31 Maggio 2021

Comunità energetiche a fonti rinnovabili: stato e prospettive di sviluppo

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Locali o territorialmente disperse, spinte da motivazioni economiche o relazionali, le comunità energetiche a fonti rinnovabili sono un fenomeno eterogeneo che presenta una storia e un livello di sviluppo molto diversi nei vari Stati europei. Occupano attualmente un ruolo secondario nel sistema energetico europeo, ma sono ritenute sempre più uno strumento fondamentale per coinvolgere i cittadini e facilitare la transizione energetica. Su ENERGIA 2.21, Nicolò Rossetto (Florence School of Regulation) presenta le coordinate per inquadrare l’eterogeneità del fenomeno descrivendo i 4 idealtipi di comunità energetiche a fonti rinnovabili. Presenta in seguito la recente riforma del diritto dell’energia europeo che ne ha riconosciuto l’importanza, introducendo nuove categorie giuridiche con relativi diritti e obblighi. L’ampio margine di discrezionalità di cui godono gli Stati lascia supporre che lo sviluppo delle comunità energetiche rimarrà piuttosto eterogeneo nei prossimi anni e cambierà da paese a paese.

“Le comunità energetiche a fonti rinnovabili (CEFR) costituiscono un eterogeneo insieme di entità collettive che fanno uso di fonti di energia rinnovabili (FER) per svolgere una serie di attività in ambito energetico(1). Nonostante siano considerate uno degli attori fondamentali per accelerare la transizione energetica in Europa, ad oggi sono pochi gli studi che cercano di investigarne le prospettive di sviluppo”.

Nicolò Rossetto (Florence School of Regulation) sintetizza su ENERGIA 2.21 alcuni dei risultati raggiunti nella ricerca condotta assieme a Stefano F. Verde.

Le CEFR sono un “Fenomeno che presenta una storia e un livello di sviluppo molto diversi nei vari Stati europei, ma che generalmente solo negli ultimi anni è uscito dalle nicchie in cui era rimasto confinato durante il processo di riforma e liberalizzazione del settore energetico (Wierling et al. 2018; Caramizaru e Uihlein 2020). (…) il loro sviluppo, così come quello di qualsiasi altra forma di organizzazione sociale, dipende dalla complessa interazione di un’ampia gamma di fattori, sia «interni» che «esterni» alle medesime comunità(4)”.

4 tipi ideali di CEFR dati dalla combinazione delle opzioni locale/disperso e economico/relazionale

Nel primo paragrafo vengono introdotte le coordinate per inquadrare l’eterogeneità del fenomeno e ne vengono presentate le differenti caratteristiche (1. Una semplice tipologia). “Semplificando (…), si può sostenere che famiglie, piccole e medie imprese, enti pubblici e altre organizzazioni tendenzialmente di taglia ridotta si uniscono volontariamente a formare una CEFR per sfruttare congiuntamente e su base tendenzialmente democratica una o più FER. Tale comunità può avere una dimensione locale oppure operare su una scala geografica maggiore; può inoltre essere spinta precipuamente da motivazioni economiche oppure da motivazioni relazionali”.

“Queste due dimensioni – ambito geografico e motivazione principale – e le quattro relative opzioni – locale/disperso, economico/relazionale – permettono di identificare quattro tipi ideali di CEFR, ciascuno caratterizzato da differenti elementi di forza e di debolezza e perciò con un diverso potenziale di diffusione organica nel sistema energetico (Fig. 1)(7).

L’analisi muove quindi al nuovo quadro normativo europeo (par. 2) creato con le direttive RED II (promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili) e IEMD (norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica) che “rappresentano un profondo spartiacque, perché formalmente riconoscono la possibilità per i consumatori di energia di svolgere, sia in forma individuale che collettiva, un ruolo attivo nei mercati dell’ elettricità e nella transizione verso un sistema energetico a basso contenuto di carbonio (Jasiak 2018; Roberts 2020)”.

5 gli elementi fondamentali del nuovo quadro europeo

Con queste direttive, l’Unione Europe riconosce l’importanza delle comunità energetiche e introduce una serie di nuove categorie giuridiche con relativi diritti e obblighi. Disposizioni che gli Stati membri sono chiamati a trasporre nei loro ordinamenti e a darne attuazione. Cinque i tratti fondamentali che caratterizzano il nuovo quadro europeo che l’articolo presenta nel dettaglio.

La terza parte è dedicata alle prospettive per questo decennio (par. 3). “Fare previsioni sullo sviluppo delle CEFR in Europa è esercizio assai complesso data la natura eterogenea del fenomeno e la molteplicità dei fattori all’opera. Tuttavia, la tipologia proposta e la panoramica della nuova normativa europea forniscono le basi per costruire alcuni scenari di sviluppo di tipo qualitativo (17)”.

Gli Stati giocheranno un ruolo cruciale nella creazione o meno di un quadro legale e regolatorio favorevole allo sviluppo delle CEFR

“dato che esse non sono tutte uguali e mostrano punti diversi di forza e debolezza, ogni valutazione prospettica deve considerare separatamente i quattro tipi ideali di CEFR”:

  • CEFR locali spinte da motivazioni economiche: i cui economics possono essere migliorati dagli Stati favorendone le prospettive di diffusione
  • CEFR spinte da motivazioni economiche ma disperse sul territorio: che possono essere indotte a mantenersi il più possibile fedeli ai propri principi ispiratori iniziali, evitando «derive» che le portino ad assomigliare sempre più a normali imprese attive in campo energetico
  • CEFR locali spinte da motivazioni relazionali: cui può essere garantito “il sostegno pubblico non solo o non tanto sotto forma di sussidi, ma anche e soprattutto sotto forma di sviluppo delle capacità e di accesso alle informazioni e ai meccanismi di finanziamento”
  • CEFR spinte da motivazioni relazionali ma disperse: le cui prospettive di crescita “sono maggiormente legate alle specifiche scelte degli Stati di andare oltre il dettato europeo e introdurre misure aggiuntive”

Nelle conclusioni (par.4) si legge che “L’attuazione della nuova normativa europea dà agli Stati membri la possibilità di sostenere nei prossimi anni la diffusione delle comunità energetiche, in particolare di quelle operanti a livello locale e facenti ricorso alle FER. Tuttavia, l’ampio margine di manovra riconosciuto implica che il livello di sostegno potrà essere differente da paese a paese e potrà favorire di volta in volta tipi diversi di comunità”.


Il post presenta l’articolo di Nicolò Rossetto Comunità energetiche e fonti rinnovabili (pp. 76-83) su ENERGIA 2.21

Nicolò Rossetto, Florence School of Regulation


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Foto: Pexels

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