5 Gennaio 2022

Crisi energetica: le iniziative da assumere

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Serve una politica europea di sicurezza energetica, dell’offerta ma anche della domanda per i paesi produttori. Un sistema di scorte obbligatorie di gas sul modello esistente per il petrolio. È inoltre indispensabile una forte accelerazione sulla definizione di una carbon border tax europea che consenta di abbandonare rapidamente l’Emission Trading Scheme (ETS) che ormai favorisce solo le speculazioni finanziarie.

[continua: Crisi energetica: le cause, ambientalismo irrazionale e mercato selvaggio]


L’Europa deve al più presto dare un segnale forte, rivolto ai produttori extraeuropei e agli operatori locali, verso un ambientalismo più razionale e l’abbandono del “mercatismo”.

Sarebbe forse velleitario chiedere all’UE di ridefinire in termini più realistici i propri obiettivi ambientali su cui la Commissione ha basato gran parte della sua iniziativa politica; tuttavia l’Europa potrebbe affiancare a tali obiettivi, come avrebbe già dovuto fare e senza sconfessare quanto già deciso, una politica di sicurezza energetica basata su una politica estera fortemente pro diversificazione delle aree e delle modalità di approvvigionamento di gas naturale e su un’ampia disponibilità di contratti a lungo termine, in misura anche eccedente la domanda prevista nei prossimi decenni.

Serve una politica comunitaria di sicurezza energetica…

Gli eventuali “stranded costs” che si determinerebbero nel caso, tanto auspicabile quanto oggettivamente improbabile, che venissero pienamente conseguiti gli obiettivi di riduzione dei consumi di gas, sarebbero comunque una piccola frazione rispetto a quelli da sopportare nel caso in cui l’offerta di gas risultasse insufficiente, come avviene in questo periodo.

Il dispositivo utilizzabile nell’immediato potrebbe essere una Raccomandazione della Commissione (cui potrebbe seguire, con i tempi necessari, una Direttiva) agli Stati membri in cui si dovrebbe dare indicazione per la definizione di strumenti assicurativi pubblici per ridurre i rischi connessi alla stipula di contratti a lungo termine di approvvigionamento di gas naturale.

In sostanza, entro determinati limiti quantitativi e temporali, gli Stati dovrebbero assumere a proprio carico i costi connessi al mancato rispetto dei contratti nel caso la domanda di gas risultasse insufficiente.

…dell’offerta, ma anche sicurezza della domanda

Nella stessa Raccomandazione la Commissione dovrebbe poi dare indicazioni per lo sviluppo di mercati regolati di lungo e lunghissimo termine sia per il gas naturale che per l’energia elettrica invitando gli Stati ad assumere a proprio carico una quota dei costi connessi ai rischi di controparte in tali mercati.

Non vi è dubbio che una iniziativa di questo genere dell’UE contribuirebbe nel medio termine al rilancio degli investimenti nei paesi produttori e al contenimento dei prezzi. Ma anche nel breve termine il mutato atteggiamento dell’Europa potrebbe rafforzare il suo ruolo verso gli interlocutori, a cominciare dalla Russia e non soltanto, che potrebbero porre fine alla crisi attuale.

Se fino ad oggi si è dimostrato inutile chiedere aiuto al Putin politico, diverso potrebbe essere l’esito rivolgendosi al Putin mercante, quello che non ha mai mancato, anche recentemente, di dichiarare la disponibilità della Russia ad esportare più gas in Europa potendo contare su contratti fornitura a lungo termine: a lui si potrebbe chiedere di anticipare tale disponibilità a fronte di concrete nuove prospettive contrattuali.

Abbandonare rapidamente l’Emission Trading Scheme che ormai favorisce solo le speculazioni finanziarie

Altre iniziative europee di cui si è discusso appaiono invece o inutili (come la gestione congiunta degli stoccaggi) o inverosimili (come l’acquisto di gas da parte dell’UE). Più utile sarebbe piuttosto, ma solo nel medio termine, un sistema di scorte obbligatorie di gas sul modello esistente per il petrolio, che promuoverebbe la realizzazione di nuovi stoccaggi.

È inoltre indispensabile una forte accelerazione sulla definizione di una carbon border tax europea che consenta di abbandonare rapidamente l’Emission Trading Scheme (ETS) che ormai favorisce solo le speculazioni finanziarie.

E in Italia? Modificare la prospettiva di soppressione dei mercati tutelati

In Italia, oltre a promuovere e semmai anticipare le iniziative europee, è necessario e urgente (per questo il dispositivo deve essere un decreto legge) modificare la prospettiva di soppressione dei mercati tutelati.

Lo stesso provvedimento dovrebbe dare indicazioni all’ARERA affinché ripristini metodologie di determinazione dei prezzi dei mercati tutelati che nel gas valorizzino i contratti di lungo termine e nell’energia elettrica consentano ed impegnino l’Acquirente Unico a stipulare  contratti bilaterali fisici pluriennali e ad utilizzare strumenti di copertura dal rischio di prezzo, ovviamente sempre nell’ambito del mercato liberalizzato, senza alcun vantaggio competitivo ma anche senza alcun irragionevole vincolo.

Simili tutele dovrebbero essere inoltre estese, limitatamente ai clienti domestici e a quelli di piccola dimensione, anche al mercato libero inducendo i venditori (ad esempio attraverso il decreto relativo all’elenco venditori) a disporre di coperture contrattuali o finanziarie per l’intero ammontare delle vendite a prezzo fisso e per una quota delle vendite a prezzo variabile.

Sugli “extra profitti” occorre evitare segnali contraddittori nei confronti degli operatori

In merito alle eventuali iniziative di intervento sugli “extra profitti”, dando per scontato il necessario forte impegno in tema di monitoraggio e provvedimenti anticollusivi e antispeculativi, occorre evitare segnali contraddittori nei confronti degli operatori: se i maggiori profitti derivano da contratti di importazione a lungo termine di gas naturale un intervento fiscale scoraggerebbe la stipula di nuovi contratti, che invece è proprio ciò che serve al Paese.

Se invece i profitti sono connessi a contratti di importazione di energia elettrica, un intervento fiscale, oltre a violare le norme sul mercato unico, rappresenterebbe un forte disincentivo alla realizzazione delle necessarie nuove linee di interconnessione.

Infine, se i profitti derivano da produzione di energia di energia rinnovabile non contrattualizzata (larga parte è ceduta al GSE, i cui profitti contribuiscono a ridurre gli oneri di sistema, o a clienti finali a prezzo fisso) è necessario assicurare coerenza con le politiche di incentivazione delle stesse fonti rinnovabili e con le disposizioni in materia di concessioni di grande derivazione idroelettrica previste dal ddl concorrenza (se si sterilizzano gli utili delle centrali idroelettriche non ha senso fare le gare per le nuove concessioni).

Semmai, è necessario un forte impulso per la realizzazione di nuove centrali di pompaggio idroelettrico, avvalendosi anche delle decine di grandi dighe già esistenti e scarsamente utilizzate: lo sviluppo dell’accumulo elettrico (sollecitato da troppi anni dall’Autorità e da Terna) è infatti la condizione per rendere realistica una forte crescita del contributo delle nuove fonti rinnovabili ai consumi del Paese.

La speranza è che da questa durissima crisi almeno si tragga insegnamento per il futuro.


Tullio Fanelli è stato Sottosegretario del ministero dell’ambiente e membro dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas

Alessandro Ortis è stato Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas


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