L’intervento del Governo Draghi ridurrà le bollette di gas ed elettricità del prossimo trimestre per molti consumatori. Ma in un contesto in cui i prezzi sui mercati all’ingrosso crescono raggiungendo record storici giornalieri mentre si va verso la stagione invernale – il PUN ha superato i 200 €/MWh e il PSV ha sfondato la soglia di 80 €/MWh – c’è da chiedersi come verranno affrontati i prossimi aggiornamenti trimestrali se le quotazioni non cominceranno a calare. Dove e in che modo verranno raccolte ulteriori risorse per ammorbidire gli effetti sui consumatori? Ma, soprattutto, verranno proposti ancora solo rimedi emergenziali e transitori?
In conseguenza dell’andamento delle quotazioni sui mercati all’ingrosso, i prezzi tutelati di elettricità e gas per l’ultimo trimestre del 2021 avrebbero dovuto aumentare rispettivamente del 45% e del 30% circa; cresceranno, invece, del 29,8% e del 14,4%, per una maggior spesa su base annua per il consumatore medio di 300 euro (+145 euro per l’energia elettrica e +155 euro per il metano).
Sono in ogni caso valori molto significativi, dopo gli aumenti già verificatisi per il terzo trimestre (+9,9% e +15,3%).
Il parziale freno al rialzo è stato determinato dal DL n. 130 del 27 settembre “Misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale”, un provvedimento che coinvolge risorse per oltre 3,5 miliardi di euro e che riduce l’impatto dell’aumento dell’energia su 29 milioni di famiglie e 6 milioni di microimprese (negozi, piccole e medie imprese, attività artigianali, commerciali o professionali).
Inoltre, il decreto azzera sostanzialmente gli incrementi tariffari per oltre 3 milioni di nuclei familiari aventi diritto ai bonus di sconto per l’elettricità e per 2,5 milioni che fruiscono del bonus gas, in base all’ISEE.
Grazie all’intervento del Governo, l’incremento sulla spesa annua di un consumatore medio sarà ‘solo’ di 300 euro (+145 euro per l’energia elettrica e +155 euro per il metano)
Riguardo l’energia elettrica, l’intervento del Governo ha permesso di ridurre per il quarto trimestre gli oneri generali di sistema, applicabili a tutti gli utenti elettrici, mantenendoli sui livelli già praticamente dimezzati del terzo trimestre, ma soprattutto di annullarli per le utenze domestiche e quelle altri usi in bassa tensione con potenza disponibile fino a 16,5 kW attraverso:
- l’utilizzo di 700 milioni di euro provenienti dalle aste delle quote di emissione di CO2, di competenza del MITE, risorse che dovrebbero essere destinate al sostegno delle misure di incentivazione delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica;
- il trasferimento alla Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA), entro il 15 dicembre 2021, di ulteriori risorse per 500 milioni di euro;
- il trasferimento alla CSEA di altri 800 milioni finalizzati al totale annullamento degli oneri in favore delle categorie di consumatori prima indicate, per le quali è stato così ridotto l’impatto derivante dall’incremento della c.d. componente PE, legata ai costi di generazione e approvvigionamento dell’energia (aumentata di circa l’80%).
Relativamente al gas naturale sono state previste:
- la riduzione al 5% dell’IVA per usi civili per un periodo di tre mesi per ogni scaglione di consumo (normalmente per un consumatore tipo l’IVA media ammonta a circa il 18%);
- la diminuzione delle aliquote sugli oneri generali di sistema fino a un importo di 480 milioni di euro, che in sostanza azzera temporaneamente la componente relativa a risparmio energetico e sviluppo fonti rinnovabili e quella connessa alla copertura degli oneri sostenuti dalle imprese distributrici per interventi di interruzione della fornitura per morosità. La decisione ha permesso di ammorbidire il forte incremento della materia prima (c.d componente PFor) pari a +80% rispetto al trimestre precedente.
Altri 450 milioni sono stati utilizzati per azzerare l’incremento tariffario per chi usufruisce del bonus sociale sia per l’elettricità che per il gas; in particolare sono state decise compensazioni aggiuntive rispetto a quelle già definite per il 2021, concentrate sul periodo ottobre-dicembre.
Una manovra di oltre 3,5 miliardi per tamponare l’esplosione dei prezzi elettrici e gas nel mercato all’ingrosso
In totale si tratta di un intervento del valore di 3,538 miliardi di euro. Oltre ai 700 milioni di euro derivanti dalle aste delle quote di emissione, la copertura dei restanti 2.838 milioni proviene:
- per 700 milioni dalla riduzione del credito di imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro al Covid (art. 120, comma 6, DL 34 del 19 maggio 2020);
- per 1.709 milioni dalla riduzione dei “ristori” per imprese e partite IVA (art 1, commi 1 e 5, del DL n. 73 del 25 maggio 2021);
- per 129,4 milioni dalla riduzione del fondo per le emergenze nazionali (art. 44 del D. Lgs 1/2018 come modificato dall’articolo 40, comma 3, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41);
- per 300 milioni dalla riduzione del fondo MiSE per interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica (D. Lgs n. 28/2011).
Nel complesso, quindi, come osservato da più parti, per contrastare l’aumento del gas che ha determinato per buona parte anche il rialzo dell’elettricità, paradossalmente 1 miliardo di euro viene da fondi che sarebbero destinati a finanziare la transizione ecologica: i proventi delle aste dei permessi di emissione (700 milioni) e il fondo per “interventi e misure per lo sviluppo tecnologico e industriale in materia di fonti rinnovabili ed efficienza energetica”. I restanti 2,5 miliardi circa si sono invece resi disponibili dall’attenuarsi dell’emergenza Covid e dalla conseguente ripresa delle attività produttive.
1 miliardo sarà finanziato dai fondi per la transizione ecologica
Questo ampio intervento fa seguito a un primo “taglia-bollette” di 1,2 miliardi che per il secondo trimestre aveva contenuto l’aumento dei prezzi elettrici dal 20% al 9,9% tramite dimezzamento degli oneri di sistema, mentre il gas aveva subito un rialzo del 15,3% senza che fosse prevista alcuna riduzione delle sue componenti.
Si tratterebbe di interventi dettati da una situazione emergenziale e transitoria. Ma in un contesto in cui i prezzi sui mercati all’ingrosso continuano a crescere inanellando quasi quotidianamente nuovi record storici mentre si procede verso la stagione invernale (il PUN ha superato i 200 €/MWh e il PSV ha sfondato la soglia di 80 €/MWh), il problema diventa come affrontare i prossimi aggiornamenti trimestrali se le quotazioni non cominceranno a calare significativamente, dove e in che modo raccogliere nuove risorse per ammorbidire gli effetti sui consumatori.
I dubbi che non si tratti di una situazione passeggera o recuperabile nel breve termine esistono. Nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, il Governo rileva come fattore di rischio che le pressioni al rialzo sui prezzi innescate dal caro energia potrebbero persistere per un periodo di tempo più lungo di quanto attualmente scontato dai futures.
Maggiore inflazione riduce il potere d’acquisto delle famiglie, rallentando la ripresa economica
Se tale rischio dovesse materializzarsi nel breve termine, il più elevato tasso di inflazione ridurrebbe il potere d’acquisto delle famiglie e farebbe rallentare la ripresa; su un orizzonte più lungo, esso potrebbe innescare effetti di secondo ordine, con una spinta al rialzo dei salari e una conseguente persistenza dell’impulso inflazionistico, con conseguenze sulle previsioni di crescita e inflazione.
ARERA osserva come la rilevanza e straordinarietà degli interventi decisi dal Governo per far fronte ad una situazione di prezzi senza precedenti impongono comunque l’individuazione di interventi strutturali, a cui l’Autorità è pronta a dare il proprio contributo tecnico, capaci di fornire strumenti idonei a fronteggiare i cambiamenti in corso nei mercati dell’energia che, almeno in parte, potrebbero essere non transitori. Quali potranno essere questi eventuali interventi non sembra ancora chiarito.
ARERA sottolinea anche come a gennaio, in assenza di ulteriori interventi straordinari, dovrà avviare un percorso di riallineamento del gettito delle componenti elettriche relative agli oneri di sistema (c.d. componenti “Asos” e “Arim”) e degli oneri gas, “nell’ambito della flessibilità consentita dalla prudenza di gestione dei conti”.
ARERA avverte la necessità di prevedere anche interventi strutturali per cogliere le profonde trasformazioni nei mercati dell’energia
L’azione di trasferimento alla fiscalità generale di tutti o parte degli oneri di sistema potrebbe non essere sufficiente per contenere prezzi sempre più elevati. Si tratta di un tema dibattuto da anni, tornato fortemente alla ribalta negli ultimi tempi in conseguenza dell’escalation dei valori sul mercato energetico.
Nella prima metà dell’anno, anteriormente agli interventi calmieratori del Governo, gli oneri di sistema per l’elettricità pesavano sul consumatore domestico medio per 4,18 cent. euro/kWh, ossia per 113 euro l’anno (20,1% della bolletta), di cui il 65,2% per incentivi alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione CIP 6/92; il 16% era per le agevolazioni alle imprese a forte consumo di energia elettrica. Il rimanente 18,75% era relativo ad altri oneri generali.
Tra questi ultimi, le componenti maggiormente indicate come oggetto di più possibile e urgente trasferimento alla fiscalità generale sono gli oneri per la messa in sicurezza del nucleare, per i regimi tariffari speciali relativi al servizio ferroviario universale e per il bonus sociale, che però pesano appena per l’8,2%, ossia 9,3 euro l’anno. Ciò a fronte di aggravi della materia prima che solo nell’ultimo trimestre hanno inciso per 230 euro. Non pare questa, quindi, la sola soluzione ai problemi.
Il trasferimento alla fiscalità generale degli oneri di sistema (o di parte di essi) rischia di non essere sufficiente per contenere prezzi sempre più elevati e potrebbe avere controindicazioni
Un trasferimento più ampio, comprendente i più consistenti oneri legati all’incentivazione alle FER, potrebbe avere controindicazioni: la relativa componente appare strettamente inerente al settore elettrico e il trasferimento della copertura di questi costi dall’interno del sistema alla fiscalità generale comporta la ragionevole preoccupazione che, mentre i costi del sistema elettrico sono imputati con adeguata certezza (sulla base, in primis, delle caratteristiche dell’utenza), le lacune riscontrabili nel nostro sistema impositivo generale potrebbero rischiare di peggiorare l’equità redistributiva con effetti contrari a quelli che si vorrebbero ottenere.
Altre proposte che vengono dalla politica riguardano la modifica della base imponibile dell’IVA, che oggi è costituita anche dalle accise, o delle sue aliquote.
Si tratta di interventi che potrebbero avere qualche utilità nell’alleviare la pressione sui consumatori, ma che appaiono inevitabilmente come ‘toppe’. Il problema risulta più ampio e investe la politica energetica UE e nazionale.
Una crisi che investe direttamente la politica energetica europea e nazionale
In un contesto in cui il gas naturale costituisce ancora il 40% dei consumi energetici primari italiani (Relazione annuale sulla situazione energetica nazionale 2020) e in un sistema elettrico nazionale dove nel 2021 le FER intermittenti sono state risorsa marginale sull’MGP solo per il 5% delle ore (fonte Terna), risulta conseguente considerare come del gas non si potrà fare a meno in tempi ragionevolmente brevi.
Come già osservato qualche settimana fa, ogni proposta o intervento di policy con riflessi sul medio e lungo termine non può quindi prescindere da un’analisi delle dinamiche che caratterizzano e caratterizzeranno il mercato del metano, ponendo attenzione ai suoi equilibri e alle sue occorrenze, mettendo anche eventualmente in discussione i meccanismi di formazione del prezzo oltre alle modalità di approvvigionamento dell’Unione Europea, al fine di attenuare il più possibile volatilità e pressioni sui prezzi con ricadute negative su consumatori e investitori.
Gian Paolo Repetto è economista dei mercati energetici e collabora con Rie-Ricerche Industriali ed Energetiche
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