Il rilancio economico dell’Italia passa per l’ammodernamento delle infrastrutture strategiche nazionali. Le risorse destinate allo scopo non sono sufficienti a garantire la competitività del Paese, specie in vista delle enormi sfide imposte dalla transizione energetica. L’articolo a firma di un gruppo di docenti dell’Università Sapienza pubblicato su ENERGIA 2.21 presenta alcuni risultati di un più ampio studio sulle infrastrutture di base, focalizzandosi sulle reti idriche, elettriche e del gas. Ne emerge lo stretto legame tra l’arretratezza infrastrutturale del nostro Paese e le risorse destinate agli investimenti, eterni secondi nella competizione alla distribuzione degli utili dove a vincere sono quasi sempre i dividendi. Analizzando il quadro in cui si inseriranno le risorse europee per la ripresa dalla crisi, lo studio individua inoltre le priorità di progresso per ciascuna infrastruttura per coprire il fabbisogno reale e colmare l’attuale deficit.
“Il sistema nazionale delle infrastrutture di base è arretrato, segno di un paese che non cresce. L’anzianità di un’infrastruttura dipende da quanto vi si investe ogni anno per rinnovarla e da quante risorse restano alla società che la gestisce, dopo che gli utili sono stati distribuiti ai soci. Per un paese che ha perso la sua capacità competitiva, la debolezza infrastrutturale rappresenta una zavorra per il rilancio”.
Con queste parole decise e dirette si apre l’articolo di Domenico Borello, Alessandro Corsini, Riccardo Gallo, Francesco Napolitano e Giuseppe Paris (Osservatorio sulle Imprese, Università Sapienza) pubblicato su ENERGIA 2.21 che riassume alcuni risultati di un più ampio studio sulle Infrastrutture di base.
Il primo paragrafo analizza la competitività dell’Italia a livello internazionale (1. Condizioni di competitività). Ciò che emerge “è un quadro piuttosto desolante, con infrastrutture chiave (quali rete telefonica, strade e autostrade) di fatto superate e âgée, rispetto alle reti elettrica e gas mediamente più giovani”. L’arretratezza infrastrutturale del nostro Paese ci colloca nelle graduatorie mondiali al 53° e al 41° posto in quelle rispettivamente di base ed energetiche. In altre infrastrutture registra risultati anche peggiori.
Il sistema nazionale delle infrastrutture di base è arretrato, segno di un paese che non cresce
L’articolo propone quindi un’analisi dei bilanci degli ultimi 10 anni dei principali gruppi, controllati da Cassa Depositi e Prestiti o da enti locali, che gestiscono le infrastrutture di base idriche ed energetiche.
I successivi paragrafi presentano lo stato attuale di sviluppo e le azioni prioritarie da attuare nel prossimo futuro per ogni tipologia di rete: infrastrutture idriche, reti e microreti elettriche, infrastruttura gas.
L’analisi è arricchita da numerosi indicatori elaborati per comprendere il complesso stato dell’arte dello sviluppo infrastrutturale italiano e come vengono spese le risorse finanziarie:
- età dell’infrastruttura in termini percentuali della vita utile;
- investimento tecnico materiale medio annuo in milioni;
- tasso di rinnovamento dell’infrastruttura;
- distribuzione di dividendi agli azionisti in percentuale dell’utile;
- flusso di cassa entrante in rapporto ai nuovi investimenti.
Ai ritmi attuali occorrerebbero 15-20 anni per rinnovare le infrastrutture nazionali
Quel che emerge è un sistema infrastrutturale abbastanza giovane con un’anzianità delle reti elettriche e del gas pari a poco più di un terzo della vita utile, ma con tempi lunghi di ammodernamento. Ai ritmi attuali occorrerebbero 15-20 anni per rinnovare le infrastrutture nazionali.
Il dato allarmante è che, nei dieci anni analizzati, “per queste tre infrastrutture, gli utili netti sono stati pari a 16 miliardi, i dividendi pagati pari a 12 miliardi”. Un chiaro segnale della perdita di competitività che ha rilegato l’Italia in basse posizioni nelle classifiche internazionali.
Le trasformazioni in corso in ottica di decarbonizzazione e maggiore digitalizzazione richiedono piani di ammodernamento che sappiano riconvertire le nostre infrastrutture e rilanciare l’economia italiana nel post-pandemia.
Per le infrastrutture idriche (par. 2), “servirebbe una visione coraggiosa e lungimirante in grado di introdurre nel piano degli investimenti da inserire nel PNRR non solo le opere di ammodernamento dei grandi schemi idrici ma anche i tanti interventi diffusi, destinati a presidi idraulici e idrogeologici indispensabili per mitigare i rischi sul territorio”.
12 dei 16 miliardi di utili netti delle reti idriche, elettriche e del gas sono stati pagati come dividendi anzichè colmare l’attuale deficit infrastrutturale
Per le infrastrutture elettriche (par. 3), “la transizione energetica può consentire un’evoluzione epocale nelle reti elettriche e nelle microreti con una notevole propulsione di ricerca e industrializzazione di componenti nuovi o rinnovati. (…) Notevole impulso potrà avere la ricerca per nuove qualificazioni di sistemi ed equipaggiamenti, quale la qualificazione sismica elitaria per l’Italia, per nuovi prototipi ecologici richiesti dal rinnovamento delle apparecchiature elettriche, come ad esempio dall’IoT per la loro socializzazione, in particolare, degli elettrodomestici programmabili”.
Quanto all’infrastruttura gas (par. 4), “per il suo posizionamento strategico Snam è un attore determinante per lo sviluppo del Paese. La società ha obiettivi strategici dichiarati in linea con quelli sia dell’ammodernamento della rete gas, che sarà hydrogen ready in tempi brevi, sia del completamento di infrastrutture strategiche”.
Ci sono poi importanti tematiche sul tavolo che non possono essere ignorate quali l’efficienza energetica, la produzione di biometano e la generazione di idrogeno verde (5. Conclusioni). Tutti questi interventi dovrebbero contribuire a rilanciare il benessere del Paese in un contesto di recessione, grazie anche alle risorse europee del piano Next Generation EU.
La parola, ora, spetta agli investitori.
Il post presenta l’articolo Infrastrutture idriche ed energetiche: priorità per il rilancio economico (pp. 58-65) di Domenico Borello, Alessandro Corsini, Riccardo Gallo, Francesco Napolitano e Giuseppe Paris pubblicato su ENERGIA 2.21
Domenico Borello, Professore Associato di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente, Sapienza, Università di Roma
Alessandro Corsini, Ordinario di Sistemi per l’Energia e l’Ambiente, Sapienza, Università di Roma
Riccardo Gallo, Già Ordinario di Economia Applicata e Presidente dell’Osservatorio sulle Imprese, Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale, Sapienza, Università di Roma
Francesco Napolitano, Ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia, Sapienza, Università di Roma
Giuseppe Parise, Già Ordinario di Impianti elettrici di distribuzione e utilizzazione, Sapienza, Università di Roma
Foto: Unsplash
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