14 Giugno 2021

Distribuzione elettrica: perché non guardare al modello tedesco?

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Il ruolo dei DSO è stato – e sarà ancora di più nei prossimi anni – centrale per assicurare l’efficienza del percorso di transizione e migliorare il servizio offerto ai consumatori. Ma gli operatori saranno in grado di garantire il giusto supporto alla decarbonizzazione con gli strumenti oggi a disposizione? Il dibattito sul futuro della governance della distribuzione elettrica si arricchisce del contributo a firma di Luigi de Francisci e Alberto Mariani pubblicato su ENERGIA 2.21, ricostruendo il contesto operativo e regolatorio attuale e il suo possibile sviluppo dopo il 2030.

“Il dibattito che si è sviluppato sulle pagine di questa Rivista offre molteplici e importanti spunti di riflessione, incentrati sulla rilevanza della distribuzione dell’energia elettrica per il perseguimento degli obiettivi energetici – soprattutto in termini di decarbonizzazione – del Paese.

Affrontare tale dibattito in questo momento, a poco meno di un decennio dal termine delle concessioni della distribuzione elettrica e nel vivo del rinnovo di quelle del gas (1), permette di individuare quelle sinergie tra strategia industriale ed evoluzione tecnologica che possono essere valorizzate in una governance in grado di traghettarci a quel 2050 che è l’orizzonte del Green Deal”.

Su ENERGIA 2.21, Luigi de Francisci e Alberto Mariani contribuiscono al dibattito sul futuro della distribuzione elettrica lanciato su RivistaEnergia.it e poi sviluppatosi ampiamente su ENERGIA 1.21.

Come ogni innovazione di rilievo, la diffusione di servizi come le colonnine di ricarica per le auto elettriche produrrà rischi e opportunità

L’articolo, di cui proponiamo alcuni passaggi, delinea il contesto operativo e regolatorio entro cui si muove l’attività degli operatori della distribuzione elettrica (DSO) per proporre come tale contesto potrebbe evolversi per affrontare le sfide energetiche del futuro.

“Il rischio da gestire sarà quello di integrarne la diffusione con i necessari interventi di pianificazione e sviluppo delle reti di distribuzione, preoccupazione che purtroppo non appare ad oggi colta pienamente né dal decisore politico né dal Regolatore. (…) L’opportunità da cogliere sarà quella di poter disporre – in un arco temporale relativamente breve – di una rete di distribuzione in grado di offrire riserva pronta a salire e a scendere alle attività di dispacciamento”.

Necessario chiarire chi sarà legittimato a costruire sistemi di accumulo motivando tale scelta sulla base di apposite analisi di efficienza

Già oggi i DSO si presentano infatti come i “facilitatori neutrali per i servizi ancillari necessari alla sicurezza del sistema”. Nel prossimo futuro secondo gli Autori “il DSO sarà in grado di fornire alla rete servizi di modulazione del carico idonei a migliorare l’affidabilità complessiva del sistema”.

“Riteniamo che affidare ai DSO la costruzione di sistemi di accumulo, separando la costruzione dell’asset da una gestione commerciale da assimilare a quella che oggi il TSO fa con le linee di interconnessione con l’estero, rappresenti la soluzione più razionale e con i maggiori benefici, oltre che scevra da barriere per lo sviluppo della concorrenza sui servizi”.

Giusto chiedersi se – nell’assetto attuale e con gli strumenti oggi a disposizione – i DSO siano in grado di garantire il giusto supporto alle sfide per il sistema energetico

“A livello comunitario così come nelle regolazioni nazionali il «campo di azione» di chi gestisce i monopoli naturali è stato delimitato già da diverso tempo. (…) Nella medesima direzione di attenzione e cautela per le fasi monopolistiche della filiera va, più in generale, la disciplina sulla separazione delle attività di distribuzione da quelle di mercato – in particolare nei mercati retail”.

“Le regole, quindi, ci sono e sono evidenti a tutto il settore, e – come detto – non sono state prive di oneri applicativi da parte degli operatori e del Regolatore”.

I DSO hanno la responsabilità di migliorare; confidiamo che lo spirito di questo dibattito sia proprio quello di individuare le condizioni – in primis di governance – perché ciò avvenga

Guardando alla scadenza delle concessioni, “farsi trovare pronti a quella data ha in effetti una valenza strategica per l’affidabilità del sistema energetico e per gli obiettivi in capo ad esso, e deve essere frutto di un dibattito profondo, in grado di cogliere le complessità tecniche e di governance delle nuove attività – sul kilowattora così come sui dati, sull’asset così come sui servizi – richieste al mondo della distribuzione”.

“In ogni caso, non c’è dubbio che l’assetto del settore della distribuzione elettrica che auspichiamo per il post-2030 dovrebbe vedere la razionalizzazione del numero di player e al contempo una riduzione della quota del maggior operatore, traguardando un modello «di tipo tedesco» con poli di aggregazione regionale (o di area vasta) che consenta di combinare efficacia ed efficienza.

Per realizzare un mercato ‘di tipo tedesco’, dopo la scadenza delle concessioni occorre razionalizzare il numero di operatori e ridurre la quota del maggior operatore

Al contrario, considerata l’evoluzione dei mercati e il «decentramento» dei servizi, sembrerebbe anacronistico concentrare la proprietà della distribuzione elettrica nelle mani del gestore della rete di trasmissione nazionale”.

“In conclusione, di fronte alla rilevanza del percorso che interessa il sistema energetico sembra semplicistico pensare di poter attribuire alle imprese di distribuzione, con un’impostazione manichea e sulla base di nozioni di letteratura più che di dati empirici, i problemi reali che invece il mercato davvero sperimenta (…)”.


Il post presenta l’articolo Governance della distribuzione elettrica: per un modello «tedesco» (pp. 66-69) di Luigi de Francisci e Alberto Mariani pubblicato su ENERGIA 2.21


Luigi de Francisci è Responsabile Regulatory, Acea
Alberto Mariani è Regulatory Affairs Specialist, Acea

Le opinioni espresse in questo articolo sono degli Autori e non vanno ascritte all’azienda nella quale lavorano.


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Foto: Unsplash

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