Cosa succede se rottamo un’auto vecchia e acquisto un nuovo SUV? La promozione del rinnovo del parco circolante (soprattutto attraverso incentivi) dovrebbe tener conto anche delle emissioni connesse alla dimensione dei moderni veicoli che, sebbene più efficienti in termini emissivi, sono anche più energivori. Dall’articolo della Fondazione Caracciolo su ENERGIA 1.21, un breve ma significativo passaggio in cui vengono messi a confronto i costi socio-economici di diversi autoveicoli in base a classe, alimentazione e cilindrata.
Nonostante l’auspicata ripresa del settore, il mercato automobilistico è stato duramente colpito dalla pandemia. A guardare i più recenti dati sulle vendite, l’auto sembrerebbe tornare ad essere un bene di lusso, dopo esser stata per anni l’emblema della crescita di benessere delle fasce popolari.
La frenata nelle nuove immatricolazioni rafforza l’esigenza di promuovere il rinnovo del parco circolante, per scongiurare i rischi ambientali e di sicurezza connessi alla circolazione di veicoli molto vecchi.
L’analisi delle preferenze degli automobilisti, condotta da EURAC Research, ha messo in luce che “la maggior parte degli intervistati non acquista un’auto da almeno cinque anni e ciò presuppone la possibilità di un’ampia sostituzione dei veicoli nei prossimi anni”.
Ma cosa succederebbe se, rottamando un’auto vecchia e poco sicura, si acquistasse un’auto nuova di grandi dimensioni, come potrebbe essere un SUV?
“Small is beautiful” – Ernst Friedrich Schumacher
Su ENERGIA 1.21, Giuseppina Fusco presentava i risultati si uno studio della Fondazione Caracciolo volto ad individuare le priorità del settore della mobilità in chiave low-carbon. Riproponiamo un passaggio in cui vengono sintetizzati i costi socio-economici annuali di autoveicoli di diversa cilindrata, classe e alimentazione, per comprendere quanto la dimensione sia una discriminante nel calcolo delle emissioni.
“In Tab. 3 si è effettuata una stima degli impatti socio-economici derivanti da inquinanti locali e da gas climalteranti prodotti annualmente dalle autovetture (Well to Wheel), misurando l’impatto economico dei danni ambientali in relazione alla cilindrata e al sistema di alimentazione dei diversi veicoli.
Come si evince da Tab. 3, il peso e la dimensione dei veicoli assumono una valenza strategica ai fini della valutazione di impatto.
I veicoli moderni, più efficienti in termini emissivi, sono anche più energivori
La rottamazione di un’utilitaria inquinante di classe Euro 2 o Euro 3 con contestuale acquisto di un SUV produce un effetto negativo sull’ambiente anche nel caso in cui sia sostituito con modelli basso-emissivi.
Si tratta di un dato apparentemente controintuitivo, che trova la sua spiegazione in una serie di considerazioni tecniche legate allo sviluppo dei motori e dei veicoli stessi. I veicoli moderni, pur risultando più efficienti in termini emissivi, sono anche più energivori.
Molti dei dispositivi di assistenza alla guida, ad esempio il controllo di trazione, fondamentali per l’innalzamento degli standard di sicurezza, comportano anche un importante dispendio energetico. Per altro verso, le vetture di ultima generazione sono più accessoriate, in termini di monitor, aria condizionata, aspetti che implicano maggiori consumi.
Una politica di incentivi non dovrebbe prescindere da queste valutazioni
In conclusione, se da un lato non si può disconoscere il valore degli sforzi dell’industria automobilistica per rendere i moderni sistemi di propulsione sempre più sostenibili, dall’altro lato si evince come le dimensioni del veicolo rappresentino una delle variabili più rilevanti nella determinazione dei livelli emissivi. Una politica di incentivi non dovrebbe prescindere da queste valutazioni.
Oltre alla valutazione dei costi socio-economici, Tab. 3 offre una stima sintetica e ponderata (in funzione del tasso di lesività) del danno prodotto da tutte le componenti emissive (tanto inquinanti quanto climalteranti) in gioco.
La valenza ricognitiva generale di questo strumento la rende possibile parametro di definizione di misure incentivanti che tengano in considerazione tutti i possibili danni ambientali, attribuendo a ciascuno dei parametri un peso basato su una valutazione scientifica di impatto”.
Il post è un estratto dell’articolo Per una mobilità più sicura, equa e sostenibile in Italia (pp. 34-45) di Giuseppina Fusco pubblicato su ENERGIA 1.21
Lo studio Il rinnovo del parco veicolare italiano, per una mobilità più sicura, equa e sostenibile da cui è tratto è disponibile sul sito della Fondazione Caracciolo
Foto: unsplash
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