole povere – ma questo Gates non lo dice – l’energia green, per quanto etica, non è sexy e manca oggi di una rampa di lancio che ne inneschi il volo.
Il carbone ha avuto la sua macchina a vapore e il petrolio la sua T-Ford. Quale sarà il volano delle rinnovabili. Meglio: ve ne sarà uno?
Ma vi sono anche ragioni tecniche che rendono il decollo del futuro green tutt’altro che semplice. Cito due esempi proposti da Gates. Cosa accadrebbe se una città come Tokyo fosse alimentata totalmente dall’eolico e, ad agosto, nel pieno della stagione dei cicloni, una violenta perturbazione inducesse a spegnere le turbine, pena la rottura? Cosa accadrebbe se le autorità ricorressero alle batterie? Quante ne occorrerebbero per soddisfare la domanda di energia di Kyoto per soli tre giorni?
Risposta: quattordici milioni di batterie, per un totale di stoccaggio superiore a quella prodotta nel mondo in dieci anni. Costo: quattrocento miliardi di dollari! Il secondo esempio: se confrontassimo oggi il migliore aereo elettrico in circolazione con un normale Boeing 787 scopriremmo che il secondo può volare a una velocità più che tripla e trasportare un numero di passeggeri quasi 150 volte superiore al primo.
“L’elettricità non è come un forno a microonde, nel cui mercato si impone il prodotto con le caratteristiche migliori. Un elettrone “sporco” farà funzionare le vostre luci esattamente come uno pulito”.
Queste ed altre riflessioni – alcune delle quali, notevoli, riferite alla complessità della trasmissione dell’energia elettrica indotta dall’accresciuta penetrazione elettrica – sono proposte al lettore da Bill Gates e lo raggiungono come dardi, dai quali egli spera di liberarsi nel proseguo del volume, quando l’autore finalmente parlerà del suo piano. Ma quando ciò accade i dardi rimangono dove erano, conficcati nella mente del lettore, o nel suo inconscio, che trattiene in sé la risonanza della difficoltà dell’impresa chiamata “emissioni zero”.
È come se la parte construens del libro – capitoli 10, 11 e 12 – non desse risposta, se non genericamente, alle domande sollevate nella prima parte del volume. Il piano di Gates rimane generico – propedeutico, si potrebbe dire – a qualcosa che deve ancora venire. Perso nel dedalo di strade che non conosce, l’automobilistica si ferma e chiede a uno del luogo, che quell’intrico conosce bene, la via che lo porta a destinazione. Ciò che ne ricava è un’indicazione di direzione, del tutto corretta, certo, ma poco precisa.
Che i paesi debbano adottare piani ‘net zero emissions’ al 2050, che debbano investire in ricerca e tecnologia green e che una carbon tax sia necessaria per azzerare i Green Premium sono prescrizioni giuste ma non sufficientemente dettagliate
In tal senso il volume è disomogeneo perché in alcune parti esalta la rilevanza dei dati e ne fa largo uso – essendo l’autore uomo di numeri prima che di computer – mentre in altre, quando il dato servirebbe ad indicarci la rotta, esso rimane muto non fornendo al lettore quel GPS che egli sta cercando. Ed è un peccato perché, data la rilevanza della voce dell’autore, indicazioni più puntuali sul piano delle policy – ad esempio l’esplicitazione di un valore di carbon tax da adottare – avrebbero avuto risonanza mondiale e contribuito a spingere il dibattito verso un livello superiore di operatività.
Ciò non accade, perché è come se la voce compassata di Gates influenzasse il piano d’azione che egli stesso propone, inoculandogli moderazione e articolandolo su un arco temporale di cui, purtroppo, non disponiamo. I tempi sono stretti e bisogna agire subito. Tutta la questione della transizione energetica è poca cosa se si prescinde dalla variabile tempo. Gates non lo fa, certo, e tuttavia descrive un percorso flemmatico, come se i tre decenni che ci separano dal 2050 non fossero, rispetto all’impresa da compiere – la trasformazione dell’economia mondiale – inezia.
Il libro non trasmette un senso d’urgenza, laddove l’urgenza – il roosveltiano “mai prima d’ora abbiamo avuto così poco tempo per fare così tanto” – è la cifra chiave della questione climatica
E tuttavia il volume ha un merito grande, perché grande è la fama dell’autore e arguta la sua voce. Essa porta la questione climatica all’attenzione del grande pubblico e gli fa conoscere concetti e prospettive sui quali gli esperti dibattono da decenni. Ed è questa diffusione capillare della conoscenza, e in certi casi il suo riverbero emotivo, foss’anche eccessivo – Greta docet – che cambia la cultura di un’epoca fino a generare qualcosa di rivoluzionario, inconcepibile fino a pochi anni prima, come gli obiettivi di emissioni zero. Ecco, il libro di Bill Gates è un contributo utile allo spostamento della frontiera della nostra cultura.
Bill Gates
Clima. Come evitare un disastro. Le soluzioni di oggi, le sfide di domani
La nave di Teseo, Milano, 2021, pp. 396, 22 euro
Enzo Di Giulio è membro del Comitato Scientifico di ENERGIA
Su questo stesso libro, leggi anche la recensione di Alberto Clô
Foto: unsplash
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