28 Giugno 2021

Una fotografia della povertà energetica in Italia

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Misurare la povertà energetica è un esercizio complesso. Il primo passo per comprenderne l’incidenza è scegliere i parametri e misurarne i confini. La natura multidimensionale di questo fenomeno necessita di una varietà di indicatori in grado di rappresentarne adeguatamente la complessità, cosa non scontata considerando la generale scarsa disponibilità di dati a riguardo. L’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) tenta di porvi rimedio, analizzando approfonditamente il fenomeno nel suo annuale rapporto di cui abbiamo pubblicato alcuni contenuti in ENERGIA 1.21. Nell’estratto che proponiamo, i coordinatori OIPE Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci scendono nel dettaglio della misurazione della PE per fornire una fotografia il più possibile veritiera sullo stato della PE in Italia.

Misurare la povertà energetica è un esercizio complesso a causa della difficoltà nella scelta di indicatori condivisi e della generale scarsa disponibilità di dati. Scontiamo un’assenza di informazioni adeguate cui si è cercato di dare risposta solo recentemente lanciando, nel 2019, l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) per il monitoraggio della povertà energetica (PE) a livello nazionale.

Su ENERGIA1.21, i coordinatori OIPE Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci hanno ripreso contenuti del loro rapporto annuale presentando, nella prima parte, studi sulla misura della PE e la sua distribuzione eterogenea sul territorio nazionale, sul ruolo del raffrescamento, sul tema della mobilità privata, gli effetti su anziani e immigrati e, nella seconda, le politiche per combatterla, con approfondimenti sul possibile contributo dell’economia comportamentale, sugli effetti redistributivi di una eventuale carbon tax e sulle implicazioni del PNIEC sulla PE.

Nell’estratto che qui proponiamo, entriamo nel dettaglio della misurazione della PE per fornire una fotografia il più possibile veritiera sullo stato della PE in Italia.

“Nonostante le motivazioni sulla necessità di misurare la PE siano generalmente condivise dagli attori pubblici, la scelta su come misura­re risulta più controversa: infatti, indicatori diversi forniscono «fo­tografie» anche molto diverse tra loro, che richiedono politiche con enfasi variegate.

L’8,8% delle famiglie italiane è in una condizione di povertà energetica

D’altra parte, si ri­scontra un generale consenso sul­la natura multidimensionale della PE; questo consenso, tuttavia, si scontra con la difficoltà di reperire dataset in grado di rappresentare adeguatamente tale complessità, soprattutto se l’obiettivo è quello di svolgere analisi comparate tra pae­si dell’Unione Europea.

L’Italia non ha ancora una mi­sura ufficiale della PE, intesa come misura codificata dall’ISTAT. Tut­tavia, dal 2017, il nostro Governo ha adottato nei suoi documenti uf­ficiali (SEN 2017, PNIEC 2019) un indicatore proposto da alcuni ri­cercatori nello spirito del LIHC utilizzato originariamente in In­ghilterra: come riportato in Fig. 1, secondo tale indicatore, tra il 2014 e il 2018, la quota di famiglie in po­vertà energetica in Italia passa dal 7,3% al 8,8%.

Nonostante il fenomeno della PE sia ritenuto così rilevante dalle autorità europee da incoraggiarne una sua analisi nei Piani Nazionali Clima-Energia, il confronto dei li­velli di PE tra paesi UE si deve pur­troppo fermare al 2010 a causa di una grave mancanza di dati.

Forte disparità tra le regioni: al Sud la povertà energetica è più diffusa

Se nel confronto europeo l’Italia risulta nella media UE, a livello regiona­le si riscontra una forte divergen­za tra le aree del Paese, con una maggior incidenza del fenomeno nelle regioni del Mezzogiorno (Fig. 2).

Tale eterogeneità fra le regioni persiste anche quando si modifica l’indicatore LIHC in considerazio­ne delle differenze di reddito me­dio fra le varie aree territoriali: il risultato evidenzia una sostanziale stabilità dell’ordinamento fra le re­gioni, a conferma della robustezza dell’indicatore LIHC per l’analisi della PE.

Un modo alternativo per misura­re la PE guarda al consumo mini­mo di energia ottenuto sulla base delle informazioni contenute negli Attestati di Prestazione Energetica (APE). Un’applicazione di tale me­todo alla Provincia di Treviso evidenzia quanto il fenomeno pos­sa variare tra comuni all’interno della stessa provincia, nonché la sua dipendenza dal reddito, di­mensione/età della casa, classe di efficienza energetica e tipologia di combustibile usato per il riscalda­mento.

Dimmi dove abiti e dirò quanto consumi: l’efficienza energetica come indicatore di povertà energetica

Analisi recenti mostrano come il progressivo aumento del riscalda­mento globale e locale indotto dal cambiamento climatico renda rile­vante integrare le analisi sulla PE con gli aspetti legati al raffresca­mento delle abitazioni. Il Rappor­to 2020 evidenzia come, in Italia, il raffrescamento abitativo impatti sulla PE principalmente a causa del costo di acquisto, installazio­ne e manutenzione degli impianti mentre i costi operativi (la spesa per l’elettricità) incidono relativa­mente meno.

Il rapporto tra PE e trasporti è un tema finora poco affrontato nel nostro Paese. L’analisi presen­tata nel Rapporto 2020 sfrutta i dati disponibili per costruire un indicatore composito che identifi­ca come vulnerabili i comuni con elevati livelli di uso dell’auto e con­dizioni economiche relativamente disagiate. Dando ugual peso alle due dimensioni, la PE legata ai tra­sporti ha maggiore incidenza nel Mezzogiorno; ponendo maggior peso al possesso dell’auto, le aree a maggiore incidenza sono quelle pe­riurbane e rurali del Centro-Nord.

Anziani e immigrati sono a maggior rischio di PE

È stato inoltre indagato il lega­me tra PE e fasce sociali più vul­nerabili, con approfondimenti de­dicati ad anziani e immigrati. Il primo focus evidenzia come circa un ottavo degli anziani rispondenti a un’indagine (non campionaria) sia in condizioni di grave indigen­za e PE.

Il secondo focus sugli im­migrati residenti a Brescia mostra che, sebbene i pattern di segrega­zione siano molto labili, è innega­bile vi sia un’associazione tra pre­senza di immigrati e PE, poiché gli immigrati hanno redditi significa­tivamente più bassi degli italiani e tendono a vivere in aree con edifici energeticamente inefficienti.”


Il post è un estratto dell’articolo Povertà Energetica e «Just Transition» (pp. 46-51) di Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci pubblicato su ENERGIA 1.21.

Paola Valbonesi, Ivan Faiella, Luciano Lavecchia e Raffaele Miniaci sono Coordinatori dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE)

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Foto: unsplash

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