3 Aprile 2021

I contenuti di ENERGIA 1.21

LinkedInTwitterFacebookEmailPrint

Proponiamo un estratto della presentazione di Alberto Clô dei contenuti di ENERGIA 1.21. In fondo al testo è possibile scaricare il pdf dell’intera presentazione.

I convitati di pietra

Il debito comune sottoscritto dall’Unione Europea per finanziare il Next Generation EU (NGEU) ha come intento la realizzazione negli Stati membri di riforme e investimenti con una duplice finalità. Da un lato, come analizza Sergio De Nardis, fronteggiare la recessione post-pandemia con la possibilità di rilancio della domanda aggregata e di maggior convergenza fra le economie degli Stati membri, conducendo ad una più decisa espansione del mercato interno e ad una possibile riarticolazione delle catene del valore oggi distribuite su scala globale. Dall’altro lato, porre le basi per uno sviluppo sostenibile a favore delle future generazioni. I veri e propri convitati di pietra ai tavoli in cui si sono disegnati i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR o Recovery Plan). Quello approvato dal nostro Governo il 12 gennaio scorso presenta, a parere di chi scrive e di G.B. Zorzoli, nella materia energetico-ambientale, molte ragioni di critica di metodo e di merito. (…) Il nuovo Governo, specie nel nuovo dicastero della «Transizione Ecologica» dovrà rivedere il Piano in tempi stretti dato l’obbligo del suo formale invio alla Commissione «di norma entro il 30 aprile». L’auspicio è che nel farlo si tenga conto dell’imperativo del NGEU – debito in cambio di riforme e investimenti – e degli interessi delle future generazioni. Ma anche, nondimeno, degli effetti distributivi che i costi della transizione rischiano di avere sulla povertà energetica, definibile come difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici. Secondo Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia, Raffaele Miniaci questa forma di povertà ha attanagliato un numero crescente di famiglie italiane: 2,3 milioni nel 2018 (quindi 4-5 milioni di persone). (…) Da qui (…) l’esigenza che le politiche per la transizione energetica non generino nuove forme di povertà e disuguaglianze – innalzatesi, scrive De Nardis, di 4 punti percentuali secondo l’indice di Gini nella prima metà del 2020 (…). Nel rielaborare il Recovery Plan vale rammentare poi che i soldi non sono tutto. Non meno importante è (…) saper valutare ex ante l’efficacia dei provvedimenti rispetto agli effetti attesi. Non conforta al riguardo l’esperienza di quelli adottati per ridurre l’impatto ambientale (CO2 e particolati) del nostro obsoleto parco veicoli (circa il 60% ha più di dieci anni) promuovendo la diffusione di nuove autovetture e la rottamazione di quelle più inquinanti. Ebbene, come dimostra la puntuale analisi di Giuseppina Fusco, questi provvedimenti non hanno sortito i risultati attesi, utilizzando in modo inefficace le risorse disponibili, destinandole primariamente (ideologicamente?) alle molto più costose, e quindi meno acquistate, auto elettriche, avendo preferito i consumatori acquistare veicoli termici, ibridi, a metano. Col risultato di ridurre le emissioni meno di quanto sarebbe stato possibile se si fosse seguita una logica di razionalità ambientale, soprattutto rottamando il vecchio.

Distribuzione elettrica: pluralismo o monopolio?

Ad oltre vent’anni dal Decreto Bersani del 1999 (…) è da porsi la domanda su come riprenderne il filo sulla base delle lezioni apprese. (…)«Energia» apre un dibattito a più voci che offre lo spettro delle diverse opinioni e dei trade-off di ogni possibile soluzione (sull’opportunità e le modalità con cui superare l’attuale governance della rete elettrica di bassa e media tensione: la fase di distribuzione). Gian Paolo Repetto analizza lo stato dell’arte della distribuzione a partire dalla posizione dominante di Enel (l’85% dell’energia distribuita) con un assetto verticalmente integrato soggetto a una mera separazione societaria. (…). Chicco Testa riassume nel titolo del suo contributo – Dai kWh ai Dati – le ragioni che dovrebbero portare a un superamento dell’attuale governance (…). Gli operatori verticalmente integrati verrebbero a godere di vantaggi competitivi non replicabili dai concorrenti, grazie all’accesso privilegiato e sistematico ai dati dei consumatori serviti in maggior tutela, di cui l’operatore dominante è stato «il principale beneficiario». G.B. Zorzoli (…) perviene a una conclusione affatto simile a quella di Testa. A suo avviso, il nodo della questione non lo si risolve modificando la governance della distribuzione – che a suo dire si «scioglierà con la rinuncia alla produzione da parte dei distributori» – ma piuttosto attraverso «l’approvazione di una normativa europea erga omnes che regoli la gestione dei dati dei cittadini». Superando quindi e comunque il loro controllo monopolistico. (…) L’ipotesi di forme più rigide di separazione della distribuzione – al limite anche proprietaria – dovrebbe essere, ad avviso di Stagnaro, quanto meno valutata, anche alla luce della non lontana scadenza delle concessioni per le reti di distribuzione elettrica prevista per il 2030, in modo da creare pluralismo là dove oggi c’è monopolio, in linea con quel che è accaduto nella governance del metano. Dalla non lontana scadenza della concessione (…) muovono Tullio Fanelli e Massimo Mucchetti per riepilogare le questioni da affrontare (…). Questioni su cui sarebbe opportuno aprire un dibattito per dar modo ai policy maker e all’Autorità di regolazione di indicare le possibili soluzioni.

Segnali contrastanti dal fronte climatico

Segnali e sentimenti contrastanti fanno da sfondo al fronte climatico. Da un lato, stanno le speranze suscitate dalla forte caduta delle emissioni di CO2 nel 2020 (–6,7%), (…) dall’altro lato, un consistente gap tra annunci e azioni. (…). Come ammonisce lo storico dell’energia Vaclav Smil «Per il futuro contano i fatti reali, non gli auspici. Farsi guidare dal velleitarismo non è mai la strategia migliore per una politica pubblica efficace, specialmente in questioni che riguardano le basi vere e proprie della civiltà moderna» (13). (…) Guardare al futuro, in sostanza, imparando dal passato è il monito del grande storico dell’energia. E allora occorre guardare anche a ciò di cui non si è tenuto in debito conto nel promuovere una transizione energetica finora fin troppo lenta, partendo da un interrogativo: (…) La logica dell’offerta che sinora ha plasmato le strategie climatiche è in grado di conseguire la riduzione delle emissioni nei modi e tempi necessari? A portare a quell’azzeramento delle emissioni nette di gas serra entro metà secolo? O non bisogna piuttosto affiancarvi politiche in grado di incidere sui comportamenti individuali, oggetto del mio articolo (…), da cui dipende la gran parte delle emissioni? (…) Insistere sui mutamenti dal lato dell’offerta verso tecnologie e fonti pulite è imprescindibile, ma senza certezza che la domanda sia disponibile ad acquistarle – si pensi all’auto elettrica – vi è il rischio di generare enormi sprechi di risorse come accaduto in passato. Ripensare alle strategie climatiche muovendo dal basso potrebbe migliorare le cose più di quanto si sia sinora ritenuto.

Verso la «bolla» rinnovabile?

Anche perché, ci ricordano Edward Morse e Francesco Martoccia, il «crepuscolo degli idrocarburi» è ancora là da venire, pur in un contesto di decarbonizzazione cui le stesse compagnie petrolifere vanno contribuendo in misura crescente con investimenti molto spesso superiori a quelli delle majors rinnovabili. Molti ritengono che la pandemia abbia rappresentato un «punto di svolta» nella secolare storia dell’industria petrolifera – da ultimo McKinsey che colloca il picco della domanda di petrolio nel 2029 e del gas nel 2037 (23) – ma le ragioni di incertezza che offuscano il futuro fanno di questa crisi un unicum mai affrontato. (…) Per fronteggiarla, potrebbero avviare un’ondata di fusioni non dissimile da quella che alla fine degli anni 1990 portò alla creazione delle mega-majors. Se i colloqui avviati tra ExxonMobil e Chevron dovessero portare a una loro aggregazione, nascerebbe un gruppo in grado di produrre 6 milioni di barili al giorno (più di ogni paese OPEC a parte l’Arabia Saudita) e circa 170 miliardi di metri cubi di gas (oltre due volte il consumo italiano) (24). (…) Che il multiplo a cui è valutata ExxonMobil sia intorno a 8 contro i 220 di Tesla, che ha realizzato solo quest’anno un qualche profitto, la dice lunga. Non dissimili perversioni portarono allo scoppio della bolla high-tech all’inizio dello scorso decennio. A forza di gonfiarsi è del tutto plausibile accada anche per le «high-renewables» (25). (…)

a.c.
Bologna, 24 febbraio 2021

Il post è un estratto della Presentazione (pp. 2-6) di Alberto Clô di ENERGIA 1.21.

Puoi leggere la presentazione integrale scaricando il pdf


English index and abstracts

Acquista il numero


0 Commenti

Nessun commento presente.


Login