Di fronte alla prevista impennata del 20% dei prezzi finali di elettricità, il Governo è intervenuto per limitare l’aumento appena sotto il 10%. Il forte aumento delle quotazioni delle materie prime e la decisa crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 sono all’origine dell’impennata attesa. A riprova del fatto che per decarbonizzare l’economia i prezzi dell’energia dovranno necessariamente aumentare. Morale: si sta tornando ai prezzi politici di non gloriosa memoria degli anni Settanta-Ottanta. La domanda allora diviene: che farà il Governo se la pressione dei prezzi continuerà a galoppare?
Della possibilità che i prezzi energetici dovessero crescere e non di poco ne avevamo trattato ampiamente su questo Blog. Smentendo chi pervicacemente continua ad insistere che la tendenza sarebbe stata declinante: per le virtù delle rinnovabili, favorite dal calo dei costi (sino all’impennata di quelli dei materiali critici) ma soprattutto per le virtù ancor più salvifiche della transizione energetica.
Abbiamo sempre sostenuto invece, che essa aumenterà di molto i costi/prezzi dell’energia, specie se si introdurrà – per il godimento degli economisti – un carbon price sino a tre cifre. Più si vorranno conseguire le finalità fissate a Parigi, più i prezzi dovranno necessariamente aumentare, al di là dei corsi all’origine delle materie prime.
Per decarbonizzare l’economia i prezzi dell’energia dovranno necessariamente aumentare
Con implicazioni di carattere sociale: la vera barriera alla transizione. Scrivemmo a suo tempo – spiace citarsi addosso – che la campana dei gilet gialli suonava anche per noi. Ma nessuno la ascoltò.
Ebbene, alla fine si sono trovati costretti a farlo. Di fronte all’ennesima prevista impennata dei prezzi finali di elettricità (+20%!, “per il forte aumento delle quotazioni delle materie prime (…) nonché la decisa crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2” come si legge nel comunicato di Arera), il Governo, con decisione assunta dal Consiglio dei Ministri, è intervenuto modificandone i criteri di calcolo, creando un fondo da oltre 1 miliardo di euro per ridurre gli oneri di sistema: la voce più importante della nostra bolletta elettrica (la parte energia pesava sinora per appena il 32%!).
Di mercato si parlerà sempre meno, mentre i prezzi liberi svaniranno nella nebbia degli interventi pubblici
Con questo intervento che attenua il ruolo del regolatore, l’aumento sarà intorno alla metà di quanto altrimenti previsto (9,9%). La spesa per una famiglia tipo aumenterà del 12% (tra ottobre 2021 e settembre 2021) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
Nessun intervento correttivo ha assunto invece il Governo nel caso del metano i cui prezzi, sempre nel terzo trimestre dell’anno, sono aumentate di ben il 15,3%.
Morale: la si chiami come si vuole, la si strutturi tecnicamente come si vuole, ma la sostanza non cambia: si sta tornando ai prezzi politici di non gloriosa memoria degli anni Settanta-Ottanta, sostenuti a spada tratta da sindacati e partiti politici restii a pagarne uno scotto elettorale. Ieri e temo oggi.
Di mercato, comunque, si parlerà sempre meno, mentre i prezzi liberi svaniranno nella nebbia degli interventi pubblici, con la prevedibile ennesima proroga di quelli tutelati.
Che farà il Governo se la pressione dei prezzi continuerà a galoppare?
La domanda allora diviene: che farà il Governo se la pressione dei prezzi continuerà a galoppare. Aumenterà questo fondo? E chi eventualmente ne beneficerà? I soli consumatori di elettricità o anche quelli di metano o anche gli automobilisti (che usano l’auto per necessità)?
I prezzi del petrolio, fonte ormai uscita dai commenti, potrebbero nei prossimi mesi aumentare a 80 e più dollari al barile, quel che significherebbe un nostro prezzo della benzina verso i 2 euro al litro.
La spiegazione di questo aumento è semplice, anche se opposta alla fatua narrazione dominante: la domanda di petrolio sta tornando ai livelli pre-crisi e in certi casi superandoli. Che il crollo del 2020 ne potesse segnare anche il picco storico si è rivelata l’ennesima fantasiosa previsione.
+13% la crescita dei consumi negli Stati Uniti (giugno 2021 vs giugno 2020)
Negli Stati Uniti i consumi sono cresciuti a giugno del 13% rispetto all’egual mese dello scorso anno, mentre in Cina a maggio i consumi di benzina sono risultati superiori del 5% a quelli del maggio 2019, prima cioè dell’esplodere della crisi.
Se si continuerà ad insistere che di petrolio non c’è più bisogno, che le imprese non dovrebbero più investire in ricerche minerarie, come ha fatto Faith Birol direttore esecutivo dell’Agenzia di Parigi, ebbene i prezzi potrebbero schizzare da qui a pochi anni a 150 o 200 dollari al barile. Pari a 3 e più euro al litro di benzina.
Le salvifiche rinnovabili non potranno farci nulla.
Diversamente dalle fantasie che molti propagano a piene mani da qui a metà secolo – quando nessuno potrà chiederne loro conto – per quelle odierne si potrà farlo, addossando loro la responsabilità di quello che il noto economista petrolifero Philip Verleger prospetta come possibile “catastrofe economica”.
Alberto Clô è direttore del trimestrale ENERGIA e del blog RivistaEnergia.it
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Foto: Wikipedia
Saggia ed opportuna riflessione, da sottoscrivere totalmente.
Evidente che i “Prezzi Politici dell’Energia” sono, purtroppo, una realtà sempre maggiore, a causa dei faraonici incentivi caricati in Bolletta dei Consumatori al livello di 12-13 Miliardi/Anno da molti anni e che continueranno a gravare ancora per molto ed oltre il 2032.
Poi,se vorranno ancora finanziare con un’altra vagonata di Miliardi l’ulteriore sviluppo di Rinnovabili intermittenti, questo non potrà che progressivamente aumentare ed a beneficiarne saranno, in primis, tutto il circuito speculativo che cavalca la giostra ETS e fuorviante e fuori luogo teoria della “lotta ai cambiamenti climatici”, utopistico concetto da novelli Don Chisciotte!
Ma piace psicologicamente alla massa che conosce poco della materia: clima, energia e si illude che davvero sia opportuno sprecare un’infinità di risorse a beneficio dei pochi che la cavalcano.
Ma i “gilet gialli” sono dietro l’angolo e quando verranno ulteriormente colpiti nelle proprie tasche, probabile che facciano qualche … “protesta”.
Intanto, c’è chi specula ed invoca che la UE vieti la vendita di auto diesel e benzina, incuranti delle tecnologie sempre più efficaci che hanno ridotto ed ulteriormente ridurranno le vere emissioni nocive. Ma è chiaro che si tratta di fanfara da … “pifferaio magico”!