25 Ottobre 2021

Opzioni non-disponibili

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In un lungo articolo pubblicato su ENERGIA 2.21, Olivier Appert discuteva apertamente quali opzioni tecnologiche e percorsi privilegiare e quali evitare per una strategia di decarbonizzazione sistemica e orientata a integrare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale, ambientale) in una prospettiva di lungo termine. Riproponiamo un estratto dal paragrafo più critico, quello dedicato alle ‘false soluzioni’, e alcune raccomandazioni.

Proponiamo alcune (brevi) riflessioni sulle opzioni tecnologiche per la transizione energetica attraverso un estratto dell’articolo di Olivier Appert (già presidente del Conseil Français de l’Énergie) pubblicato su ENERGIA 2.21. Prima di offrire un ventaglio di opzioni percorribili, l’Autore passa in rassegna le soluzioni spesso proposte come a portata di mano, ma ad oggi non proprio disponibili.

“Nei dibattiti sulla transizione energetica fioriscono soluzioni miracolose che risolveranno tutti i problemi. La tecnologia può fare quasi tutto: quel che manca è un business che permetta agli attori di investire.

Ma il progresso tecnico non può essere decretato. Dobbiamo evitare di confondere le tecnologie a uno stadio iniziale di ricerca di laboratorio con quelle che possono essere già impiegate, in cui gli attori sono in grado di investire. Consideriamo alcuni esempi.

Le cure miracolose sono oggetto di mode, rilanciate con forza dai social network

Dall’emergere del nucleare negli anni 1960, la fusione è stata presentata come una fonte inesauribile e non inquinante di energia da sviluppare per il futuro. Purtroppo, da allora sono stati fatti pochi progressi.

Anche se il progetto pilota ITER di Cadarache è in costruzione, la fattibilità tecnica non è ancora garantita e la redditività economica del settore è tutt’altro che certa.

Anche la cattura diretta della CO2 dall’atmosfera è spesso proposta come soluzione (Direct Air Capture, DAC). Pur se tecnicamente possibile, la bassissima concentrazione di CO2 in atmosfera (solo circa 400 parti per milione, mentre al camino delle centrali termiche è circa al 20%) comporta notevoli consumi energetici e costi astronomici.

Si pensi anche al progetto stradale solare lanciato da Ségolène Royal quando era Ministro dell’Ambiente, che prevedeva l’installazione di pannelli solari sulle strade per produrre elettricità da immettere nella rete. Voleva aprire una gara per migliaia di chilometri, ma dopo il primo test su un chilometro (in Normandia, n.d.r.) è emerso che un terzo della strada avrebbe dovuto essere sostituito dopo un anno.

Le cure miracolose sono oggetto di mode rilanciate con forza dai social network, come nel caso del clamore mediatico negli ultimi decenni sull’auto elettrica. È probabile che questa soluzione venga oggi implementata perché offre un business model redditizio, almeno per determinati usi, grazie soprattutto alle misure fiscali e finanziarie messe in campo.

Dobbiamo concentrarci su tecnologie mature che possano dare rapidamente dei frutti, non trascurando gli impatti sociali della transizione energetica

Lo stesso vale per i biocarburanti, che a inizio secolo venivano presentati come una panacea universale. Salvo rendersi conto che l’implementazione su larga scala di questa tecnologia si scontra con vari ostacoli economici, sociali e ambientali, così che ora si è tornati a un approccio più ragionevole.

L’idrogeno è di nuovo oggetto di entusiasmo in tutto il mondo. Non è la prima volta che succede. Molti progetti sono stati sviluppati dopo il primo shock petrolifero del 1973. Il mutamento del contesto energetico e climatico consentirà a questo settore di svilupparsi? Questa è la domanda posta dalla IEA in un recente rapporto. Le sfide in termini di costi, ma anche di sicurezza, non vanno sottovalutate.

Altri promuovono anche il mito della decrescita. Ci si può interrogare sul realismo di questo genere di slogan, lanciato senza proporre soluzioni e programmi di attuazione, senza una valutazione degli impatti sociali (…).

La transizione energetica sarà costosa. È necessario valutare accuratamente i costi delle politiche attuate, poiché non tutte le tecnologie hanno lo stesso costo e gli stessi vantaggi

Converrebbe disporre di una matrice dei costi di ciascuna tecnologia e del loro impatto all’interno di un sistema e di una precisa traiettoria. Questa matrice consentirebbe di implementare prima le misure più efficaci riducendo i costi per un obiettivo prefissato, oppure di avere obiettivi più ambiziosi per un dato costo (…).

La tecnologia da sola non sarà la soluzione a tutti i problemi, ma può sicuramente aiutare. È quindi necessario mantenere gli sforzi in ricerca e sviluppo sia nel campo della riduzione delle emissioni sia nell’adattamento ai cambiamenti climatici.

Dobbiamo concentrarci su tecnologie mature che possano dare rapidamente dei frutti. La priorità dovrebbe essere data alla riduzione dei costi e all’accettazione sociale delle nuove tecnologie”.


Il post è un estratto dell’articolo Transizione energetica, tra imposizioni politiche e mancanza di prospettiva (pp. 12-16), di Olivier Appert, pubblicato su ENERGIA 2.21

L’articolo è stato originariamente pubblicato in lingua francese su La Revue de l’Énergie n. 654/2021 gennaio-febbraio con il titolo ‘La transition énergétique entre injonctions politiques et déficit prospectif’ (www.larevuedelenergie.com)

Olivier Appert è stato Presidente del Conseil Français de l’Energie


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Foto: Unsplash

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