10 Marzo 2021

Recovery: una prospettiva rosea ma variegata

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L’arrivo dei vaccini, il recupero dell’economia cinese, Biden alla Casa Bianca, il programma Next Generation EU lasciano ben sperare in un ritorno della domanda mondiale di beni e servizi, anche se la ripresa in ogni paese mostrerà sfumature differenti. In questo periodo occorre tamponare gli effetti economici dell’emergenza sanitaria che ancora persiste e indirizzare, in prospettiva, la risalita economica. Per Sergio De Nardis, con Draghi alla guida, l’Italia potrebbe avviarsi verso importanti mutamenti strutturali realizzando obiettivi di sostenibilità ambientale, digitalizzazione, inclusione sociale. Alcuni passaggi dall’ultimo numero di ENERGIA.

L’anno si apre con una prospettiva più rosea, fondata “sulla favorevole combinazione di una serie di eventi tanto sul piano sanitario che su quello politico-economico”. L’arrivo dei vaccini, il rapido recupero dell’economia cinese, Biden alla Casa Bianca, il programma Next Generation EU lasciano ben sperare in un ritorno dei consumi.

“Vi è però un percorso insidioso ancora da compiere prima che tale più favorevole scenario si realizzi”. Nell’analisi macroeconomica di Sergio De Nardis (SEP-Luiss), pubblicata su ENERGIA 1.21, la circolazione delle varianti del virus e il prolungamento delle misure di contenimento sociale determineranno effetti depressivi in alcuni settori di consumo e in particolari aree geografiche. “Si andrà, quindi, incontro ancora per qualche mese o trimestre a stasi o flessioni del PIL prima di sperimentarne una ripresa” (par. 1).

In Europa la ripresa sarà più lenta e diversificata, mentre gli Stati Uniti si preparano a registrare una più pronta ripartenza

“La risposta di politica economica del dopo-crisi dovrà essere fondamentalmente diversa da quella che si intraprende per contrastare le conseguenze dell’emergenza sanitaria. (…) Però, come quella di contenimento degli effetti della pandemia dovrà avere nella spesa dell’operatore pubblico un fulcro essenziale” (par. 2).

Allo scoppio della pandemia e della crisi economica, tutti i paesi hanno preferito adottare misure di soccorso generalizzato agli strumenti di stimolo (par. 3). Confrontando le politiche di Stati Uniti ed Europa “le diversità emergono, come sempre, nella dimensione degli interventi e nel grado di coordinamento. (…) Negli Stati Uniti l’ammontare complessivo del soccorso è molto elevato”, poiché con l’arrivo dell’American Rescue Plan di Biden il totale degli aiuti arriva a 2,8 trilioni di dollari (cioè 14-15% del PIL).

Per Blanchard e Summers si tratta di uno sforzo sproporzionato rispetto alle effettive esigenze, per Krugman meglio sbagliare in eccesso che in difetto

In Europa invece, nonostante le straordinarie politiche monetarie avviate l’anno scorso, ogni paese valuta quanto indebitarsi in base a quanto si sente minacciato dal ritorno – prima o poi – delle politiche di austerità. “Una vera azione coordinata per far fronte allo shock esogeno comune (ma con effetti molto differenziati) del Covid avrebbe, invece, richiesto un approccio simile a quello che si adotterà per la parte sovvenzioni del programma NGEU di sostegno della ripresa: emissione di debito comune europeo per finanziare trasferimenti (non prestiti) a favore delle categorie di cittadini e delle imprese danneggiate (qualunque ne sia la nazionalità) sotto la supervisione degli organi dell’Unione Europea”.

Mai come nella pandemia avrebbe dovuto temporaneamente prevalere il principio cristiano, oltre che marxiano, di «a ognuno secondo le sue necessità, da ognuno secondo le sue possibilità»

Nel dopo-crisi, al contrario, “(…) la politica economica deve mutare approccio, passando dagli interventi di soccorso alle misure di stimolo e orientamento della crescita”. Per far fronte agli effetti sperequativi della pandemia dovranno essere necessariamente redistributive (par. 4).

“(…) Le politiche, fiscali e monetarie, di stimolo sono essenziali per evitare che le ripartenze endogene si esauriscano in semplici rimbalzi temporanei, per rafforzarne vieppiù l’intensità dopo una caduta senza precedenti in tempi di pace, per orientare i processi di crescita verso i cambiamenti strutturali che dovranno interessare le economie”.

Si stima che in Italia l’indice di Gini che misura le disuguaglianze di reddito si sia innalzato di 4 punti percentuali nella prima metà del 2020 rispetto ai valori medi del 2019

Per sostenere e indirizzare, in prospettiva, la ripresa post-Covid, Stati Uniti e Unione Europea (col piano NGEU) hanno previsto misure finalizzate al finanziamento di infrastrutture, transizione energetica, digitalizzazione, inclusione sociale. Anche in questo caso sono misure di entità differente.

“Se le risorse programmate verranno interamente spese, lo stimolo americano appare in rapporto al PIL annuale all’incirca doppio rispetto a quello europeo. La distanza potrebbe però rivelarsi anche più ampia, visto che diversi paesi dell’Unione intendono effettivamente accedere solo a una parte delle risorse messe a loro disposizione, anche per non aumentare, attraverso l’accensione di prestiti, la propria posizione debitoria deterioratasi con la crisi pandemica”.

NGEU è quantitativamente inferiore al piano infrastrutturale prospettato dall’Amministrazione Biden per gli Stati Uniti. E non verrà sfruttato a pieno dalle economie

Pur con alcuni limiti (par. 5), Next Generation EU presenta almeno tre importanti novità. Per la prima volta infatti:

  • Si sperimenta “(…) la governance fiscale di una Europa federale, ovvero l’emissione di debito comune per reperire le risorse da concedere, sotto forma di sovvenzioni e prestiti, ai paesi membri”;
  • “(…) Ci si muove sulla base di uno schema coordinato di iniziative di investimento volte al raggiungimento di obiettivi comuni di cambiamento strutturale delle economie”;
  • L’UE potrà “divenire un’area integrata che, al pari degli Stati Uniti, ha nell’espansione del mercato interno il fondamentale volano di crescita”.

Le considerazioni sopra esposte valgono anche per l’Italia dove però “data la dimensione dell’intervento pubblico che deve essere ritirato, esiste un potenziale rischio di un deterioramento finanziario se non si fanno i passi giusti sul terreno delle politiche economiche. È importante quindi che il superamento dei provvedimenti emergenziali avvenga con gradualità, seguendo e non anticipando il miglioramento della congiuntura” (par. 6).

La rimozione delle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese italiane dovrà avvenire con gradualità perché non si disperda il rilancio della domanda aggregata

Se è vero che la crisi avrà effetti catastrofici per molti settori, “(…) la partecipazione dell’Italia al programma di investimenti di NGEU e, per questa via, al rilancio della domanda aggregata può costituire l’effettivo elemento di novità rispetto all’esperienza passata che era, invece, stata condizionata da politiche di austerità (2011-2013) e comunque certamente non di stimolo della domanda (anni di modesta ripresa 2014-2019)”.

Il nuovo governo Draghi è chiamato a incidere profondamente nella struttura economica del paese, nella speranza che “il 2021 possa essere ricordato, da qui a qualche anno, come un effettivo punto di svolta”.


Il post presenta l’articolo Scenario macroeconomico 2021-2022 (pp. 12-17) di Sergio De Nardis pubblicato su ENERGIA 1.21


Sergio De Nardis insegna presso la Luiss School of European Political Economy


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Foto: unsplash

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