26 Ottobre 2021

Serve uno ‘scudo’ per affrontare la prossima crisi

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Il contesto macroeconomico straordinario della pandemia ha mostrato che il mercato non sempre riesce a garantire volumi e prezzi accettabili in presenza di shock esterni. L’Europa dovrebbe adottare un meccanismo per gestire i mercati quando oscillano oltre un range di prezzi ritenuti ‘normali’, operando ad esempio sulla contrattazione a termine di un volume ridotto dell’intera domanda. In buona sostanza, servirebbe un meccanismo ‘scudo’ in grado di prevenire e/o correggere gli stati acuti del problema ‘security of supply at affordable prices’.

Pochi analisti dell’energia hanno saputo indicare con sufficiente attendibilità e tempestività l’anomalia dell’attuale scenario caratterizzato da alti prezzi dell’energia in Europa: un vero e proprio shock energetico simile per gli effetti – ma non nelle cause – agli shock petroliferi degli anni ’70 laddove si era registrato una restrizione dell’offerta di petrolio per motivi geopolitici in Medio Oriente.

L’attuale scenario, invece, è tipico della ripresa tumultuosa delle attività economiche, successiva ad una crisi sullo scacchiere esteso (sovra-nazionale) come quella generata dalla pandemia Covid-19.

Rispetto agli shock petroliferi vi sono tre differenze assai evidenti:

(a) la tensione di prezzi sul mercato gas è diretta filiazione della domanda globale di gas naturale con una forte disparità di richiesta tra aree geografiche all’uscita frammentata dei diversi paesi dalle fasi acute della pandemia;

(b) un calo nella produttività delle fonti alternative ai fossili, segnatamente le fonti rinnovabili (es. penuria di vento in alcuni mesi estivi in Europa ha ridotto la produzione eolica, siccità importante in Brasile che ha penalizzato la produzione idroelettrica locale), ha comportato il massiccio ricorso al gas naturale per la produzione elettrica;

(c) l’uscita dalla pandemia in Europa coincide con l’inizio del periodo autunnale-invernale connotato da ingenti richieste di gas per riscaldamento diretto e anche produzione di energia elettrica.

Eppure, ciò era altamente probabile che accadesse, quindi assai prevedibile. Infatti, l’esame dei volumi e dei prezzi dei contratti di medio-lungo termine di gas naturale in Europa nei mesi di aprile-maggio scorsi faceva prevedere una tensione autunnale, poi verificatasi davvero.

Di fatto le contrattazioni future assai ridotte e prezzi disponibili bassi facevano presumere un mercato gas che si faceva via via sempre più ‘corto’ quanto al matching con la domanda prospettica del ciclo autunnale/invernale.

I volumi e i prezzi dei contratti di medio-lungo termine di gas naturale in Europa ad aprile-maggio 2021 anticipavano la tensione autunnale

Di tale situazione non può essere ritenuto responsabile il mercato per se in quanto gli operatori di mercato, usciti da un anno 2020 caratterizzato da un sostanziale stop della domanda di energia in cui erano andati ‘lunghi’ rispetto alla domanda 2020, scontavano un’incertezza importante quanto alle tempistiche di ripresa economica post-Covid che consigliava cautela nei loro acquisti, non avevano informazioni attendibili circa l’extra-domanda gas delle altre parti del pianeta né tantomeno della scarsità di produzione rinnovabile a livello mondiale.

In altri termini, il problema trascende le normali dinamiche di mercato proprio perché va oltre i limiti delle funzioni-obiettivo degli operatori di mercato ma soprattutto esonda dall’alveo delle informazioni a loro disponibili, qualificandosi in Europa come problema di ‘security of supply at affordable prices’.

Pur non essendo – come visto – un problema sufficientemente gestibile dalle dinamiche di mercato, esso non va contrastato con soluzioni poco utili quali la sospensione dei meccanismi di mercato semplicemente perché – si ritiene – che il profilo dei prezzi sia incompatibile con gli obiettivi di interesse generale.

Piuttosto, va riconosciuto che la risposta a tale problematica deve passare per l’introduzione di meccanismi addizionali ‘on-top’ alle dinamiche ‘competitive’ di mercato short-term (e nel pieno rispetto delle medesime), quali misure di coordinamento tra le parti lato domanda di tipo ‘cooperativo’ a salvaguardia del capitolo security of supply in Europa.

L’incertezza sui tempi di recupero delle economie post-Covid ha reso cauti gli operatori di mercato: lo shock nei mercati energetici in UE trascende le ‘normali’ dinamiche di mercato

Il mantenimento della security of supply at affordable prices nell’energia elettrica e nel gas naturale è – ad oggi, in UE – affidato a meccanismi competitivi di mercato.

Diversi sono i meccanismi e le piattaforme ad oggi in essere, abbastanza differenziate tra Stati membri, per la salvaguardia della security of supply in tutte le sue declinazioni (es. adeguatezza, sicurezza di funzionamento, riserve, stoccaggi, etc.).

Va notato che, per quanto riguarda il gas naturale, l’Europa soffre da decenni di una situazione in cui la fonte gas è quasi interamente (oltre il 90%) importata da fornitori extra-UE, in particolare extra-EFTA; ciò comporta che l’origination della scarsità risiede al di fuori del territorio comunitario sia in termini di possibili restrizioni di offerta che di dirottamento di forniture dall’Europa per richieste di domanda extra-europea.

Per l’energia elettrica, stante la significativa dipendenza del mercato elettrico da quello del gas naturale per molti paesi in UE in molte ore in cui la producibilità rinnovabile di eolico/solare è bassa per via del coupling delle centrali elettriche a ciclo combinato gas-fired, si registra una problematica simile a quella del mercato gas quanto a security of supply.

La sicurezza degli approvvigionamenti energetici a prezzi accessibili in UE oggi è affidata a meccanismi competitivi di mercato

L’apparato di regole e di mercati in Europa ha funzionato (e a mio avviso continua a funzionare) in tempi normali, vale a dire nei periodi in cui le dinamiche di mercato hanno ragionevolmente coperto i rischi di scarsità di commodity e quindi di conseguente elevazione dei prezzi di breve termine del gas.

In altre parole, per normali intendo quegli stati del sistema di prezzi in cui gli operatori svolgono le proprie attività entro un range di prezzi del gas ritenuto ‘copribile’ con le tradizionali pratiche di hedging sul mercato. All’interno di detto range, il problema della security of supply at affordable prices nei suoi stati ‘acuti’ è sempre esistito anche se latente e dormiente.

Da quanto detto risulta anche chiaro che l’ambito del problema nei suoi stati acuti non può essere certamente quello ristretto del singolo Stato membro UE, essendo – come detto – un problema con origination esterna al singolo Stato membro ma anche alla stessa UE. Quantomeno, però, la dimensione continentale può certamente rappresentare un perimetro necessitato – diciamo la giurisdizione massima possibile – cui pensare oggi nel definire misure di salvaguardia efficaci.

Tra l’altro, la dimensione continentale, oggi necessitata per la tenuta della security of supply per il decennio prossimo, diverrà sempre più appropriata nella misura in cui ridurremo la dipendenza energetica da fonti extra-europee a vantaggio di energie autoctone in UE (es. rinnovabili e altre fonti low-carbon).

La dimensione globale delle questioni energetiche scoraggia l’adozione di misure nazionali di salvaguardia dei mercati

Alle problematiche strutturali (meglio, dei fondamentali del gas) che caratterizzano oggi la security of supply at affordable prices e che condizionano i suoi stati acuti si sommano gli effetti di alcuni annunci di politiche pubbliche – a livello europeo – che, se interpretati in maniera integrale dai mercati, rischiano di esacerbare i sintomi del problema in parola.

Tuttavia queste proposte, assai ambiziose nel promuovere la sostituzione dei fuel di origine fossile a beneficio della trasformazione energetica nel percorso di decarbonizzazione di economia e società europee, dovrebbero parimenti includere adeguati criteri volti ad evitare la ‘fragilizzazione’ della security of supply.

Non è scopo di questo post mettere in campo proposte per la risoluzione del problema in quanto occorrerebbe addentrarsi in valutazioni di ampia complessità e tecnicità.

È comunque necessario chiarire qui come l’ambito di intervento debba essere quello europeo, in ossequio al citato argomento della giurisdizione massima, di concerto con tutti gli Stati membri. La materia da sviluppare resta – a mio giudizio – l’individuazione di meccanismi cooperativi lato domanda europea che mettano in concorrenza le diverse fonti gas esterne all’UE sul medio termine e che siano addizionali rispetto alle ordinarie dinamiche di mercato.

Più efficace intervenire a livello UE optando per un meccanismo cooperativo lato domanda che metta in concorrenza le diverse fonti gas esterne sul medio termine

Soprattutto i volumi contrattualizzati dovrebbero essere ridotti rispetto all’intera domanda gas per non ingessare l’intero mercato. In buona sostanza, un meccanismo ‘scudo’ in grado di prevenire e/o correggere gli stati acuti del problema security of supply at affordable prices in Europa.

Ad esempio, un meccanismo-scudo opportuno in tale direzione potrebbe essere mutuato dai mercati dell’adeguatezza elettrica, costruito ed esercito a livello europeo, in grado di garantire pro-futuro la security of supply at affordable prices nel Continente.

Il meccanismo troverebbe applicazione solo quando i prezzi superano il range ritenuto normale. Un esempio di scudo si può trovare nel mercato dell’adeguatezza elettrica

Tale meccanismo dovrebbe intervenire unicamente contro gli stati acuti del problema mentre dovrebbe rimanere dormiente (meglio: senza effetti diretti) nei range normali di prezzo.

Esistono diversi modi di disegnare un meccanismo-scudo siffatto, ognuno dei quali presenta come sempre luci ed ombre, ma la lezione da trarre dall’attuale ondata di caro-prezzi energia è univoca: occorre provvedervi tempestivamente nell’auspicio che questa prima ondata rientri il prima possibile e, soprattutto, è necessario non affrontarne una seconda sprovvisti dello scudo.


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Foto: Unsplash

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