L’intero mondo è attraversato da una crisi energetica, la più grave dopo il 1973, ove la scarsità fisica di risorse, specie di metano, si è combinata con un’esplosione dei prezzi mai osservata prima. Su ENERGIA 4.21, Alberto Clô esamina le ragioni che ne sono all’origine: sia congiunturali – crescita economica, fame di metano, bassa ventosità, scarsità di offerta di metano – che strutturali – in particolare, essenzialità del metano e crollo degli investimenti nella fase mineraria degli idrocarburi. Questi fatti, trascurati nella narrazione sulla transizione energetica, richiederebbero una riflessione critica così da armonizzare, in modo razionale, le esigenze del futuro con quelle del presente.
“È inatteso ciò che non si è saputo capire e prevedere nonostante ve ne fosse la possibilità. Fu così «inattesa» la crisi petrolifera del 1973 nonostante i suoi prodromi fossero ben evidenti da inizio decennio e nonostante la crisi fosse stata anticipata pochi mesi prima da James E. Akins nell’articolo This Time the Wolf is Here, in cui evidenziava i rischi di una qualsiasi tensione geopolitica in Medio Oriente a fronte della forte crescita della domanda (1).
Ugualmente «inatteso» fu lo shock petrolifero innescatosi nel dicembre 1998 per l’effetto domino della recessione nel Sud-Est asiatico, con prezzi del petrolio crollati in pochi giorni a 9 dollari al barile per risalire un anno dopo a 27.
Per non parlare del blackout elettrico nel nostro Paese del settembre 2003 anticipato su questa Rivista (2) o dell’impatto della shale revolution americana (3) per la generale incapacità a comprendere il principale breakthrough tecnologico energetico degli ultimi decenni.
La storia dell’energia insegna, insomma, che quel che conta è spesso quel che non si vede o meglio che non si è saputo o voluto vedere.
Ebbene il grande energy shock dei prezzi del metano, dell’elettricità, del carbone, del carbonio è giunto «inatteso» quando poteva ben parlarsi della «cronaca di una morte annunciata» (4)”.
This Time the Wolf is Here
L’articolo di Alberto Clô su ENERGIA 4.21 esamina l’attuale crisi energetica e le ragioni congiunturali e strutturali che ne sono all’origine per poi trarne riflessioni sul futuro energetico e della transizione. Ne pubblichiamo l’introduzione.
“Stando ai numeri è la più grave crisi dopo quella del 1973. Se allora ne fu ritenuto responsabile l’OPEC, oggi gli strali sono spesso rivolti alla mal programmata accelerazione del processo di decarbonizzazione (5). Perché cause di una caduta degli investimenti e quindi dell’offerta futura.
Alla crisi è interessato l’intero mondo, dall’Europa all’Asia, con drammatiche punte in Cina. Meraviglia così che né l’OCSE né il FMI abbiano saputo tenerne conto nelle loro recenti previsioni per il 2022, a crisi ormai esplosa (6).
Così come ancor più meraviglia che non ne sia stato fatto il minimo cenno né al G20 di Roma del 30-31 ottobre né alla COP26 iniziata il 1° novembre a Glasgow.
Al riguardo, vale rammentare come il primo Summit delle maggiori potenze fu il G6 voluto da Henry Kissinger nel 1975 a Rambouillet in Francia all’indomani della prima crisi petrolifera per concordare politiche comuni con cui farvi fronte (7).
A Roma si è ritenuto invece che di quella attuale non meritasse interessarsi.
Il primo G6 fu voluto da Henry Kissinger nel 1975 per far fronte alla prima crisi petrolifera
Un paradosso perché sentimenti di panico vanno diffondendosi in tutte le cancellerie. L’aumento dei prezzi energetici ha impattato sui prezzi dei beni che se ne traggono e con effetto domino su quelli di tutti gli altri beni, a cominciare dai fertilizzanti, aumentati di un quarto in un solo mese, e quindi su quelli del cibo.
L’inflazione nell’eurozona, già acuita dall’aumento delle altre materie prime e da strozzature nelle supply chain industriali, è cresciuta a un livello stimato a settembre al 3,5% e a ottobre al 4,1%, nuovo massimo da tredici anni, trainata da un aumento dell’energia del 17,4% a settembre e del 23,5% ad ottobre.
La crisi va colpendo la ripresa economica, decurtando consumi e investimenti, generando i rischi di uno scenario di stagflazione, combinazione di bassa crescita e alta inflazione, il peggiore che una banca centrale si trovi ad affrontare (8).
Se la attuale struttura dei prezzi energetici si confermerà nel 2022 la spesa energetica aumenterà rispetto al 2020 di 6.000 miliardi di dollari a circa 9.000 con una sua incidenza sul prodotto interno lordo mondiale che dal 3% aumenterà all’8,8% (9).
2 cause scatenanti, 3 passaggi attraverso cui si è dipanata la crisi
Il sistema energetico mondiale, di molto indebolito dalla crisi pandemica, non ha saputo corrispondere allo strappo della crescita economica stimata dal FMI al 6%.
A causare un’impennata dei prezzi del metano come non se ne ha memoria, ha giocato non tanto il leggero aumento della sua domanda su scala mondiale, come invece sostenuto dalla Commissione europea (10), ma da due altri fattori.
Da un lato, l’effetto di traino di quella asiatica, disposta a pagare il metano a qualsiasi prezzo e, dall’altro lato, la scarsità della sua offerta per la sua limitata capacità produttiva disponibile causata dal crollo degli investimenti.
La crisi si è dipanata in tre passaggi: l’esplosione dei prezzi del metano sulle piattaforme euro-asiatiche, il loro contagio su quelli dell’elettricità, l’impatto sui prezzi finali di entrambe le fonti. (Fig. 1).

In questo articolo limiteremo l’analisi all’Europa quanto a dimensione della crisi – «non un giardino di rose» l’ha definita l’immarcescibile Fatih Birol (11) – alle ragioni che ne sono all’origine, agli effetti che sta provocando, a partire dagli insegnamenti che dovrebbero trarsene sulla transizione energetica”.
L’analisi prosegue prendendo in esame:
- L’impennata dei prezzi (par. 1)
- La globalizzazione del mercato internazionale del metano (par. 2)
- Le politiche di acquisto del metano: dalla sicurezza alla concorrenza (par. 3)
- Tensioni domanda-offerta mercato del metano (par. 4)
- La correlazione metano-elettricità (par. 5)
- Le verità alla luce (par. 6)
Per chiudere con due riflessioni (7. Conclusioni) e una chiosa finale “se lo shock energetico che stiamo attraversando fosse valso a evidenziare errate analisi e politiche, non sarebbe accaduta invano, come normalmente si dice delle disgrazie. Sperando di essere ancora in tempo”.
Il post presenta l’articolo La nuova crisi energetica: cronaca di una morte annunciata (pp. 14-23) di Alberto Clô pubblicato su ENERGIA 4.21
Alberto Clô è Direttore responsabile di ENERGIA
Foto: The U.S. National Archives
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