14 Dicembre 2021

Metano: è il momento per Draghi di prendere il toro per le corna

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I prezzi del gas sono tornati a quota 40 Mil. Btu, oltre 120 € per MWh. 4 ragioni alla base del rialzo. Ulteriori aumenti sono previsti a gennaio e a marzo. Alcune osservazioni: i singoli Paesi non sono in grado di incidere; tamponare senza rimuovere le cause è inutile e drammaticamente costoso; l’Europa è totalmente assente. Il nostro Governo deve prendere decisamente il toro per le corna intervenendo su 3 fronti: Bruxelles, Autorità, il sistema di imprese che operano nel gas. In ballo ci sono le tasche delle famiglie, le nostre imprese, la ripresa del Paese.

Stamane, 14 dicembre, i prezzi spot del gas naturale sulla piattaforma negoziale italiana (PSV), come riportati dalla rivista European Gas Daily del Platts, sono aumentati dell’11,95% risalendo a 39,9 Mil. Btu, prossimo ai 40 dollari registrati il 5 ottobre.

A metà del 2020, vale ricordare, erano inferiori ai 2 doll/Mil.Btu.

Rialzi si sono registrati anche per i prezzi forward a due mesi. Il prezzo in Italia è il più alto delle 11 piattaforme negoziali monitorate in Europa che pure hanno registrato incrementi non dissimili dai nostri. Tutta l’Europa è quindi interessata al nuovo strappo dei prezzi.

4 ragioni alla base del rialzo

Le ragioni di questi aumenti sono:

  • domanda sostenuta per la bassa temperatura prevista peggiorare a fine settimana;
  • livello delle scorte ai più bassi livelli dal 2013, con un tasso di riempimento normalmente raggiunto a gennaio;
  • nessun passo in avanti per lo sblocco del gasdotto Nord Stream 2;
  • aspettative di ulteriori rialzi da parte degli operatori.

Ragioni che non verranno meno in breve tempo (per una trattazione dettagliata si rimanda al mio articolo su ENERGIA 4.21). I prezzi impliciti nei contratti a lungo termine, indicizzati in parte a quelli del petrolio, si sono per contro attestati per il corrente mese sugli 8 doll/Mil.Btu, inferiori quindi dell’80% a quelli spot.

L’aumento dei prezzi spot del metano rimbalzerà sui prezzi al consumo, dati i criteri di fissazione stabiliti dal governo e dall’Autorità di regolazione che (dal 2013) li aggancia interamente ai prezzi spot, non pagati quindi a fronte di acquisti fisici, ma espressi nelle piattaforme negoziali.

Un meccanismo che pare ignoto a chi invoca rinegoziazioni dei contratti.

Ulteriori aumenti sono previsti a gennaio e a marzo

Dal 1° gennaio 2022 i prezzi al consumo del metano dovrebbero, secondo i nostri calcoli, crescere di un altro 40% (salvo interventi del Governo) e per contagio quelli dell’elettricità che dai primi dipendono. Gli aumenti proseguiranno dal 1° marzo.

Alcune osservazioni.

Primo: il nostro Paese, come la generalità di quelli europei, è assolutamente in balia di una drammatica situazione internazionale su cui da sola non è in grado di incidere. Farlo ex-post impegnando risorse sempre maggiori (a salire dai 4,7 miliardi di euro sinora devoluti dal Governo) per lenire l’onere per le famiglie è misura tampone che lascia le cose inalterate (si veda anche Per non finire in bolletta: prevenire anziché curare).

Secondo: l’Europa è totalmente assente preoccupata paradossalmente a decidere se riconoscere al metano le virtù della sostenibilità ambientale. Quasi non ne avessimo un drammatico bisogno. Se sciaguratamente non lo facesse i suoi prezzi si impennerebbero ulteriormente.

Il toolbox predisposto da Bruxelles per fronteggiare l’aumento dei prezzi è d’altra parte un pannicello caldo sostanzialmente inutile alla bisogna. Ben altro effetto avrebbe avuto l’accettazione politica del Nord Stream 2 (si veda Un tempo si chiamava “sicurezza energetica”),ora bloccato anche dalle autorità di regolazione tedesche che prevedono che fino a marzo la situazione non possa sbloccarsi.

L’illusoria idea di Bruxelles che la crisi del gas sostanzialmente non esista

Ogniqualvolta sembrava che si potesse raggiungere un’intesa con Mosca i prezzi cedevano. L’illusoria idea di Bruxelles sull’intera crisi del metano è che sostanzialmente essa non esista, che sia del tutto temporanea, che le cose si riaggiusteranno nel volgere di breve tempo, al termine della stagione invernale.

Posizioni che attestano come la Commissione non abbia presente le ragioni strutturali alla base della attuale crisi (si rimanda ancora al mio articolo sull’ultimo numero di ENERGIA, di cui nei prossimi giorni verrà pubblicato un post di presentazione).

Terzo: penso che il nostro Governo debba prendere decisamente il toro per le corna.

  1. verso Bruxelles in primis, affinché avvii un percorso di intesa con Mosca su cui anche il nostro Governo, dato il prestigio di chi lo presiede, potrebbe intervenire;
  2. verso l’Autorità di regolazione perché riveda i criteri di fissazione dei prezzi (anche qui si rimanda al post Per non finire in bolletta: prevenire anziché curare);
  3. verso il sistema delle imprese coinvolte nell’industria e nel mercato del metano perché si adoperino a soddisfare le esigenze del Paese.

Ne va non solo o tanto del livello delle bollette, pur cruciale per le tasche delle famiglie, ma del futuro delle nostre imprese e della ripresa economica del paese intero.       


Alberto Clô è direttore del trimestrale ENERGIA e del blog RivistaEnergia.it


Sulla crisi dei prezzi elettrici e del gas leggi anche:
Per non finire in bolletta: prevenire anziché curare, di Alberto Clò, 6 Dicembre 2021
Un tempo si chiamava “sicurezza energetica”, di Alberto Clò,  18 Novembre 2021
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Foto: Unsplash

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