In tempi normali l’uscita del “Sixth Assessment Report, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” dell’IPCC avrebbe suscitato un gran clamore. Ma questo febbraio è stato coperto dal frastuono delle bombe in Ucraina. Quel che non riduce la gravità dei messaggi che vi sono contenuti. Ne proponiamo 6 principali come selezionati dal World Resources Institute.
L’ ultimo rapporto IPCC dipinge un quadro preoccupante: il cambiamento climatico sta già impattando in ogni angolo del mondo e le conseguenze saranno ancora più gravi se non riusciremo a dimezzare le emissioni di gas serra in questo decennio e ad aumentare la nostra capacità di adattamento.
La terza parte del 6th Assessment Report è attesa per l’aprile di quest’anno
Dopo la pubblicazione nell’agosto 2021 della prima parte del Sixth Assessment Report, il 28 febbraio è uscito il secondo volume del gruppo di lavoro II, che attinge da 34.000 studi e ha visto coinvolti 270 autori di 67 paesi: una delle disamine più complete sull’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici e dei rischi futuri, in particolare per i paesi poveri di risorse e le comunità emarginate.
Il rapporto descrive in dettaglio quali approcci di adattamento climatico sono più efficaci e percorribili, nonché quali gruppi di persone ed ecosistemi sono più vulnerabili. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres lo ha definito “un atlante della sofferenza umana e un atto d’accusa schiacciante contro la fallita leadership climatica”.
1. Gli impatti climatici sono già più diffusi e gravi di quanto previsto
6 i principali risultati:
1. Gli impatti climatici sono già più diffusi e gravi di quanto previsto. Il cambiamento climatico sta già causando perturbazioni diffuse in ogni regione del mondo con un aumento di appena 1,1 °C della temperatura.Siccità, caldo estremo e inondazioni record minacciano la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza per milioni di persone. Dal 2008, inondazioni e tempeste devastanti hanno costretto più di 20 milioni di persone all’anno ad abbandonare le proprie case. Mentre, a causa del cambiamento climatico, dal 1961 la crescita della produttività delle colture in Africa si è ridotta di un terzo.
Oggi, metà della popolazione mondiale deve affrontare problemi di sicurezza idrica almeno un mese all’anno. Gli incendi stanno bruciando aree sempre più vaste in molte regioni, portando a cambiamenti irreversibili del paesaggio. Temperature più elevate stanno anche consentendo la diffusione di malattie, come il virus del Nilo occidentale, la malattia di Lyme e la malaria, nonché malattie trasmesse dall’acqua come il colera.
Il cambiamento climatico sta danneggiando anche specie e interi ecosistemi. Animali come il rospo dorato e Bramble Cays Melomys (un piccolo roditore) sono ora estinti a causa del riscaldamento globale. Altri animali, come la volpe volante, gli uccelli marini e i coralli, stanno subendo morie di massa, mentre altre migliaia di specie si sono spostate a latitudini e altitudini più elevate.
2. Impatti ancora peggiori sono attesi nel breve termine
2. Impatti ancora peggiori sono attesi nel breve termine. Anche in caso di una rapida decarbonizzazione, i gas serra già presenti in atmosfera e l’andamento emissivo attuale avrebbero un impatto climatico significativo al 2040. L’IPCC stima che solo nel prossimo decennio il cambiamento climatico costringerà alla povertà estrema 32-132 milioni di persone. Il riscaldamento globale metterà a repentaglio la sicurezza alimentare e aumenterà l’incidenza della mortalità dovuta al caldo, alle malattie cardiache e ai problemi di salute mentale.
In uno scenario ad elevate emissioni, l’aumento del rischio di inondazioni potrebbe causare nel 2030 ulteriori 48.000 morti tra i bambini di età inferiore ai 15 anni, a causa della diarrea. Anche le specie e gli ecosistemi dovranno affrontare cambiamenti drammatici: le mangrovie non riusciranno a contrastare l’innalzamento del livello del mare, le specie dipendenti dal ghiaccio marino declineranno e si registrerà una distruzione di alberi su larga scala.
3. Ogni decimo di grado di riscaldamento aggiuntivo aumenterà i rischi per le persone, le specie e gli ecosistemi
3. I rischi aumentano rapidamente con temperature più elevate, col rischio di impatti irreversibili. Il rapporto rileva che ogni decimo di grado di riscaldamento aggiuntivo aumenterà i rischi per le persone, le specie e gli ecosistemi. Anche limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C – l’obiettivo dell’Accordo di Parigi – non è sicuro per tutti.
Con un aumento di 1,5 °C: molti ghiacciai scompariranno completamente o quasi; la scarsità idrica colpirà 350 milioni di persone entro il 2030; alti rischi di estinzione per il 14% delle specie terrestri.
Superando anche temporaneamente 1,5 °C si verificheranno effetti molto più gravi e spesso irreversibili: tempeste più violente, ondate di caldo e siccità più prolungate, precipitazioni più estreme, rapido innalzamento del livello del mare, perdita di ghiaccio marino artico e lastre di ghiaccio, scongelamento del permafrost e altro ancora. Aumenta anche la probabilità di eventi ad alto impatto, come la distruzione di massa delle foreste, che da bacini di assorbimento delle emissioni (carbon sink) ne diventerebbero a loro volta emettitrici.
Ancora, l’IPCC prevede che questi eventi potrebbero verificarsi a cascata e nelle stesse regioni. Ad esempio, nell’aree tropicali, gli effetti combinati del caldo e della siccità possono provocare perdite improvvise e significative dei raccolti agricoli. Al contempo, aumenterà la mortalità legata al caldo, mentre si riduce la produttività del lavoro, con conseguenti maggiori difficoltà nel superare le perdite legate alla siccità. Questi impatti causeranno una diminuzione dei redditi delle famiglie mentre aumenteranno i prezzi dei generi alimentari: una combinazione devastante che mette a repentaglio la sicurezza alimentare ed aumenta i rischi per la salute, causando ad esempio malnutrizione.
4. Iniquità, conflitti e le sfide dello sviluppo accrescono la vulnerabilità ai rischi climatici.
4. Iniquità, conflitti e le sfide dello sviluppo accrescono la vulnerabilità ai rischi climatici. In questo momento, 3,3-3,6 miliardi di persone vivono in paesi altamente vulnerabili agli impatti climatici, con hotspot globali concentrati nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, nell’Artico, nell’Asia meridionale, nell’America centrale e meridionale e in gran parte dell’Africa subsahariana.
Iniquità, conflitti e sfide allo sviluppo come povertà, governance debole e accesso limitato ai servizi di base, quali l’assistenza sanitaria, non solo aumentano la sensibilità ai rischi, ma limitano anche la capacità delle comunità di adattarsi ai cambiamenti climatici. Nelle nazioni altamente vulnerabili, ad esempio, la mortalità per siccità, tempeste e inondazioni nel 2010-2020 è stata 15 volte maggiore rispetto ai paesi con vulnerabilità molto bassa.
Nelle città, l’esposizione agli impatti climatici è aumentata notevolmente rispetto a quanto rilevato dal 5th Assessment Report del 2014. Gli aumenti più repentini della vulnerabilità urbana si sono verificati negli insediamenti informali (baraccopoli, favelas o slum, NdR) dove alloggi precari, accesso inadeguato ai servizi di base e risorse limitate ostacolano gli sforzi di resilienza. Questa sfida è particolarmente complessa nell’Africa subsahariana, dove il 60% della popolazione urbana vive in insediamenti informali, e in Asia, dove 529 milioni di persone risiedono in queste aree vulnerabili.
Molte comunità rurali affrontano crescenti rischi climatici, in particolare popolazioni indigene e quelle i cui mezzi di sussistenza dipendono da settori direttamente esposti, come agricoltura, pesca e turismo. Con l’intensificarsi degli impatti sul clima, alcune famiglie potrebbero non avere altra scelta che trasferirsi nei centri urbani. L’IPCC prevede che entro il 2030 la siccità estrema in tutta l’Amazzonia stimolerà la migrazione rurale verso le città, dove i popoli indigeni e le comunità tradizionali saranno probabilmente costretti a vivere ai margini.
I modelli di sviluppo urbano e rurale non solo espongono a diseguaglianze di fronte ai rischi climatici, ma rendono anche gli ecosistemi stessi più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Il cambio d’uso del suolo, la frammentazione dell’habitat, l’inquinamento e lo sfruttamento delle specie stanno indebolendo la resilienza ecologica. E la perdita dell’ecosistema, a sua volta, amplifica la vulnerabilità delle persone.
Le città che si espandono attraverso le zone umide costiere, ad esempio, degradano gli ecosistemi che altrimenti avrebbero contribuito a proteggere i quartieri costieri dall’innalzamento del livello del mare, dalle mareggiate e dalle inondazioni costiere. Questi rischi climatici possono avere effetti a cascata sulla salute dei residenti, sulla sicurezza alimentare, sull’accesso all’acqua pulita e sui mezzi di sussistenza, il che li rende ancora più vulnerabili ai rischi futuri.
5. L’adattamento è fondamentale
5. L’adattamento è fondamentale. Esistono già soluzioni percorribili, ma serve un maggiore sostegno per le comunità vulnerabili. Le politiche climatiche di almeno 170 paesi prevedono già misure di adattamento, ma molte devono ancora andare oltre la pianificazione. L’IPCC ritiene che gli sforzi odierni siano ancora in gran parte incrementali e reattivi su piccola scala, con la maggior parte incentrata solo a fronteggiare gli impatti attuali o rischi di breve periodo.
Persiste un divario tra gli attuali livelli di adattamento e quelli necessari, determinato, in gran parte, da un sostegno finanziario limitato. L’IPCC stima che le esigenze di adattamento raggiungeranno i 127 miliardi dollari e i 295 miliardi all’anno per i soli paesi in via di sviluppo, rispettivamente entro il 2030 e il 2050. Al momento, l’adattamento rappresenta solo il 4-8% dei finanziamenti monitorati per il clima, per un totale complessivo di 579 miliardi di dollari nel biennio 2017-18.
La buona notizia è che le soluzioni di adattamento esistenti possono ridurre i rischi climatici, se sufficientemente finanziate e implementate in maniera più rapida. Il rapporto apre nuovi orizzonti analizzando la fattibilità, l’efficacia e il potenziale di varie misure di adattamento climatico per fornire benefici collaterali come il miglioramento dei risultati sanitari o la riduzione della povertà.
3 approcci all’adattamento
Sono tre gli approcci di adattamento presi in considerazione:
a) Programmi sociali che migliorano l’equità e la giustizia: il ripensamento di programmi di protezione sociale (come trasferimenti di denaro, avvio di lavori pubblici e reti di sicurezza sociale) al fine di includere misure di adattamento può ridurre la vulnerabilità delle comunità urbane e rurali rispetto a una serie di rischi climatici. Queste misure sono particolarmente efficaci se abbinate agli sforzi per migliorare l’accesso alle infrastrutture e ai servizi di base, come acqua pulita, servizi igienico-sanitari e assistenza medica. I partenariati tra i governi, le organizzazioni della società civile e il settore privato, così come i processi decisionali inclusivi e guidati a livello locale, possono contribuire a garantire che la fornitura di questi servizi migliori la resilienza climatica delle comunità vulnerabili.
b) Adattamento basato sugli ecosistemi: comprende un’ampia gamma di strategie, dalla protezione, ripristino e gestione sostenibile degli ecosistemi a pratiche agricole più sostenibili come l’introduzione di alberi nelle fattorie, l’aumento della diversità delle colture e la piantumazione di alberi nei pascoli. L’adattamento basato sugli ecosistemi può ridurre i rischi climatici che molte persone già affrontano, inclusi siccità, caldo estremo, inondazioni e incendi, offrendo allo stesso tempo benefici collaterali per la biodiversità, i mezzi di sussistenza, la salute, la sicurezza alimentare e il sequestro del carbonio. Per una buona riuscita di queste misure serve una collaborazione significativa con i popoli indigeni e le comunità locali nonché la garanzia che tali politiche siano progettate per tenere conto dell’impatto che il futuro riscaldamento globale avrà sugli ecosistemi.
c) Nuove tecnologie e infrastrutture: prove empiriche suggeriscono che l’abbinamento di soluzioni basate sulla natura con opzioni ingegnerizzate come i canali di controllo delle inondazioni può aiutare a ridurre i rischi legati all’acqua e alle problematiche delle zone costiere, in particolare nelle città. Anche l’accesso a tecnologie migliori, quali l’utilizzo di colture più resilienti, miglioramento dell’allevamento del bestiame o utilizzo di energia solare ed eolica, può contribuire a rafforzare la resilienza. Alcune di queste risposte di adattamento climatico, tuttavia, possono essere dannose se progettate male o implementate in modo inappropriato. Ad esempio, l’espansione dei sistemi di irrigazione può far fronte ai rischi climatici a breve termine, ma può anche drenare le scarse riserve idriche sotterranee o rischi futuri.
6. Già raggiunti alcuni limiti oltre i quali è difficile adattarsi
6. Alcuni impatti sono già così gravi da non potervisi adattare. Il mondo ha bisogno ora di un’azione urgente per affrontare perdite e danni. Con 1,1 °C di riscaldamento globale che il mondo sta già vivendo, alcune persone ed ecosistemi altamente vulnerabili stanno iniziando a raggiungere i limiti oltre i quali adattarsi è difficile. In alcune regioni, questi limiti sono “morbidi”: esistono misure di adattamento efficaci, ma le sfide politiche, economiche e sociali ne ostacolano l’attuazione, come l’accesso limitato ai finanziamenti. Ma in altre, le persone e gli ecosistemi devono già affrontare o si stanno avvicinando rapidamente ai limiti “duri” dell’adattamento, dove gli impatti climatici sono così gravi che nessuna misura di adattamento esistente può prevenire efficacemente perdite e danni.
Ad esempio, alcune comunità costiere dei tropici hanno perso interi ecosistemi di barriera corallina che un tempo aiutavano a sostenere la loro sicurezza alimentare e i loro mezzi di sussistenza. Altri hanno dovuto abbandonare quartieri più a valle e siti culturali a causa dell’innalzamento del livello del mare.
Sia che siano “morbidi” o “rigidi”, il risultato per le comunità è devastante e spesso irreversibile. Queste perdite e danni possono solo che aumentare con l’aumento delle temperature globali. Ad esempio, se il mondo si riscalda oltre 1,5 °C, le comunità che dipendono dai ghiacciai e dallo scioglimento delle nevi dovranno affrontare una carenza d’acqua a cui non possono adattarsi. Con 2 °C, il rischio di danni alla produzione di mais nelle principali regioni di coltivazione aumenterà in modo significativo. E al di sopra dei 3 °C, alcune parti dell’Europa meridionale sperimenteranno un caldo estivo pericolosamente alto.
Una finestra di opportunità per l’azione per il clima che si chiude rapidamente
Una finestra di opportunità per l’azione per il clima che si chiude rapidamente. L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del Pianeta. Un’azione ritardata rischia di innescare impatti dei cambiamenti climatici così catastrofici che il nostro mondo diventerà irriconoscibile. I prossimi anni offrono una finestra ristretta per realizzare un futuro sostenibile e vivibile per tutti. Il cambiamento di rotta richiederà sforzi immediati, ambiziosi e concertati per ridurre drasticamente le emissioni, costruire resilienza, preservare gli ecosistemi e aumentare notevolmente i finanziamenti per l’adattamento e affrontare perdite e danni.
La COP27 che si terrà in Egitto in novembre è un’opportunità cruciale per i governi per compiere progressi su tutti questi fronti e per i paesi sviluppati di dimostrare la loro solidarietà con le nazioni vulnerabili. Affrontare la crisi climatica non sarà facile. I governi, la società civile e il settore privato devono tutti farsi avanti. Come chiarisce il rapporto dell’IPCC, non ci sono alternative.
L’articolo è stato pubblicato originariamente su World Resources Institute col titolo 6 Big Findings from the IPCC 2022 Report on Climate Impacts, Adaptation and Vulnerability
La traduzione è a cura della Redazione
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Foto: Unsplash
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