Ripubblichiamo l’intervista di Antonio del Prete al direttore di ENERGIA Alberto Clô pubblicata sul Resto del Carlino (Quotidiano Nazionale) il 18 luglio
Il maltempo che ha seminato morte e devastazione nel Nord Europa riporta in primo piano la questione del cambiamento climatico. Ursula Von der Leyen sostiene la necessità di un intervento urgente: è possibile ottenere risultati nel medio termine?
«La situazione di oggi è il frutto di 50 anni di inerzia. La tragedia tedesca è dovuta alle emissioni globali, non solo a quelle della Germania».
Come va affrontato il problema, quindi?
«La sfida dell’umanità è ridurre le emissioni mondiali, prodotte per oltre la metà da tre Paesi: Cina, Usa e India. Se anche la Germania avesse azzerato le sue, non l’avrebbe scampata. Non siamo padroni di noi stessi».
Intanto la macchina dell’economia cinese continua a investire nelle centrali a carbone.
«È così. Se l’Europa, che produce l’8% delle emissioni globali le riduce di 100, e la Cina le aumenta di 110, non ne veniamo fuori».
È possibile una strategia mondiale in un contesto di nuova guerra fredda?
«È difficile, ma bisogna avviare dei negoziati reali e ridurre lo strapotere cinese».
Nel frattempo possiamo fare la nostra parte.
«Certo, ma bisogna essere consapevoli che se l’Europa realizzasse tutti gli impegni, ridurrebbe le emissioni globali dell’1%, un quantitativo marginale. Inoltre, le azioni previste dall’Ue per il clima hanno costi elevatissimi. Il gioco vale la candela? No, le decisioni vengono prese a prescindere dagli effetti».
Raccontate così, sembrano misure più moralistiche che concrete.
«Esatto: sono simboliche, frutto del fanatismo ecologista».
Ci sono modi più efficaci di spendere le risorse?
«Le misure di riduzione delle emissioni costeranno all’Ue 3.500 miliardi da qui al 2035: se investissimo anche solo il 10 per cento di quei soldi per riconvertire i complessi industriali di Paesi sottosviluppati otterremo risultati molto migliori».
L’elettrico è una soluzione?
«Le rinnovabili mettono l’Europa alle dipendenze della Cina, che è quasi monopolista dei materiali critici necessari».
Il ministro Cingolani sostiene che se le supercar dovessero adeguarsi all’elettrico al 100%, la Motor Valley chiuderebbe.
«In tempi non sospetti Cingolani disse che il passaggio dal dominio delle fonti fossili a quello delle rinnovabili sarebbe stato un bagno di sangue. Oggi si può dire che sarà una catastrofe. Innanzitutto per le famiglie, che vedranno salire i costi dell’energia. Poi per l’industria e l’occupazione».
Nei mesi scorsi si è molto parlato della tassa sulla plastica: siamo pronti per farne a meno?
«Non è possibile: dallo smartphone in giù si tratta di un materiale diffusissimo nelle nostre vite. Senza la plastica monouso come avremmo prodotto le mascherine e i guanti dei medici, fondamentali in tempi di pandemia?».
Il filosofo Severino individuava nell’ambiente uno dei fattori del declino del capitalismo. Lo sviluppo può essere sostenibile?
«L’agente più dannoso per l’ambiente è la povertà, lo sviluppo economico ha migliorato le condizioni. Ogni nuova macchina è più efficiente di quella che va a rimpiazzare. Altro che decrescita felice».
Foto: Unsplash
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