7 Maggio 2021

Due piccioni con una fava: biochar, fertilità del suolo e sequestro della CO2

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Cos’è il biochar? Un carbone vegetale prodotto nella pirolisi di biomasse organiche, come i residui delle attività agricole. Se impiegato per scopi agricoli, migliora la fertilità del suolo stoccando CO2 in maniera definitiva. In alternativa, può essere impiegato nelle celle a combustibile di nuova generazione con impatto in termini di carbonio pari a zero. Uno strumento che potrebbe arrivare a rendere il settore agricolo ‘carbon negative’. Un alleato nella lotta ai cambiamenti climatici che contribuisce alla creazione di un sistema agro-ecologico integrato e avanzato.

Il biochar è un carbone vegetale prodotto nella pirolisi di biomasse organiche, soprattutto residui delle attività agricole. Uno strumento in grado di facilitare la conversione agro-ecologica del settore agricolo perché consente di fissare il carbonio migliorando la fertilità di suoli poveri e marginali. Se impiegato per tali scopi agricoli, rappresenta una forma di stoccaggio del carbonio definitiva. In alternativa,può essere altrimenti impiegato nelle celle a combustibile di nuova generazione dando un contributo netto pari a zero.

Trattenendo elementi nutritivi, il biochar migliora la fertilità dei suoli aridi e in via di desertificazione…

“È ben noto come il carbonio nelle biomasse può essere stabiliz­zato anche tramite il processo di carbonizzazione, mediante pirolisi lenta, o ricavato come coprodotto di altri processi quali gassificazio­ne” (da L. Rossi, G. Bezzi, S. Bozzetto, P. Mantovi, L. Valli, D, Chiaramonti Unicità dell’agricoltura nel contrasto ai cambiamenti climatici,ENERGIA 4.20).

“È altrettanto noto come questo materiale non solo contribuisca al sequestro di carbonio in modo definitivo (e a costi estremamente competitivi rispetto ad altre solu­zioni), ma che rappresenti un va­lidissimo ammendante (ossia un materiale che agisce positivamente sulle caratteristiche chimiche fisi­che e biologiche del suolo miglio­randone la fertilità) per recuperare terreni marginali (in Sud Europa si stimano circa 8,5 mil. di ettari di superfici aride e in via di desertifi­cazione) (14) e aumentarne la resi­lienza al cambiamento climatico”.

…e consente di sequestrare il carbonio in modo definitivo

“Il biochar può essere prodotto da materiali di origine biologica di vario tipo e in particolare dal­le biomasse lignocellulosiche. Il risultato varia sia in funzione del processo che della materia prima, e in base a questo variano le sue prestazioni nelle varie tipologie di suolo: elemento comune rimane però sempre la sua capacità di fa­vorire lo stoccaggio della CO2, non­ché il suo positivo impatto sulla fertilità dei suoli e sul contenimen­to di alcune emissioni non-CO2 dell’agricoltura (ad es. N2O) grazie alla sua capacità di trattenere ele­menti nutritivi.

Ne consegue che, pensando a un sistema agro-ecologico integrato e avanzato, la diffusione della piro­lisi per il trattamento di biomas­se lignocellulosiche insieme alla digestione anaerobica, non solo consentirebbe il recupero di terre­ni marginali ma anche la diffusio­ne di ecosistemi agroforestali più strutturati ed efficienti. Infatti, il connubio fra colture erbacee ed ar­boree aumenterebbe ulteriormente l’efficienza fotosintetica del siste­ma incrementando la potenzialità di stoccaggio grazie alla produzio­ne di nuovi e più strutturati apporti di materiale organico stabile”.

Rendere il settore agricolo ‘carbon negative’

Per tutte queste ragioni il biochar è inserito nelle 10 azioni Farming for Future che il Consorzio Italiano Biogas avanza per favorire la riconversione agroecologica dell’agricoltura italiana anche grazie all’implementazione della roadmap del biogas agricolo.

“Il potenziale globale offerto dal biochar per il sequestro del carbonio è (…) estremamente rilevante perché consente sino a 1,2 mld. tonn./anno (secondo solo alla riforestazione) valorizzando questo carbonio nel suolo (Fig. 5) (10)”

“L’agricoltura è in grado di svolgere un ruolo chiave per contrastare il cambiamento climatico: trovandosi in una posizione unica in qualità di soggetto capace di catturare la CO2 dall’atmosfera grazie alla fotosintesi e di trasformarla in un’ampia gamma di prodotti: alimenti, foraggi e forme diverse di energia. Incrementando e ottimizzando questa capacità, l’agricoltura può non solo ridurre in modo netto le proprie emissioni di gas serra generate dalla produzione di cibo, ma può soprattutto catturare e sequestrare anche CO2 aggiuntiva (già presente in atmosfera) sino ad ambire a diventare carbon negative”.


Il post riprende passaggi dell’articolo Unicità dell’agricoltura nel contrasto ai cambiamenti climatici (pp. 32-39) di Lorella Rossi, Guido Bezzi, Paolo Mantovi, Laura Valli, Stefano Bozzetto, David Chiaramonti pubblicato su ENERGIA 4.20


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Sul tema bioenergie leggi anche:
Biomasse lignocellulosiche e celle a combustibile di nuova generazione, di Ermete Antolini, 22 Aprile 2021
Le molte facce dell’agricoltura nella lotta al climate change, di Redazione, 22 Dicembre 2020
Combustibili sostenibili per la sicurezza energetica e le filiere domestiche, di David Chiaramonti, 23 Aprile 2020
Finalmente una buona notizia, di Alberto Clò, 12 Ottobre 2018

Foto: Pexels

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