7 Dicembre 2021

Il dilemma del carbon price

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La definizione di un prezzo del carbonio è lo strumento di politica climatica più importante di cui disponiamo. Eppure, finora gli economisti non sono riusciti a raggiungere un consenso circa il suo livello ottimale. Il carbon price, come in generale gli incentivi di prezzo, pur favorendo l’adozione di innovazioni «incrementali», difficilmente spinge verso innovazioni «radicali» in grado di modificare l’attuale regime tecnologico. Cosa serve per promuovere un vero sistema alternativo? Quali ostacoli deve ancora superare il carbon price per essere uno strumento incisivo? Ignazio Musu su ENERGIA 4.21 analizza la complessità della sfida climatica e il ruolo dei modelli economici.

Come si pongono gli economisti di fronte alla sfida del cambiamento climatico? Quale apporto hanno dato i modelli economici alle politiche di riduzione delle emissioni di gas serra?

Nonostante gli aspetti economici siano cruciali nell’implementazione delle politiche climatiche, “l’apporto che l’economia, almeno finora, è riuscita a dare non sembra aver ottenuto il successo atteso nelle scelte poi decise dai governi”.

É quanto afferma il Professor Ignazio Musu dell’Università Ca’ Foscari di Venezia nel suo articolo pubblicato su ENERGIA 4.21, nel quale approfondisce il tema del carbon price come strumento di incentivazione della transizione energetica.

Le divergenze tra gli economisti hanno indebolito il loro ruolo nelle scelte sul cambiamento climatici decise dai governi

L’analisi parte evidenziando come “la forte diversità delle stime tra gli economisti sul livello «ottimale» di riscaldamento globale secondo gli IAMs (Integrated Assessment Models, ndr) […] è uno dei fattori che hanno spinto i vari governi ad adottare l’approccio proposto […] dall’IPCC basato su modelli climatici” (1. Gli economisti di fronte alla sfida del cambiamento climatico).

Gli economisti, mostrandosi divisi su molte caratteristiche dei modelli usati, non sono riusciti a contribuire ad elaborare una proposta univoca in risposta alle sfide del cambiamento climatico.

Musu continua analizzando la complessità della sfida climatica e gli strumenti di prezzo che potrebbero contribuire ad affrontarla (2. La complessità della sfida e un prezzo del carbonio).

“Di fronte alla complessità della sfida tecnologica per arrivare alla necessaria riduzione delle emissioni di gas serra, gli economisti insistono molto sulla necessità dell’utilizzo di strumenti economici rappresentati da incentivi di prezzo, come il prezzo che verrebbe fatto pagare sul contenuto di carbonio”.

Incentivi di prezzo come il carbon price possono giocare a favore della riduzione delle emissioni di gas serra, ma saranno sufficienti?

Il prezzo del carbonio può essere introdotto come carbon tax o risultante da un sistema cap and trade e dovrebbe riflettere il costo sociale del carbonio derivato dalla soluzione di un modello appropriato.

Interessante è il confronto che l’autore propone tra i vari modelli proposti da diversi economisti di fama mondiale come William Nordhaus, Joseph Stiglitz e Lord Stern.

Tuttavia, i vari tentativi degli economisti di calcolarne un livello ottimale non sono andati a buon fine proprio a causa della diversità nella struttura dei modelli usati, aumentando così le difficoltà di una sua attuazione.

Oltre alle diversità sul valore da assegnare a un prezzo del carbonio, Musu evidenzia anche altre difficoltà come quella “derivante dal rischio che un prezzo del carbonio non venga accettato”, specie nell’attuale contesto di elevati prezzi energetici, o “la complicazione derivante dall’esigenza che il prezzo del carbonio sia uniforme tra paesi”.  

Nel contesto attuale, un prezzo del carbonio introduce un elemento di spinta al rialzo del prezzo finale dell’energia: è a rischio la sua accettabilità sociale

Nordhaus, su questo ultimo punto, ha proposto di affrontare il problema mediante delle coalizioni di paesi chiamate «climate compacts» per arrivare a un minimo prezzo internazionale del carbonio. Una linea che, tuttavia, attualmente non sembra essere stata adottata a COP26.

Tutte queste problematiche fanno riflettere Musu sull’incisività del carbon price (3. Basta un prezzo del carbonio?).

Per quanto possa essere utile e necessario, questo strumento è sufficiente ad affrontare la rivoluzione tecnologica richiesta per liberare le economie dal dominio dei combustibili fossili?

“Per promuovere questa rivoluzione tecnologica, agli incentivi e disincentivi di prezzo occorre aggiungere un intervento pubblico più diretto a sostegno della ricerca di innovazioni radicali”.

Questo richiede una strategia che contempli anche investimenti privati delle imprese e un cambiamento nella sensibilità dei consumatori al fine di promuovere le necessarie azioni per costruire un vero sistema alternativo.

Infine, occorre sottolineare che “la collaborazione internazionale è indispensabile per ottenere un bene pubblico globale come la riduzione del riscaldamento globale”.

Ogni proposta economica sul carbon price non può ignorare tutte queste esigenze e deve metterle a sistema.


Il post presenta l’articolo di Ignazio Musu Basta un prezzo del carbonio? Problemi aperti nell’economia del cambiamento climatico (pp. 38-43) pubblicato su ENERGIA 4.21


Ignazio Musu è Professore emerito di Economia politica nell’Università di Venezia


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Foto: Unsplash

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