Non solo gas, petrolio e carbone, la Russia gioca un ruolo importante anche nella fornitura dei metalli necessari per le tecnologie rinnovabili e per le batterie dei veicoli elettrici. Quanto conta la Russia nei mercati di alluminio, nichel, rame, cobalto, palladio e platino? Quali aziende vi operano? Quali ripercussioni attendersi dalla guerra in atto?
Dopo settimane di fallimenti della diplomazia la potenziale invasione dell’Ucraina è divenuta realtà. Come notato da molti, il tempismo di Putin non è stato casuale, arrivando immediatamente dopo la conclusione delle Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino, in Cina, un alleato russo strategico nel settore dell’energia.
Mentre gli occhi di tutti oggi sono puntati sulla dipendenza dal gas russo, è opportuno ricordare come la dipendenza europea dai metalli necessari alla transizione energetica, possa essere peggiore di quella dai combustibili fossili, come spiegato oltre un anno fa dalla Commissione al Parlamento Europeo.

Oggi, i venti di guerra stanno spingendo alle stelle i prezzi di una serie di metalli chiave proprio per la transizione energetica e la Russia ne è un importante fornitore. Il mercato dell’alluminio sta attraversando un periodo critico con i prezzi che dall’inizio di questo mese si sono portati vicini al massimo di 13 anni.
“Il fattore che ha spinto al rialzo i prezzi sono stati i costi energetici, aumentati a causa dell’inverno e la Russia che ha limitato la fornitura di gas, che a sua volta ha provocato tagli alla produzione che hanno portato a carenze di approvvigionamento”, ha detto Tom Prices di Liberum.
La russa Rusal è il più grande produttore mondiale di alluminio al di fuori della Cina
La maggior parte dei produttori russi di metalli sono sfuggiti alle sanzioni occidentali in questi anni. Un’eccezione è data dal più grande produttore mondiale di alluminio al di fuori della Cina, Rusal che l’anno scorso ha estratto circa 3,8 milioni di tonnellate di bauxite (6% della produzione mondiale) e che tra l’aprile del 2018 e l’inizio del 2019 è stato incluso in una serie di sanzioni imposte dagli Stati Uniti.
La situazione del mercato dell’alluminio, secondo gli analisti di Shanghai Metal Market, conferma che la geopolitica ucraino-russa e la persistente carenza di energia aggraveranno la pressione dell’offerta mentre dal lato della domanda, le attività downstream riprendono gradualmente la produzione e i tassi operativi aumentano costantemente.
La Russia è il terzo produttore di nichel al mondo
Anche il nichel mostra crescenti criticità nella fornitura ed il prezzo è arrivato a 25.000 $/tonn., massimo di 11 anni alimentato dai timori di una diminuzione del livello delle forniture già prima della crisi Ucraina (per una trattazione più dettagliata dell’offerta di nichel si rimanda a: Nichel: l’offerta non è più un problema?).
Secondo Bloomberg è il top performer del London Metal Exchange di quest’anno, a conferma delle previsioni che l’offerta non sarà all’altezza della domanda in rapida crescita da parte dell’industria dei veicoli elettrici. I fondamentali del mercato del nichel si riflettono nelle scorte di magazzino che sono scese ai minimi dal 2019 mentre i prezzi, nel 2022, sono aumentati del 18%.
Secondo gli analisti di SMM, è probabile che il nichel prodotto da Norilsk Nickel (nota come Nornickel) diretto verso i mercati europeo e statunitense venga esportato in Cina o consegnato ai magazzini LME. Pertanto, l’offerta di nichel raffinato negli Stati Uniti e in Europa dovrebbe essere significativamente ridotta rispetto alla Cina con inevitabili riflessi sull’industria manifatturiera occidentale che dovrà cercare forniture alternative nel mercato globale rivolgendosi a Canada, Australia e Norvegia.
Quello che si può ipotizzare è che il nichel raffinato proveniente da questi paesi aumenterà di prezzo nei mercati europei e statunitensi e che i prezzi LME e SHFE (Shanghai Futures Exchange) divergeranno in modo più significativo rafforzando ulteriormente la posizione cinese sui mercati.
A Norilsk in Siberia si trova uno dei più importati giacimenti di nichel a livello globale, uno dei pochi di solfuro di nichel che può essere lavorato a costi relativamente bassi e con scarti minimi, utilizzando una semplice tecnica di flottazione ottenendo quel nichel di classe 1 fondamentale per la produzione dei catodi delle batterie agli ioni di litio.
Queste caratteristiche permettono di contenere le emissioni di CO2 durante il processo produttivo, aspetto che penalizza invece i depositi di laterite indonesiani e che risulta di particolare interesse per i produttori europei più attenti all’impronta carbonica dei loro veicoli.
La Russia è il terzo produttore di nichel al mondo, dietro solo all’Indonesia e alle Filippine, nel 2021 ha estratto 250.000 tonnellate, di cui 193.006 tonnellate da Nornickel, il principale produttore mondiale di nichel raffinato. La produzione di Nornickel ammonta a circa il 7% della produzione mineraria globale, che nel 2021 è stata di 2,7 milioni di tonnellate, secondo l’USGS.
Mentre solo il 10% del nichel mondiale attualmente finisce nella catena di approvvigionamento delle batterie, la crescita della domanda di veicoli elettrici dovrebbe trasformare il mercato. Bank of America prevede che saranno necessarie 690.000 tonnellate di nichel entro il 2025, sulla base della sua stima di 13,6 milioni di veicoli elettrici venduti quell’anno. Questo rappresenta più della fornitura combinata di nichel di Russia e Filippine, che nel 2021 è stata di 620.000 tonnellate.
È evidente che l’industria mineraria globale deve trovare altre 690.000 tonnellate di riserve per sostenere la domanda e continuare a fornire il metallo per tutti gli altri usi di cui il principale è l’acciaio inossidabile.
Colossali piani di Mosca per il rame
Inoltre, l’USGS afferma che la Russia ha prodotto 920.000 tonnellate di rame raffinato l’anno scorso, circa il 3,5% del totale mondiale. Quasi la metà è stata estratta da Nornickel, con UMMC e Russian Copper Company che sono gli altri due principali produttori.
Ma sono i progetti in fase di pianificazione a far intuire i colossali piani di sviluppo di Mosca. La miniera di Udokan in Siberia pianificata per il 2026 avrà una produzione annua di 400.000 tonnellate e Baimskaya, nella remota regione della Chukotka nella tundra Artica prevista per il 2027 è accreditata di 300.000 tonnellate di rame e di oltre 14 tonnellate di oro all’anno.
Secondo il Ministro delle risorse naturali russo, il Paese nel 2030 potrebbe essere il quarto produttore a livello globale. Per un approfondimento sul mercato del rame si rimanda a: L’impennata del rame: tra criticità geologiche, sociali, ambientali.
Oggi quasi tre quarti del cobalto mondiale viene estratto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), con la Cina che ha un monopolio sulla raffinazione del metallo utilizzato nei catodi delle batterie EV. Un duopolio che ha recentemente visto il modello adottato da Pechino (“risorse in cambio di infrastrutture”) diventare oggetto di inchieste (si rimanda a: Sotto inchiesta la strategia cinese sui metalli rari in Congo).
Nornickel è il secondo produttore mondiale di cobalto, il primo di palladio e tra i più importanti per il platino
È sempre Nornickel, il più grande produttore di cobalto in Russia, che pur con una produzione limitata di 7.600 tonnellate di cobalto rispetto alle 170.000 tonnellate prodotte dalla RDC l’anno scorso, si colloca al secondo posto a livello globale, con oltre il 4% del totale.
Nornickel è anche il più grande produttore mondiale di palladio (quasi 74 tonnellate lo scorso anno, il 40% della produzione globale) e uno delle più importanti di platino (10% della produzione mondiale con circa 18 tonnellate).
Anche la catena di approvvigionamento del palladio presenta attualmente delle criticità dovute alla specificità del suo utilizzo: l’85% viene utilizzato nei convertitori catalitici per la riduzione delle emissioni nei motori a benzina.
Una serie di deficit annuali a partire dal 2018, combinati con maggiori vendite di unità benzina rispetto diesel, ha portato il metallo, nel maggio 2021, alla strabiliante quotazione di $ 2.830 per oncia. Successivamente i prezzi sono crollati del 26% nel 2021 a causa della carenza globale di chip che ha ridotto la produzione del settore automotive e i progressi tecnologici che nel frattempo hanno reso utilizzabile anche il platino, molto più economico, nei convertitori catalitici. Entrambe cause del forte rallentamento nei consumi di palladio così come, in futuro, l’ascesa dei veicoli elettrici eroderà gradualmente la sua principale fonte di domanda.

Ma un rimbalzo della produzione automobilistica quest’anno, secondo Morgan Stanley, porterebbe a un nuovo trend rialzista per il palladio che dovrebbe anche essere aumentato dalla ricostituzione delle scorte in Cina dopo un anno di importazioni estremamente basse: il mercato tornerà in deficit nella seconda metà del prossimo anno, facendo salire i prezzi.
Pare evidente quindi che se le compagnie minerarie russe entreranno nel mirino delle sanzioni occidentali, questo non farà che peggiorare lo squilibrio tra domanda e offerta ma soprattutto rafforzerà ulteriormente il legame di forniture reciproche della Russia con Pechino rafforzando il monopolio del Dragone sulle tecnologie necessarie alla transizione energetica europea.
Giovanni Brussato è ingegnere minerario e autore del volume Energia verde? Prepariamoci a scavare, ed. Montaonda
Sui metalli per la transizione energetica leggi anche:
Zinco: tra sviluppo economico e transizione energetica, di Giovanni Brussato, 7 Febbraio 2022
Sotto inchiesta la strategia cinese sui metalli rari in Congo, di Giovanni Brussato, 13 Dicembre 2021
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I metalli nelle nostre tasche, di Redazione, 3 Ottobre 2018
Foto: Nornickel's Bystrinsky Mine and Concentrator
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