Alcuni materiali contenuti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio potrebbero esaurirsi entro il 2050. Un rischio geologico cui si affianca quello geopolitico dettato dalla crescente competizione internazionale in questi mercati. Come è noto, la Cina è molto avanti nella strategia di approvvigionamento delle materie prime per la decarbonizzazione, avendo realizzato ampi investimenti in concessioni minerarie e acquisti di società operative. Ma anche i paesi con abbondanti risorse (Cile, Bolivia, Argentina, Repubblica Democratica del Congo) potrebbero beneficiare della crescente domanda.
La decarbonizzazione del mix energetico ed elettrico è diventata una priorità per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. Dal 2010 si osserva un forte aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili.
Nel 2020, oltre 500 miliardi di dollari di investimenti hanno riguardato tutte le tecnologie a basse emissioni di carbonio (produzione di energia elettrica, idrogeno, accumuli, cattura e stoccaggio di CO2 e veicoli elettrificati), una cifra ben superiore agli investimenti in esplorazione e produzione di idrocarburi.
Sebbene questa dinamica consenta di emanciparsi, almeno in parte, dai problemi economici e geopolitici di sicurezza energetica, il passaggio al dopo-fossili non mette al riparo da nuove dipendenze e potrebbe anzi favorire la complessità delle questioni geopolitiche.
Gli investimenti in tecnologie low-carbon superano nel 2020 quelli in esplorazione e produzione di idrocarburi
La transizione energetica, infatti, sta contaminando i mercati delle materie prime con la prevedibile accelerazione della domanda di alcuni materiali come cobalto, litio, terre rare e rame, necessari per le tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Scenario 4°C | Scenario 2°C | |
Cobalto | 64,0% | 83,2% |
Rame | 78,3% | 89,4% |
Litio | 20,0% | 32,0% |
Nichel | 52,8% | 61,3% |
La tabella si legge così: in uno “Scenario 4°C”, la domanda globale cumulata di cobalto rappresenterà il 64% delle risorse accertate mondiali, contro l’83,2% di uno “Scenario 2°C”.
Secondo gli scenari riportati in Tabella, cobalto e rame sarebbero i metalli più vincolati nella transizione energetica, poiché oltre l’80% delle risorse attualmente note verrebbe consumato entro il 2050. Ampiamente impiegati nel settore batterie, nichel e litio verranno utilizzati anche in futuro, mentre le terre rare sembrano essere gli elementi meno vincolati geologicamente.
Parallelamente a questo rischio geologico, la transizione energetica rischia di rafforzare il ruolo degli attori (paesi o imprese) coinvolti nelle diverse catene del valore dei metalli.
Ai rischi geologici si aggiungono le incognite geopolitiche della competizione tra paesi e compagnie
Il mercato del cobalto è in questo senso molto interessante, perché è dominato da un attore principale a ciascuna estremità della catena del valore: la Repubblica Democratica del Congo (RDC), che fornisce il 70% della produzione, e la Cina, che si occupa di oltre il 50% della raffinazione.
Questo esempio è sintomatico dei mercati delle materie prime che presentano significativi rischi di approvvigionamento relativi ai problemi di sicurezza, ambientali e sociali nella RDC (inquinamento, proliferazione di miniere illegali, lavoro minorile), ma anche a causa del rafforzamento del ruolo della Cina nella regione.
Cobalto: la Repubblica Democratica del Congo fornisce il 70% della produzione, la Cina si occupa di oltre il 50% della raffinazione
Nel mercato del litio, i problemi sono soprattutto di natura geoeconomica. Anche se è diminuito il rischio di una cartellizzazione del mercato tra i principali paesi produttori (Australia, Cile, Argentina) simile all’OPEC o quello di una coalizione di paesi che formano il triangolo del litio (Argentina, Cile e Bolivia), il problema più importante è da ricercarsi nel mondo delle imprese.
Il mercato è infatti oggi dominato da cinque società: due americane (Albermarle e Livent), una cilena (SQM) e due cinesi (Tianqi Lithium e Ganfeng). Da sole rappresentano oltre l’80% della quota di mercato, di cui quasi il 66% solo per Albermale, Tianqi e SQM.
L’ascesa delle aziende cinesi dall’inizio degli anni 2010 mostra quanto il litio sia considerato un materiale strategico per la Cina. Le aziende di questo paese stanno perseguendo una politica di acquisto di concessioni e aziende nei paesi produttori, cercano di consolidare l’accesso alle risorse per controllare l’intero settore della produzione di litio, dalla raffinazione alla produzione di batterie.
Litio: il nodo geoeconomico dell’oligopolio di cinque compagnie con sede in USA, Cina e Cile
Considerate acritiche dal punto di vista geologico, le terre rare – soprannominate le ‘vitamine dell’era moderna’ per le loro particolari proprietà (conducibilità elettrica, stabilità termica) – vengono utilizzate prevalentemente nel settore delle energie rinnovabili e in quello militare.
Oggi la Cina rappresenta circa il 62% della produzione mondiale, seguita da Stati Uniti (12%) e Birmania (10%). La Cina si è affermata rapidamente grazie alla sua fortissima competitività lato costi e ha gradualmente investito in tutti i segmenti della catena del valore.
Il mercato delle terre rare sta affrontando importanti trasformazioni. Infatti, la Cina è già il maggior produttore e consumatore mondiale; le sue esportazioni potrebbero essere ridotte nei prossimi anni per soddisfare la sua domanda interna. Come in altri mercati delle materie prime, Pechino sta cercando di investire all’estero e si trova di fronte ad altri paesi in forte competizione geoeconomica.
Terre rare: la Cina è il maggior produttore e consumatore mondiale e potrebbe volgere le esportazioni al mercato interno
Per tutte queste materie prime, nei prossimi decenni potrebbero nascere nuovi poteri di mercato: alcuni paesi produttori (Cile, Australia, Argentina, RDC o Bolivia) hanno tra le mani una ricchezza che, se gestita in modo efficiente e redistribuita alla popolazione, potrebbe rivelarsi un importante driver di sviluppo.
In questo concerto di nazioni, la Cina mostra già un indubbio vantaggio perché la sua strategia di approvvigionamento di materie prime – trainata in particolare dal progetto delle ‘Nuove Vie della Seta’ e dagli investimenti diretti all’estero – le assicura un ruolo di leader in tutti questi mercati. In tale ambito preoccupa l’eventualità di uno scontro tra Cina e Stati Uniti negli anni a venire.
I nuovi mercati contengono già problemi ambientali, sociali, di sicurezza
Infine, le conseguenze ambientali e sociali dello sfruttamento delle materie prime stanno alimentando grandi questioni di politica interna. Non è da escludere per i prossimi anni un rafforzamento dell’instabilità cronica di alcuni paesi produttori. Il tema dell’acqua e della sua condivisione tra cittadinanza e industria delle materie prime costituisce un rischio in molti paesi.
Questa tendenza potrebbe dunque essere accentuata con la transizione energetica e la diffusione delle tecnologie low-carbon che necessitano di molta acqua. Le principali aree di produzione di materiali strategici sono infatti già localizzate in regioni con elevato stress idrico.
Questo post è un estratto tradotto dall’articolo di Emmanuel Hache, Métaux et terres rares : vers une pénurie source de tensions géopolitiques, pubblicato il 12 maggio 2021 su Polytechnique insights – La Revue de l’Institut Polytechnique de Paris
Emmanuel Hache è un economista esperto di scenari previsivi di IFP Énergies nouvelles
Foto: Unsplash
Sui metalli per la transizione energetica leggi anche:
Terre rare: chi osa sfidare la Cina?, di Giovanni Brussato, 25 Giugno 2021
Nichel: l’offerta non è più un problema?, di Giovanni Brussato, 11 maggio 2021
L’impennata del rame: tra criticità geologiche, sociali, ambientali, di Giovanni Brussato, 20 Aprile 2021
Verso un nuovo super-ciclo delle materie prime?, di Alberto Clò, 26 Gennaio 2021
Le 10 previsioni energetiche Wood Mackenzie per il 2021, di Redazione, 18 Gennaio 2021
I metalli nelle nostre tasche, di Redazione, 3 Ottobre 2018
Per i veicoli a propulsione elettrica e per ogni altra necessità di stoccare energia, l’accanimento con cui si tenta di risolverli usando batterie è una follia che non so spiegarmi, Esistono le PILE metallo (Al o Zn)-aria che consentirebbero, per esempio, di RIFORNIRE un’auto elettrica nei minuti che richiede un “pieno” di benzina anzichè RICARICARLA in tempi molto più lunghi e con un a rete di ricarica molto più costosa (anche e soprattutto come COSTO ENERGETICO)