È tempo di bilanci per il settore della distribuzione elettrica, a oltre vent’anni dall’avvio della liberalizzazione del mercato e alla luce della non lontana scadenza delle concessioni per le reti prevista per il 2030 e delle sfide poste dalla decarbonizzazione. Sui numeri 1.21 e 2.21, ENERGIA ha ospitato un dibattito sulla governance della rete di distribuzione elettrica di bassa e media tensione.
Dalla presentazione del direttore Alberto Clò di ENERGIA 1.21 che apre al dibattito sulla governance della rete di distribuzione elettrica proposto sulla Rivista.
“Ad oltre vent’anni dal Decreto Bersani del 1999 che avviò la liberalizzazione elettrica, con esiti segnati da luci e ombre, è da porsi la domanda su come riprenderne il filo sulla base delle lezioni apprese. Riprenderlo riformando il disegno del mercato retail che, non solo nel nostro Paese, ha dimostrato di non tenere il passo con le innovazioni tecnologiche, col mutato ruolo della domanda, con le opportunità offerte ai consumatori e le loro preferenze. Non ultimo, con la salvaguardia della concorrenza, cui la liberalizzazione avrebbe dovuto mirare, con esiti difformi nella fase a monte (positivi) e a valle (negativi). Tra le varie ragioni vi è – questa l’ipotesi di lavoro – l’immutabilità della governance della rete elettrica di bassa e media tensione: la fase di distribuzione (6). Sulle ragioni per superarla e le modalità con cui farlo, «Energia» apre un dibattito a più voci che offre lo spettro delle diverse opinioni e dei trade-off di ogni possibile soluzione.
Cosa ha reso la governance della distribuzione elettrica immutabile nel corso degli anni?
Gian Paolo Repetto analizza lo stato dell’arte della distribuzione a partire dalla posizione dominante di Enel (l’85% dell’energia distribuita) con un assetto verticalmente integrato soggetto a una mera separazione societaria. Il punto dirimente è la necessità che l’insieme dei distributori accresca il flusso degli investimenti, oggi calibrato sull’entità degli ammortamenti inseriti in tariffa, per soddisfare le esigenze di sviluppo del sistema elettrico garantendone l’ammodernamento tecnologico, tale da sopperire al peggioramento della qualità del servizio degli ultimi anni; per superare i rischi di saturazione della rete che prendono ad evidenziarsi; per fronteggiare l’esponenziale crescita della generazione distribuita e conseguenti esigenze di flessibilità col numero degli allacciamenti passato dalle 3.000 unità del 2000, alle attuali 970.000, ai prevedibili 2,5 milioni.
Cosa frena il flusso di investimenti necessari al superamento delle attuali criticità?
Chicco Testa riassume nel titolo del suo contributo – Dai kWh ai Dati – le ragioni che dovrebbero portare a un superamento dell’attuale governance della distribuzione «cuore di tutto il sistema nervoso e l’apparato circolatorio» del sistema elettrico. Da stupida e passiva, la rete è diventata sempre più intelligente e attiva, quel che si traduce in una miniera rappresentata dalla gran massa di big data di cui vengono a disporre le società di distribuzione, configurandosi insostenibili conflitti di interessi, asimmetrie informative, vantaggi monopolistici. Gli operatori verticalmente integrati verrebbero a godere di vantaggi competitivi non replicabili dai concorrenti, grazie all’accesso privilegiato e sistematico ai dati dei consumatori serviti in maggior tutela, di cui l’operatore dominante è stato «il principale beneficiario».
Basterà cambiare la governance…
G.B. Zorzoli, pur condividendo le ragioni che hanno portato a una drastica modifica del ruolo della distribuzione, perviene a una conclusione affatto simile a quella di Testa. A suo avviso, il nodo della questione non lo si risolve modificando la governance della distribuzione – che a suo dire si «scioglierà con la rinuncia alla produzione da parte dei distributori» – ma piuttosto attraverso «l’approvazione di una normativa europea erga omnes che regoli la gestione dei dati dei cittadini». Superando quindi e comunque il loro controllo monopolistico.
…o sarebbe più opportuno approvare prima una normativa europea che regoli la gestione dei dati?
Da una prospettiva diversa muove l’articolo di Carlo Stagnaro, che analizza gli effetti nocivi sulla concorrenza prodotti dalla concentrazione quasi-monopolistica della distribuzione, anche in relazione al regime di maggior tutela dei prezzi, dalla cui eliminazione ritiene possano avvantaggiarsi i consumatori. Tema oggetto di dibattito anche alla luce della bassa pressione concorrenziale nel mercato retail con prezzi superiori alla media europea (più di quanto accada nel mercato del gas) ed elevati profitti, come segnalato da ACER (7), nonostante vi operino oltre 700 imprese. Essendovi, evidentemente, come ebbe argutamente ad osservare l’ex-Ministro dell’Industria Pierluigi Bersani, «molto grasso da spartire». Nel mercato elettrico non è quindi il numero che fa la concorrenza, con gli incombenti che non hanno convenienza a praticarla, mentre le stelle (di ARERA) stanno a guardare (8). In un recente rapporto della Commissione sulle barriere nei mercati retail si riferisce, relativamente all’Italia, di: «Competitive advantages of vertically integrated suppliers [that] have a high aggregated market share, and the unbundling regime is not very strict» (9). L’ipotesi di forme più rigide di separazione della distribuzione – al limite anche proprietaria – dovrebbe essere, ad avviso di Stagnaro, quanto meno valutata, anche alla luce della non lontana scadenza delle concessioni per le reti di distribuzione elettrica prevista per il 2030, in modo da creare pluralismo là dove oggi c’è monopolio, in linea con quel che è accaduto nella governance del metano.
Necessaria sarebbe l’adozione di misure per promuovere la riduzione della concentrazione nel mercato elettrico…
Dalla non lontana scadenza della concessione – i cui contenuti dovranno essere ridefiniti entro il 2025 in base al Decreto Bersani – muovono Tullio Fanelli e Massimo Mucchetti per riepilogare le questioni da affrontare nel caso di un’eventuale separazione proprietaria della rete di distribuzione. In particolare: i nuovi investimenti necessitati dalla diffusione dei punti di produzione e dall’espansione dell’elettrificazione dei consumi; i possibili azionisti di riferimento delle reti scorporate; le modalità dell’eventuale scorporo; le condizioni per mantenere lo status quo «con una certa decenza». Questioni su cui sarebbe opportuno aprire un dibattito per dar modo ai policy maker e all’Autorità di regolazione di indicare le possibili soluzioni.
…e individuare soluzioni per affrontare bene la questione della scadenza delle concessioni e il ruolo dei DSO
Il dibattito sulla governance della distribuzione prosegue su ENERGIA 2.21 con il contributo di Luigi de Francisci e Alberto Mariani che, scrive ancora Alberto Clò nella presentazione del suddetto numero, “nel condividere il fatto che il ruolo degli operatori della distribuzione elettrica DSO sarà sempre più centrale per assicurare l’efficienza del percorso di transizione energetica anche nel servizio ai consumatori, pongono l’interrogativo se, nell’assetto attuale e con gli strumenti oggi a disposizione, essi siano in grado di garantire il giusto supporto a tali sfide per il settore energetico”.
Il dibattito sulla rete di distribuzione elettrica si arricchirà ulteriormente nel prossimo numero di ENERGIA in uscita a marzo con una riflessione del giurista Marcello Clarich che si focalizzerà sugli aspetti normativi della riassegnazione del servizio di distribuzione elettrica dopo la scadenza delle attuali concessioni.
Il post riprende estratti della Presentazione di Alberto Clô di ENERGIA 1.21 e di ENERGIA 2.21
Alberto Clò è direttore di ENERGIA e RivistaEnergia.it
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Foto: Pixabay
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