18 Febbraio 2022

Non di solo Draghi vive il PNRR

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Il fatto che il PNRR sia stato approvato dalle istituzioni europee non è condizione sufficiente a darne una valutazione totalmente positiva. Secondo GB Zorzoli, il piano dell’Italia era destinato ad essere bocciato, ma il Paese è “too big to fail” e l’autorevolezza riconosciuta a Draghi ne ha permesso la sua approvazione. Da ENERGIA 3.21

Nel suo articolo PNRR: un piano con scarse sinergia pubblicato su ENERGIA 3.21, GB Zorzoli  passa ai raggi x il piano individuando i punti deboli, che andrebbero corretti. Ne pubblichiamo l’introduzione in cui evidenzia la presenza cruciale del premier Mario Draghi nell’approvazione del piano da parte delle istituzioni di Bruxelles.

“L’approvazione del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), prima da parte della Commissione europea e successivamente dal Consiglio Ecofin dell’UE, malgrado il palese divario tra i suoi contenuti e le linee guida per la compilazione, ha un’unica credibile chiave di lettura: il nostro Paese era «too big to fail» per effetto della crisi economica provocata dalla pandemia.

Un paese “too bog to fail”…

Questa valutazione, alla fine accettata obtorto collo anche dai paesi «frugali», ha portato a un radicale cambio di rotta rispetto alla politica che dieci anni fa fu adottata nei nostri confronti. Un cambio di paradigma rafforzato dalla nomina, come premier, dell’uomo con i maggiori e più positivi rapporti con l’Europa che conta.

L’approvazione del PNRR italiano è stata quindi anche un’apertura di credito a Draghi, considerato persona dotata dell’autorevolezza e dell’esperienza necessarie per riuscire a realizzare le riforme richieste per rendere il sistema politico-amministrativo capace di gestire nei tempi previsti una molteplicità di progetti.

…a cui la presenza di Draghi ha dato l’autorevolezza necessaria

Il documento inviato a Bruxelles è più aderente alle linee guida di quello trasmesso al Parlamento il 12 gennaio 2021. Tuttavia, nel poco tempo disponibile il gruppo di lavoro nominato da Draghi non poteva porre rimedio all’impostazione complessiva delle precedenti versioni, realizzate

«senza un coordinamento centrale capace di amalgamare e rendere coerente la congerie di contributi forniti da diversi soggetti espressione spesso di interessi particolari» (Clô e Zorzoli 2021, p. 8).”

Tuttavia, la presenza garante del premier Draghi non può considerarsi condizione sufficiente a darne una valutazione totalmente positiva. E infatti Zorzoli scrive nel suo articolo:

“una prima incongruenza salta immediatamente all’occhio. I progetti di investimento e di riforma sono raggruppati in 6 Missioni, a loro volta articolate in 19 componenti, e sono principalmente finanziati con 191,5 mld. euro dalla Recovery and Resilience Facility (RRF), di cui 68,9 a fondo perduto e 122,6 in prestiti, ai quali si aggiungono 13 mld. del programma REACT-EU e 30,62 mld. derivanti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari, che integra gli interventi con risorse nazionali.

La ripartizione dei fondi RRF tra le Missioni non rispetta però la destinazione di almeno il 37% delle risorse alla Rivoluzione verde e transizione ecologica (2), come richiesto dalle linee guida (Fig. 1), ma il non piccolo divario viene giustificato affermando che la spesa totale per le misure di sostegno agli obiettivi climatici raggiunge il 37% degli investimenti complessivi.

Prima incongruenza: la ripartizione dei fondi tra le missioni e obiettivo Rivoluzione verde e transizione ecologica

Queste spiegazioni, per quanto generiche, sono state tuttavia accolte dalla Commissione europea nel documento di approvazione del PNRR. Inoltre, secondo la Commissione: (a) nessuna delle misure incluse nel Piano arreca danni significativi all’ambiente; (b) i sistemi di controllo predisposti dall’Italia sono adatti a proteggere gli interessi finanziari dell’Unione; (c) il documento illustra con sufficienti dettagli le modalità con cui le autorità nazionali intendono prevenire, rilevare e correggere i casi di conflitto di interessi, corruzione e frode in relazione all’uso dei fondi (European Commission 2021b).

Analogo è stato il comportamento dei Ministri dell’economia e delle finanze dell’UE, che il 13 luglio 2021 hanno approvato i primi dodici Piani nazionali, tra cui anche quello italiano; approvazione che consente al Governo di concludere già quest’anno convenzioni di finanziamento a fondo perduto e accordi di prestito fino al 13% dell’importo totale (24,9 mld.).”

Ma la benevolenza ha un limite

Ma, se come dice un proverbio arabo: la prima volta che tu m’inganni la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia, difficilmente, continua Zorzoli, “l’Italia potrà contare in futuro su un’analoga benevolenza da parte di Bruxelles (e degli altri Stati membri), poiché ulteriori esborsi saranno autorizzati sulla base del raggiungimento, alle scadenze previste, delle tappe fondamentali e degli obiettivi delineati nel Piano.”

Da qui muove la consapevolezza ad apportare correttivi che ci mettano nella condizione di rendere gli interventi “accettabili da Bruxelles, per rendere più agevole un’efficace attuazione dei singoli investimenti. Malgrado i miglioramenti introdotti:

– nella Missione 2 – Agricoltura e transizione ecologica– i diversi progetti inseriti non sono inquadrati in una strategia coerente, figlia di una visione delle domande di cambiamento imposte dalla situazione energetica del Paese, col rischio di compromettere le potenziali sinergie,

– l’inserimento degli obiettivi e dei progetti finalizzati a rendere sostenibile la mobilità, in parte inseriti nella Missione Rivoluzione verde e transizione ecologica, invece che in quella sulla Mobilità sostenibile (Tab. 1), ha portato a proporre indirizzi contradditori,

– rimane irrisolto il problema della capacità di spesa dei medi e piccoli soggetti economici e istituzionali, che rischiano di non poter neppure accedere ai bandi (De Rita 2021).”

Prendere coscienza dei limiti è un buon punto di inizio per superarli, specie nel caso di un piano da miliardi di euro la cui buona riuscita o meno potrebbe fare la differenza sulle sorti economiche e politiche del paese.


Il post riporta l’introduzione dell’articolo di GB Zorzoli  PNRR: un piano con scarse sinergia (pp. 50-57) pubblicato su ENERGIA 3.21.

GB Zorzoli è Presidente AIEE e membro Comitato Scientifico «Energia»


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Foto: Unsplash

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