Quali correttivi introdurre per ridurre la probabilità che si verifichino altre crisi energetiche come l’attuale? Maggiore concorrenza e qualche obbligo in più sul fronte degli stoccaggi gioverebbero. Il modello di mercato è l’ambito più discusso, ma una sua modifica verso il pay-as-bid potrebbe portarci più o meno dove siamo oggi. Più che stabilizzare il prezzo di borsa, sarebbe meglio ridurre il rischio spostandolo dall’operatore energetico ad uno finanziario-assicurativo. Infine, intervenire sul fronte bollette. Auspicabile una maggiore diffusione per i consumatori domestici dei contratti a prezzo fissato per un certo periodo. Non bisogna poi trascurare l’esistenza di una piccola ma significativa riforma non ancora abbastanza conosciuta: la disciplina dei bonus elettricità e gas che ha sostituito vecchia tariffa sociale.
Alberto Clô ha scritto il 6 dicembre un post dal titolo perfetto: “Per non finire in bolletta: prevenire anziché curare”. Concordo in pieno: se nell’immediato si cerca di attenuare il disagio, specie per i meno abbienti, l’importante è introdurre correttivi che riducano la probabilità di altre crisi come questa. Ma come?
Un assetto non facilmente modificabile
1. Approvvigionamento e stoccaggi. Circola il rimpianto per la stagione in cui prevalevano i contratti di fornitura internazionali a lungo termine, prima che si sviluppassero le transazioni spot. Vantaggi e svantaggi relativi delle due forme contrattuali sono ben noti agli operatori. Il mercato internazionale del gas si è spostato dalla prevalenza dei primi a quella delle seconde per cause che immagino comprendano la crescita del GNL, la difficoltà a trovare l’accordo sulle clausole take-or-pay, l’insostenibilità di reggere una lunga fase di prezzi all’ingrosso calanti per compratori soggetti allo scrutinio pubblico sui prezzi finali al dettaglio.
Nello stesso periodo gli assetti di molti paesi sono stati liberalizzati e si sono creati mercati organizzati (borse), con il risultato di facilitare l’accesso ai mercati per numerosissimi operatori minori.
Con questo assetto, non facilmente modificabile, si misura la politica energetica di un paese come l’Italia.
Ad attenuare l’impatto dei prezzi mondiali volatili sul mercato interno possono contribuire gli stoccaggi e il modello dei mercati organizzati.
Un maggior grado di concorrenza nel settore stoccaggi e maggiori obblighi di riserva avrebbero giovato
Il livello di riempimento degli stoccaggi all’inizio di questo inverno era insufficiente. In una fase di prezzi crescenti questo sembrerebbe un errore anche dal punto di vista dell’interesse aziendale. Forse un maggior grado di concorrenza nel settore stoccaggi avrebbe giovato.
Si potrebbero forse anche rivedere verso l’alto gli obblighi di riserva che devono soddisfare un interesse pubblico non solo a evitare le interruzioni del servizio ma anche brusche impennate di prezzo dei beni necessari.
Mi pare positivo l’orientamento attuale del governo verso un’iniziativa europea: un pool di riserve attraverso una gestione collegata degli stoccaggi piuttosto che un’improbabile centrale d’acquisto, e con tempi più lunghi (ma i rincari non finiranno presto), un rafforzamento delle interconnessioni.
Oltre il prezzo marginale?
2. Il modello di mercato. È oggetto di discussione il modello di mercato vigente nelle borse del gas e dell’elettricità, in cui ciascuna offerta è remunerata con il prezzo dell’offerta marginale, l’ultima che viene accettata nel procedere da quella al prezzo più basso e via salendo fino a raggiungere l’equilibrio del mercato.
Si propone un modello in cui ciascuna offerta ottenga, se accettata, il prezzo che l’offerente ha dichiarato. In questo modo si conta di eliminare i casi di offerenti che prendono più di quel che hanno chiesto, e ci si aspetta quindi un prezzo medio inferiore.
La proposta non considera che gli offerenti si adatterebbero alla nuova regola. Oggi, ad esempio, un produttore di energia con alti costi fissi e bassi costi variabili può offrire al suo costo marginale che può essere vicino a zero, così è certo che la sua offerta sarà accettata: riceverà un prezzo che coprirà, oltre ai variabili, una porzione dei suoi costi fissi. Domani se mantenesse invariata la sua strategia fallirebbe, quindi farà un’offerta cercando di indovinare il prezzo che si formerà sul mercato, e starà solo un filo al di sotto di quello, per non restare con l’energia invenduta.
Con un po’ di errori e successive correzioni, è probabile che il mercato finisca più o meno dove sta oggi. È in base a un ragionamento del genere che si è giunti in generale, nei vari paesi, a preferire il modello detto pay-as-cleared o system marginal price rispetto al pay-as-bid.
Naturalmente non ci sono dogmi indiscutibili. Si possono esaminare le esperienze di cui si trova evidenza nel mondo e cercare i miglioramenti possibili.
Ridurre il rischio spostandolo
Più che stabilizzare il prezzo di borsa, un operatore può ridurre il suo rischio spostandolo, dietro compenso, su un operatore finanziario – assicurativo.
Sono disponibili, anche per l’energia, strumenti idonei, come i contratti per differenze. Molti grandi clienti già li usano e la prassi dovrebbe diffondersi, una volta chiarito che l’energia è un fattore produttivo e la sua natura di servizio d’interesse pubblico non comporta una garanzia statale di prezzo.
Un’analisi di questi problemi e qualche proposta si troveranno nel Policy Brief di Alberto Pototschnig et al. che uscirà nella serie della Florence School of Regulation.
Dall’ingrosso ai finali: contratti biennali a prezzo fissato
3. In bolletta. C’è poi la trasmissione dei prezzi dal mercato all’ingrosso alle bollette dei piccoli consumatori, soprattutto domestici.
Servirebbe una maggiore diffusione dei contratti a prezzo fissato per un certo periodo (direi almeno un biennio). I rivenditori che li praticano dovrebbero essere almeno invitati o forse obbligati a coprirsi con strumenti finanziari, dato che difficilmente i piccoli consumatori potrebbero accedere a forme contrattuali sofisticate, ed è interesse generale che i rivenditori siano esenti dal rischio di fallimento.
Infine, non va dimenticato che alla vecchia tariffa sociale, strumento riconosciuto come inefficiente, è seguita finalmente, dopo vent’anni di lavoro dell’Autorità, la disciplina dei bonus elettricità e gas: legati alla condizione economica della famiglia (livello ISEE), commisurati a livelli dati di consumo in modo da mantenere l’incentivo al risparmio, erogati automaticamente senza che la famiglia in condizioni di vulnerabilità economica debba compilare moduli di richiesta.
Una piccola significativa riforma non ancora abbastanza conosciuta.
Pippo Ranci Ortigosa è membro del Comitato Scientifico di ENERGIA
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Fonte: Pixabay
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