24 Settembre 2021

Quantum of net-zero

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È possibile raggiungere le emissioni nette entro il 2050? L’analisi dei dati proposta da Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca su ENERGIA 3.21, congiunta a riflessioni qualitative, evidenzia la forte criticità insita nell’obiettivo e l’opportunità di non escludere nessuna delle possibili opzioni di riduzione delle emissioni. Dai numeri emerge come la crescita delle fonti rinnovabili nel mix elettrico stia dando complessivamente una buona spinta alla decarbonizzazione di questo settore. Due sono però le note dolenti: negli altri settori la decarbonizzazione è meno evidente (l’intensità carbonica dell’energia primaria diminuisce con una lentezza esasperante) e l’elettrificazione dei consumi finali, salvo alcune eccezioni concentrate nella regione Asia-Pacifico, non sembra avere una spinta sufficiente.

“Il 2020 sarà ricordato non solo come l’anno della pandemia ma come l’anno in cui il genere umano si è svegliato dichiarando di voler annullare le sue emissioni di gas serra nel giro di una manciata di anni. Bisogna capire ora se si alza o rimane a letto. Per comprenderlo ci aiuteremo con dei dati, pur se essi riflettono l’esistente e proiettarli nel futuro è esercizio sempre complesso.”

L’articolo di Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca su ENERGIA 3.21 intende offrire un quadro d’insieme sulla transizione energetica e sulle implicazioni dell’obiettivo emissioni nette zero, propone un’analisi quantitativa che esplora il significato dell’azzeramento delle emissioni per alcune variabili chiave in diverse aree e paesi del mondo, studia i tassi di crescita medi annui impliciti in 27 variabili fondamentali approfondite nella Roadmap IEA.

“Ma torniamo al 2020, e al suo significato” (1. La rivoluzione del 2020). “Il cambio di passo del 2020 sta nel fatto che l’Europa non è più isolata nella battaglia climatica: decine di paesi, come si vedrà, l’hanno affiancata dichiarando target di neutralità climatica nei prossimi decenni. Su tutti spiccano la Cina e gli Stati Uniti, soprattutto per l’entità delle emissioni in gioco (rispettivamente 31% e 14% del totale mondiale) che, sommate a quelle dell’UE (8%), portano sotto controllo potenziale oltre la metà delle emissioni globali.”

Il Green Deal europeo non fa altro che ribadire tali politiche sintetizzate nell’Energy Roadmap 2050 già nel 2012. Se v’è stato un cambio di passo, è stato nell’innalzamento dell’asticella, che ora diventa «Net Zero Emissions» e non più riduzione di «almeno l’80%»

“fino al 2019 gli Stati che si impegnavano a conseguire zero emissioni nette coprivano circa il 19% del PIL mondiale; nel 2021 sono arrivati al 68% (Black et al. 2021). Ma il diavolo sta nei dettagli, o forse, nel caso specifico, nella loro mancanza. Quanti paesi sinora hanno adottato un obiettivo «net zero»? Molti. Quanti hanno spiegato come hanno intenzione di raggiungerlo? Pochissimi” (2. «Net zero pledges»).

“Se andiamo a vedere però quali dichiarazioni corrispondono a leggi in vigore, la percentuale scende al 10%: né Cina né Stati Uniti hanno dato dignità di legge al loro impegno, mentre l’Unione Europea dipende dalla volontà dei singoli Stati Membri. “

Se l’obiettivo dichiarato dalla Cina diventasse reale, l’impatto sullo scenario della temperatura media sarebbe compreso tra 0,2 e 0,3°C

“Per raggiungere l’obiettivo climatico, tutti gli indicatori devono procedere di pari passo nella giusta direzione” (3. Intensità carbonica ed elettrificazione: analisi quantitativa) “analizziamo alcuni indicatori che si riferiscono a questi passaggi chiave: l’intensità carbonica generale e del settore elettrico nello specifico (tonnellate di CO2 emessa per energia domandata o per kWh generato) e il coefficiente di elettrificazione dei consumi finali (la percentuale di consumi energetici finali soddisfatta dall’elettricità).”

  • “intensità carbonica della domanda mondiale di energia: nell’ultimo decennio è rimasta sostanzialmente invariata a 2,3 tonn. CO2 per tonnellata equivalente di petrolio (tep). Per raggiungere il valore indicato nello scenario NZE al 2050 (0,13 tonn. CO2/tep), dovrebbe diminuire del 9% medio anno.”
  • “Appena più dinamica sembra la situazione relativa all’intensità carbonica del settore elettrico: a livello globale è diminuita negli ultimi cinque anni di circa il 2% all’anno, arrivando a 500 grammi di CO2/kWh”.
  • “l’elettrificazione dei consumi finali, la grande assente dai piani di politica energetica. (…) Nello scenario NZE, l’elettrificazione dei consumi finali dovrebbe essere del 50%. A livello globale negli ultimi cinque anni questa percentuale è rimasta ferma al 19%.”

I paesi più distanti dall’obiettivo sembrano anche essere quelli più dinamici nel muoversi per raggiungerlo

“La crescita della consapevolezza ambientale non è stata accompagnata da una parallela crescita della consapevolezza energetica, ovvero della conoscenza del funzionamento del settore energetico e delle implicazioni della formula «Net Zero Emissions». Si prevede o ci si impegna per l’azzeramento delle emissioni nette mondiali nel giro di tre decadi senza comprendere fino in fondo cosa questo significhi. Impegni quasi sempre basati sulla mera elencazione di target temporali espressi senza alcun riferimento a un piano operativo.” (4. Le implicazioni di «net zero emissions»)

“tutti i leader politici hanno agito emotivamente, fissando – in assenza di progetti – degli obiettivi che implicano una rivoluzione del paradigma energetico-industriale vigente da centocinquant’anni. Il merito della IEA è stato quello di tradurre l’aspirazione in percorso, mostrando cosa realmente significhi «net zero emissions», quanto abnormi siano le sue implicazioni, quanto in alto sia collocata l’asticella da superare.”

“Il modo migliore per mostrare quanto ampia sia la distanza tra consapevolezza ambientale e consapevolezza energetica è riflettere sui numeri. Proponiamo di seguito un’analisi di 27 variabili significative estrapolate dal suddetto Report, mostrando la situazione al 2020 e i livelli che dovrebbero essere raggiunti nel 2030 e nel 2050. Per ciascuna variabile calcoliamo il tasso di crescita (o decrescita) medio annuo necessario a conseguire gli obiettivi.”

Il settore residenziale: dall’attuale 1% di edifici ad emissioni zero al 25% nel 2030 e all’85% nel 2050: +38% medio annuo (!) tra il 2020 e il 2030 e +6% tra il 2030 e il 2050

 “Purtroppo, i numeri dell’opzione «net zero emissions» sono spietati.” (5. Conclusioni) “l’idea che sia possibile riorientare in una manciata di decenni l’economia mondiale soffre di una serie di distorsioni che ne limita fortemente la realizzabilità. Citiamo le principali tentando possibili denominazioni” Distorsione top-down, Distorsione scala della transizione energetica, Questione efficienza della politica, Questione costi presenti-benefici futuri.

Questa pars destruens delle nostre riflessioni non deve apparire eccessiva e tesa esclusivamente a porre in risalto l’impossibilità dell’impresa. La recente pandemia e la risposta formidabile che Sapiens ha dato – ergendo contro il virus una barriera fatta di scienza, tecnologia e solidarietà – testimonia che Sapiens è anche altro, e che numerose e imprevedibili sono le frecce occultate nella sua faretra”.  

“la questione climatica rimarrà in bilico ancora a lungo, finché l’irreversibilità degli effetti – in primis, lo scioglimento dell’Antartide – non comincerà a manifestare i suoi effetti di non ritorno. È questa una possibilità che non può essere esclusa ed è essa che ci induce, a ricordarla, evidenziando quanto stretto, e arduo e infido e improbabile sia il sentiero denominato «net zero emissions». Se lo capiremo, comprenderemo anche che occorre prepararsi per uno scenario più cupo, dando spazio alla dimensione dell’adaptation, oggi poco approfondita”.


Il post presenta l’articolo di Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca Net zero emissions entro il 2050: è possibile? (pp. 26-35) pubblicato su ENERGIA 3.21


Enzo Di Giulio e Stefania Migliavacca, Eni Corporate University


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Foto: Pixabay

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