L’energia pesa sempre di più sui bilanci delle famiglie e sui conti delle imprese. Tra le principali ragioni dell’aumento dei prezzi dell’elettricità vi è l’aumento dei prezzi del gas naturale. Il prezzo del gas è salito a livelli largamente superiori a quelli medi degli ultimi decenni. Merita quindi riflettere su quel che si attende su questo mercato passato dall’avere connotazioni regionali ad essere sempre più globale. Il mercato europeo è sempre più GNL dipendente, divenuto a sua volta il price-maker del mercato internazionale, dove l’Europa si trova a competere con la fame di gas della Cina, India, Pakistan per sostituirlo al carbone. Se la domanda di metano non dovesse ridursi, come auspica Bruxelles, alti prezzi potrebbero divenire strutturali.
I prezzi finali dell’elettricità avrebbero dovuto registrare dal 1° luglio un aumento del 20%, dimezzato al 9,9% grazie all’intervento del Governo, consapevole dell’impatto sociale che ne sarebbe derivato, impegnando 1,2 miliardi di euro. Né più né meno che un ritorno ai famigerati ‘prezzi politici’ degli anni Settanta.
Sempre dal 1° luglio i prezzi finali del gas metano sono aumentati del 15,3% per una famiglia tipo. Morale: l’energia pesa sempre di più sui bilanci delle famiglie e sui conti delle imprese.
Ne è controprova l’estendersi dell’odioso fenomeno della povertà energetica. Anche solo ipotizzare, come fa la Commissione, che i prezzi debbano aumentare ancora sensibilmente, per incentivare la transizione energetica, dà conto di quanto poco a Bruxelles ci si renda conto delle conseguenze sociale delle sue proposte.
2 principali ragioni dell’aumento dei prezzi dell’elettricità
Alla base dell’aumento dei prezzi elettrici due principali ragioni. Primo: l’aumento oltre i 50 euro/tonn dei prezzi della CO2 (raddoppiati rispetto al novembre scorsoche riduce la convenienza a produrre elettricità col carbone rendendo conveniente il metano e aumentandone la domanda ) (si veda Il sali e scendi dei prezzi del gas di Gian Paolo Repetto e Agata Gugliotta 23 giugno).
Non però nella ‘verde’ Germania che ha aumentato del 38% l’impiego del carbone nel primo semestre dell’anno e va espandendo la capacità produttiva delle sue miniere a cielo aperto.
Secondo: l’aumento del 30% dei prezzi del metano sul mercato internazionale nel secondo trimestre rispetto al primo. Merita quindi riflettere su quel che si attende su questo mercato che fino a una decina di anni fa assumeva connotazioni regionali, con una divisione in tre aree: atlantica, europea, asiatica.
Breve riepilogo dell’evoluzione del mercato europeo del gas
L’Europa si approvvigionava soprattutto via gasdotto da produttori interni e dall’estero, specie Russia, mentre le importazioni di gas liquefatto (GNL) erano limitate. Altra caratteristica era data dalla natura dei contratti di importazione con due peculiari caratteristiche.
Uno: l’essere a lungo termine, proiettati in decine di anni e, aspetto dirimente, capace di ripartire i rischi tra produttori/esportatori e consumatori/importatori con la formula del take or pay: con l’obbligo degli importatori di ritirare le quantità pattuite o comunque di pagarne il valore e il simmetrico obbligo dei produttori di rendere disponibili le quantità pattuite.
Questa duplice certezza dal lato della domanda e dell’offerta consentiva di effettuare gli enormi investimenti nelle fasi a monte e a valle della filiera metanifera. Su questi pilastri è sorto e si è sviluppato il mercato europeo del gas di quattro volte nello scorso mezzo secolo grazie, vale ricordare, all’opera pionieristica di Eni.
Due: i prezzi del metano nei contratti long-term erano indicizzati (a sconto) a quelli del petrolio così da garantirne, dovendolo sostituire, la competitività sui mercati finali. Questa indicizzazione rivista periodicamente su medie mobili consentiva inoltre una relativa stabilità dei prezzi del gas. Il mercato spot che rifletteva il rapporto domanda/offerta era praticamente inesistente.
Da regionale a globale: un batter d’ali in Asia si riverbera in poche ore sul mercato europeo
Da allora, le cose sono drasticamente cambiate:
(a) la domanda di gas è aumentata di un terzo nello scorso decennio, pari in termini assoluti a 1.000 miliardi di metri cubi, ad un livello di 3.900 miliardi;
(b) le transazioni commerciali intra-regionali sono aumentate di 300 miliardi di metri cubi a 900;
(c) sono aumentate soprattutto quelle di GNL da 250 a 480 miliardi di metri cubi, pari rispettivamente al 37% e 48% delle complessive transazioni.
Altra modifica cruciale è stata lo spostamento del baricentro della domanda verso l’Asia, con l’Europa gradualmente decrescente ad appena il 10% dei consumi totali.
Conclusioni: il mercato da regionale è divenuto sempre più globale, col risultato che un batter d’ali in Asia si riverbera in poche ore sul mercato europeo, divenuto sempre meno eurocentrico e sempre più dipendente dall’estero (91%).
Con problemi di sicurezza non inferiori a quelli d’un tempo col petrolio, passando in sostanza da una dipendenza all’altra, forse ancor più critica. La maggior consistenza e liquidità dei volumi del mercato internazionale grazie al GNL accresceva dal canto suo l’importanza del mercato spot, con prezzi per loro natura più volatili e instabili rispetto a quelli nei contratti a lungo termine oil-linked.
Alla passata visione di lungo termine del mercato si è sostituita quella di breve, con l’instabilità che gli è connaturata
Anche a seguito della contrarietà a questi contratti dei governi e dei regolatori, perché limitavano la concorrenza, i prezzi finali del metano da un decennio in qua sono stati ancorati a quelli spot, nell’errato convincimento che i loro bassi valori – dovuti alla crisi del mercato dopo il crash finanziario del 2008 – fossero strutturali e non dovuti ad un momentaneo surplus di offerta (si veda anche Una liberalizzazione non fa primavera: i prezzi del gas in UE potrebbero risalire, 14 settembre).
Alla passata visione di lungo termine del mercato si è sostituita quella di breve, con l’instabilità che gli è connaturata. Come andiamo vivendo. Dopo aver veleggiato sui 2-3 dollari/Mbtu da gennaio a luglio dello scorso anno i prezzi internazionali sono saliti a 10 dollari nei restanti mesi per schizzare a gennaio 2021 a punte record di 32,50 dollari/Mbtu in Asia – con immediato il rimbalzo su quelli nell’area europea – per poi ripiegare a valori che attualmente si aggirano sui 15 dollari/Mbtu, largamente superiori a quelli medi degli ultimi decenni.

Un mercato sempre più GNL-dipendente
Conclusione: il mercato europeo è sempre più GNL dipendente, divenuto a sua volta il price-maker del mercato internazionale, dove l’Europa si trova a competere con la fame di gas della Cina, India, Pakistan per sostituirlo al carbone.
Una prospettiva resa ancor più critica dal drastico calo degli investimenti in nuova capacità produttiva e di esportazione, se non da parte del Qatar. Se la domanda di metano non dovesse ridursi, come auspica Bruxelles, alti prezzi potrebbero divenire strutturali.
La situazione è prevedibile resti in forte tensione anche nei prossimi mesi, a causa di minori approvvigionamenti di GNL; delle riduzioni delle esportazioni russe; di bassi livelli degli stoccaggi. Il tasso di riempimento di quelli europei era a metà anno intorno al 40%, circa la metà di quelli di un anno fa ed il più basso degli ultimi dieci anni.
In Italia le giacenze al 31 luglio erano inferiori del 20% a quelle di un anno fa. Una maggior produzione interna di metano ci sarebbe stata di gran aiuto. Vi è da sperare che la stagione invernale sia particolarmente mite, perché altrimenti potremmo trovarci – non solo il nostro Paese ma l’intera Europa – a sopportare più alti prezzi – sia del gas che dell’elettricità con ulteriore spinta all’inflazione – associati ad una bassa e forse insufficiente offerta.
A inizio ottobre, quando si rivedranno i prezzi di elettricità e metano, potremmo conoscere ulteriori loro aumenti a due cifre percentuali. Vedremo se il Governo interverrà anche questa volta. Anziché dibattere di come sostituire il metano nel lunghissimo termine sarebbe meglio ci preoccupassimo dei problemi d’oggi e degli anni a venire.
Alberto Clô è direttore del trimestrale ENERGIA e del blog RivistaEnergia.it
Sul mercato del gas leggi anche
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Foto: Pixabay
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