20 Maggio 2021

Le segnalazioni sulla concorrenza nel settore elettrico e del gas naturale

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L’Antitrust ha presentato al Presidente Mario Draghi una segnalazione riguardante le proposte di riforma concorrenziale da inserire nella legge annuale per la concorrenza e il mercato del 2021. Il provvedimento si è occupato anche della materia energetica nel settore delle infrastrutture di rete per l’elettricità, delle concessioni di grande derivazione idroelettrica, delle gare per la distribuzione del gas naturale, della eliminazione delle barriere per il mercato libero di vendita di energia elettrica e dello sviluppo dei sistemi per la ricarica elettrica degli autoveicoli. Presentiamo gli aspetti peculiari per ciascuno di questi segmenti.

In ottemperanza a quanto disposto dagli artt. 21 e 22 della legge n. 287/1990, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha trasmesso (Rif. N. S 4143) al Presidente del Consiglio dei Ministri una segnalazione riguardante le proposte di riforma concorrenziale da inserire nella legge annuale per la concorrenza e il mercato del 2021.

L’art. 47 della legge n. 99/2009, infatti, prevede che, entro sessanta giorni dalla data di trasmissione al Governo della relazione annuale dell’Autorità, l’Esecutivo sia tenuto a presentare alle Camere il disegno di legge annuale per la promozione di mercati più competitivi.

Il Governo è tenuto a presentare alle Camere il disegno di legge annuale per la promozione di mercati più competitivi entro 60 giorni dalla relazione annuale dell’Antitrust

Tale testo si compone anche di proposte (fra le altre) volte a tradursi in norme di immediata applicazione sulla scorta dei poteri di segnalazione dell’organo antitrust, ovvero di quelli delle altre autorità amministrative indipendenti, al fine di rimuovere gli ostacoli all’apertura dei mercati, nel quadro di un’ottica pro concorrenza a vantaggio dei consumatori.

Il provvedimento in commento si è occupato anche della materia energetica nel settore delle infrastrutture di rete per l’elettricità, delle concessioni di grande derivazione idroelettrica, delle gare per la distribuzione del gas naturale, della eliminazione delle barriere per il mercato libero di vendita di energia elettrica e dello sviluppo dei sistemi per la ricarica elettrica degli autoveicoli.

Vediamone, in estrema sintesi, gli aspetti peculiari per ciascuno di questi segmenti

Infrastrutture di rete per l’energia elettrica

Terna spa acquista sul mercato i cd. “servizi di dispacciamento” (tesi a mantenere un equilibrio fra energia immessa ed energia prelevata nella rete di alta tensione) da particolari impianti termoelettrici di taglia non inferiore a 10 MW.

A causa, però, di limiti di transito dell’energia nei cavi e del formarsi di congestioni localizzate, l’area entro cui ciascuno di questi impianti può fornire la propria attività è piuttosto delimitata territorialmente.

L’incremento delle fonti rinnovabili non programmabili (solare ed eolico per la maggior parte) ha provocato una riduzione del numero di questi complessi in grado di servire l’operatore del trasporto, specialmente nelle aree del Meridione d’Italia, andando a creare, invece, un maggior potere di mercato in capo ad alcune unità produttive.

Tutto ciò ha determinato, secondo ARERA, nel biennio 2018-2019, un onere medio di 1,3 miliardi di euro pagato dagli utenti con i corrispettivi inclusi nel costo totale dell’elettricità.

L’Autorità antitrust, sul punto, ritiene utile che siano rimosse queste storture con modalità di intervento ex ante, piuttosto che regolatorie, dal momento che ciò favorisce lo sviluppo tecnico e le innovazioni tecnologiche di rete.

L’Antitrust auspica l’aumento del numero dei soggetti abilitati a vendere servizi di dispacciamento per attenuarne il peso sul costo dell’elettricità (1,3 mld.€ nel 2018-2019)

In questa prospettiva si auspica l’aumento del numero dei soggetti abilitati a vendere questi servizi ancillari al trasporto, favorendone le aggregazioni in unità virtuali in grado di efficientare la ricerca e l’uso di sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia prodotta ed immessa nell’infrastruttura gestita da Terna spa.

Tale obiettivo è ben presente nella direttiva europea n. 944/2019 del Parlamento e del Consiglio (riguardante il mercato interno dell’energia, che abroga la direttiva n. 2009/72/CE dall’1 gennaio 2021 e per la cui mancata adozione è stata aperta contro l’Italia una procedura di infrazione), non ancora recepita dall’ordinamento italiano e di cui il garante della concorrenza richiede la rapida approvazione.

In seconda battuta, si richiede la emanazione di norme che prevedano tempi certi per realizzare il piano di investimento decennale (di cui all’art. 36, commi 12, 13 e 14 del D. Lgs. N. 93/2011) per lo sviluppo degli interventi elettrici sulle reti predisposto da Terna spa, imponendo un termine di sei mesi per la adozione del progetto da parte del Ministero per lo sviluppo economico.

Concessioni di grande derivazione idroelettrica

In questo settore l’Autorità garante della concorrenza propone di rivedere l’attuale assetto normativo delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche, trasferendolo alla competenza esclusiva statale in virtù dell’attribuzione ad essa della materia della tutela della concorrenza (ex art. 117, comma secondo, lett. e) della Costituzione), a cui si deve informare il procedimento di gara.

Attualmente, infatti, la legge n. 205/2017 (art. 1, comma 833) ha trasferito alla competenza esclusiva delle Province autonome la disciplina di conferimento delle concessioni suddette ed il d. l. 14 dicembre 2018 n. 135 (art. 11 quater. Convertito in legge n. 12/2019) ha assegnato la materia alla legislazione concorrente delle Regioni, limitandosi ad emanare una legislazione di principio e lasciando quella di specificazione alla legge regionale.

Ripristinare la competenza esclusiva statale (attualmente è concorrente per le Regioni ed esclusiva per le Province autonome)

L’obiettivo, scrive il garante, è quello di disciplinare procedure di gara eque, non discriminatorie e trasparenti, assicurando, in parità di condizioni, la massima partecipazione, con adeguata quantificazione di canoni concessori e requisiti di ammissione non ingiustificatamente gravosi.

La frammentarietà normativa di carattere regionale, infatti, provoca maggiori costi di partecipazione alle gare (anche in materia di consulenze legali) ed altera il confronto concorrenziale per i partecipanti di minori dimensioni, favorendo la segmentazione nella produzione di energia da fonte idrica.

Le gare per la distribuzione del gas

Partendo dalla constatazione del ritardo accumulato nell’espletamento delle gare d’ambito (cd. ATEM, ambito territoriale minimo), di cui solo 35 sono state espletate sulle 177 previste, L’Autorità antitrust si è, in più occasioni, fatta sentire, invocando i poteri sostitutivi del Governo.

In questo settore si auspicano interventi di modifica normativa tesi a velocizzare le procedure e ad accrescere gli incentivi degli enti locali nel bandire le gare in tempi brevi, essendo consapevoli che la loro inerzia potrebbe discendere dal fatto che gli stessi sono proprietari delle reti di distribuzione del gas.

35 su 177 le gare espletate in 10 anni

Fra le proposte si segnalano
–  valorizzare a VIR (valore di rimborso), anziché a RAB ( Regulatory Asset Base) anche gli impianti di proprietà comunale;
– creare un albo nazionale dei commissari di gara da cui attingere per la formazione delle commissioni, quantomeno nei casi in cui si prospettino conflitti di interesse;
– ampliare i casi in cui ARERA non debba intervenire ove vi sia scostamento fra VIR e RAB;
– prevedere che la cartografia dell’impianto di distribuzione e lo stato di consistenza di esso sia fornito in formato aperto, evitando che ci siano margini di discrezionalità o incertezza ermeneutica relativamente agli obblighi di informazione dei gestori uscenti verso le stazioni appaltanti
– rafforzare i poteri di queste ultime, nell’acquisire le informazioni dagli operatori uscenti, adottando penalità per i distributori che si sottraggano a tali doveri.

Eliminazione delle barriere alla creazione di un vero mercato libero dell’energia elettrica

In Italia vi è una forte concentrazione nel mercato della vendita retail dell’energia, con un operatore che, nel 2019, deteneva quote di poco inferiori al 70% nell’offerta ai clienti residenziali e, come recentemente notato dalla Commissione europea, esistono ben tre ostacoli al formarsi di un vero mercato concorrenziale che sono:

  1. l’elevata incidenza della regolazione dei prezzi, con il servizio di maggior tutela che può essere dispensato soltanto da operatori verticalmente integrati nella distribuzione
  2. gli obblighi di esazione sulle bollette dei venditori degli “oneri di sistema”, non imputabili ad essi
  3. la difficoltà nell’accedere ai dati al fine di consentire uno sviluppo di servizi nuovi

Promuovere l’innovazione partendo dalla sostituzione dei contatori con modelli più avanzati

Alla luce di ciò, il garante, per ovviare alla possibilità che i fornitori della maggior tutela procedano a fare transitare i clienti tutelati alla loro società operante nel mercato libero della vendita, ha proposto che ARERA definisca procedure di selezione per individuare i soggetti che, su base nazionale, forniscano un servizio a tutele graduali, utilizzando quelle  del decreto del MISE 31 dicembre 2020 recante la “definizione di  modalità e di criteri per l’ingresso consapevole  dei clienti finali nel mercato dell’energia”.  Tali procedure dovrebbero essere concluse dall’acquirente Unico entro il 31 dicembre del 2021.

Per superare le barriere alla innovazione, si propone che i distributori elettrici titolari di concessione che servono più di 100.000 utenti organizzino, entro il 2022, piani per la sostituzione dei contatori con altri del tipo 2 G con funzionalità più avanzate.

Mobilità sostenibile e sviluppo delle infrastrutture per la ricarica elettrica

Dall’analisi del mercato dell’auto emerge che i veicoli elettrici siano ancora molto poco diffusi.

L’organismo antitrust parla di 70.000 attualmente circolanti. Tuttavia, il tasso di crescita appare impetuoso. Infatti, ben 30.000, osserva l’Autorità, sono stati immatricolati nei primi nove mesi del 2020. I punti di ricarica pubblici e privati aperti al pubblico ammontano, ad agosto 2020, a circa 16.000.

16.000 i punti di ricarica pubblici e privati aperti al pubblico ad agosto 2020

In questa materia due sono gli orientamenti perseguiti:
a) gli impianti di ricarica debbono essere interoperabili e tecnologicamente neutrali
b) le pubbliche amministrazioni, nel concedere gli spazi ad essi necessari, devono seguire procedure trasparenti e non discriminatorie, al fine di evitare il formarsi di posizioni dominanti nel mercato della distribuzione e ricarica delle auto elettriche.

Conseguentemente, vengono individuate alcune modifiche normative al fine di adeguarsi alle finalità indicate e tese ad abolire qualsiasi regolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica destinata alla ricarica pubblica e privata.


Fabio Polettini è avvocato in Milano


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Foto: Pixabay

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