13 Settembre 2021

De Paoli: tutti gli «hype» dell’idrogeno

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Forte crescita delle aspettative seguite da disillusioni, gli «hype» o «bolle» sono un fenomeno non raro in campo tecnologico. Oggi a livello mondiale vi è una rinnovata diffusa attenzione verso l’idrogeno come vettore energetico. Non è però la prima volta che questo interesse si manifesta e che si prevede il rapido avvento di una «economia dell’idrogeno». L’articolo di Luigi De Paoli su ENERGIA 3.21 ripercorre le tre ondate di entusiasmo verso l’idrogeno di cui abbiamo già fatto esperienza per poi soffermarsi sugli elementi di continuità e le novità dell’attuale quarta ondata, la tabella di marcia prevista per l’Europa e le prospettive che ne dipinge la IEA.

“L’impiego dell’idrogeno per soddisfare la domanda di energia della società moderna ha attirato da molto tempo l’attenzione e gli sforzi di soggetti pubblici e privati per le sue numerose caratteristiche positive: è abbondante, si presta a molti usi e ha un impatto ambientale modesto o nullo in fase di utilizzo. (…) dati i potenziali vantaggi del ricorso all’idrogeno, oggi vi è a livello mondiale una diffusa attenzione verso questo vettore e si sono varate o si stanno varando nuove politiche di sostegno alla sua produzione e uso. Non è però la prima volta che questo interesse si manifesta e che si prevede il rapido avvento di una «economia dell’idrogeno»”.

Può essere quindi utile, come propone Luigi De Paoli su ENERGIA 3.21, ripercorrere quanto è successo nelle tre precedenti «ondate di entusiasmo» per l’idrogeno (soffermandosi in particolare sulla terza, par. 1) per capire quanto di nuovo ci sia rispetto al passato, soprattutto per ciò che riguarda l’Unione Europea. La quarta ondata si rivelerà un altro «hype» o «bolla», o questa volta sarà diverso?

L’attenzione dei media, anche non specialistici, può essere un buon indicatore della fase di nascita delle «bolle» e ha un ruolo importante nella diffusione delle aspettative

“Una caratteristica delle politiche energetiche a livello internazionale è che, quando una determinata tecnologia o fonte viene percepita o propagandata come molto promettente per il futuro o al contrario appare non rispondere alle attese passate, vi è un effetto imitativo tra i paesi: tutti tendono a lanciare importanti programmi di sviluppo oppure riducono o abbandonano quelli passati”. (1.1. Gli «hype» delle tecnologie)

“La prima si è manifestata negli anni 1970 del secolo scorso come possibile risposta agli shock petroliferi e alla temuta scarsità delle risorse petrolifere. La seconda cercava di rispondere alle nascenti preoccupazioni sui cambiamenti climatici agli inizi degli anni 1990 e ha visto l’avvio di importanti programmi di ricerca sulla produzione e uso dell’idrogeno specie in Giappone e negli Stati Uniti. La terza ha preso avvio nei primi anni 2000 con il riapparire delle preoccupazioni per il c.d. «peak oil», ma soprattutto con l’intensificazione delle politiche di lotta ai cambiamenti climatici per le quali l’idrogeno appariva come uno strumento privilegiato nel settore trasporti”. (1.2. L’UE e la terza «ondata di entusiasmo» per l’idrogeno)

L’interesse dell’Europea per l’idrogeno nasce nel 2002 per non rimanere indietro rispetto a Giappone e Stati Uniti

“In generale, nello studio degli hype tecnologici, è fondamentale osservare l’andamento dell’allocazione di fondi pubblici destinati alla ricerca e alla realizzazione di progetti dimostrativi o di prototipi. Senza tale aiuto difficilmente si potrebbe passare dalla fase delle aspettative a quella dell’incremento dei progetti. Le azioni di lobby per ottenere tali fondi sono quindi co-sostanziali con lo sviluppo degli hype o dei successi tecnologici. La pressione sui decisori pubblici perché destinino importanti fondi di ricerca alla tecnologia dal potenziale molto promettente è esercitata sia dai centri di ricerca pubblici che dalle industrie interessate a sviluppare il nuovo business. Ciò avviene in modo diverso a seconda dei sistemi istituzionali e industriali.”  (1.3. L’«hype» della terza ondata e l’importanza dei fondi pubblici).

Hydrogen Europe è stata definita «Un organismo ibrido dalle linee sfocate, un partenariato pubblico-privato istituito dalla Commissione che esercita pressioni sulla Commissione per conto dell’industria»

“Malgrado gli scarsi risultati raggiunti finora, da qualche anno si assiste a una proliferazione di iniziative internazionali e di ambiziosi piani lanciati a livello nazionale” (2. L’avvio della «quarta ondata di entusiasmo» per l’idrogeno).

“Ciò è un buon indicatore dell’avvio di una quarta ondata di entusiasmo che esamineremo in questo paragrafo limitandoci a prendere in considerazione in ordine cronologico due documenti pubblicati nel 2019, uno riguardante l’UE (2.1. La tabella di marcia per l’Europa secondo Hydrogen Europe) e l’altro di carattere globale (2.2. Il futuro dell’idrogeno secondo la IEA).”

La Roadmap europea invoca l’intervento dei «regolatori» con una terminologia un po’ ambigua che sembra comprendere sia i decisori politici che le autorità di regolazione vere e proprie.

“È ovviamente troppo presto per dire se si tratta di un nuovo hype o se invece questa volta ci sarà davvero il decollo verso l’economia dell’idrogeno. Si può però osservare che in questa nuova ondata vi sono elementi di continuità, ma anche importanti novità rispetto al passato oltre che elementi non risolti” (3. Osservazioni conclusive).

“La principale novità è costituita dal fatto che oggi la lotta ai cambiamenti climatici e il suo corollario di decarbonizzazione del settore energetico è assunta con molto maggiore vigore e convinzione dai decisori politici a livello internazionale”.


Il post presenta l’articolo di Luigi De Paoli Economia dell’idrogeno: nuova bolla o lancio definitivo? (pp. 8-17) pubblicato su ENERGIA 3.21

Luigi De Paoli, Università Bocconi

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Foto: Unsplash

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